Valore

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Marinella Pucci.

La mia ricerca di dare un senso pieno alla mia vita,
ti ha lasciato consapevolmente scivolare via.

Sapevo del tuo valore.

Combattevo con una me egoista.
A cui non sembravi abbastanza.
Ma che conosceva profondamente
la tua anima generosa e sensibile.

Mi dispiacevo.

Perché di tesori non se ne trovano facilmente.

Tuttavia,
sentirsi in trappola e infelici,
non era quello che meritavamo entrambi.

Riconosco chi sei.

Oggi, diventa ancora più difficile fare spazio.
Perché tutto intorno chiede e toglie.

Mi toccherebbe dovermi scusare per ciò che sono con un malcapitato.
Perché Io sono caos.
Mi piace essere e restare caos.

Rafforzo il bisogno di stare da sola.
A non voler condividere i miei spazi,
che restano preziosi e solo miei.

A Caccia Di Tramonti

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmen Brandi.

Vago sulla scogliera e poi tra i monti
Cerco l’ultimo raggio di sole
Quello che lascia nell’anima
La sfumatura
Dell’emozione! L’orizzonte…in fondo.
E il sole come il respiro
Scende sulla speranza dell’alba. Chiudo gli occhi è già domani!
Andrò a caccia di tramonti
Per tenere sempre tesa
La tela della vita.

CreScAm

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Tommaso Bucciarelli.

Il futuro è il popolo che si sente perso
Le lotte tra le classi
I potenti che aumentano di numero solo sul web

Il futuro è la gente che s’allontana
I cuori che si credono vicini con lo schermo
Gli abbracci che sono virtuali

Il futuro è il virus che separa chi decide qual è verità
Le persone che stanno male
Le persone che stanno bene solo se le altre perdono

Ma…

Il futuro è anche equilibrio
Il futuro è anche l’aumento di desiderio di unione
Il futuro è un bimbo ride

Ché se le classi si mischiano, l’ordine s’appiana
Ché se la testa si crede cuore, l’emozione continua
Ché se il male esiste, è il bene che lo accoglie…

…equilibratamente

Il futuro è quello che vuoi
Solo l’impegno lo può avverare
Anche con la solidarietà s’aiuta se stessi

Il futuro lo gestisci con le scelte, che si mischiano, si poggiano l’una sull’altra, ed il risultato non sarà quello tuo, ma quello nostro, e se le menti continueranno ad esistere, sarà perché ci sono i cuori che battono.

Credi, scegli, ama
CreScAm

L’Ultimo Volo

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Nerina Piras.

Ho occhi per guardare e per ammirare. Sono nato dalla fantasia di qualcuno che voleva spiare segreti o sono nato per vedere le bellezze nascoste? Io spero di essere nato per dare gioia a chi mi comanda, perché sì, io ho un padrone, è lui che mi guida e mi porta a scoprire luoghi altrimenti irraggiungibili. Lui si chiama Mario, sento quando la sua donna lo chiama e gli dice affettuosamente, “portami a vedere il lago” e così ogni domenica andiamo alla ricerca di luoghi sconosciuti. Ricordo che una volta siamo andati in montagna, e per poco non cadevo giù a precipizio, per colpa di una folata di vento non prevista, che paura che ho provato, fortuna che Mario è riuscito a riportarmi a terra, era preoccupato, mi guardava come se fossi un figlio, c’è mancato poco che mi baciasse.
Così siamo andati via e in montagna non mi ha più riportato, ma al lago è stato bello, lei ci teneva tanto, era una bella giornata quasi estiva, il lago era immoto, non c’era un filo di vento, per fortuna, lei era in costume da bagno, era bellissima, la più bella della spiaggia, così quando mi sono alzato in volo, non ho ammirato l’azzurro del lago, ma le forme aggraziate di Luisa che dalla spiaggia mi salutava.
Per la contentezza le volavo in testa per cogliere di lei ogni angolo, ogni sorriso che mi dedicava, ogni sassolino che raccoglieva e lo gettava in acqua cercando la mia approvazione. Ed io ero contento di mostrarle quello che avevo catturato di lei, una volta in casa, da soli, a riguardare ciò che io avevo impresso. Sapevo che erano contenti del mio lavoro. Ogni domenica un luogo nuovo, ero entusiasta, mi piaceva scoprire luoghi nuovi.
Un giorno decidono di recarsi al mare, loro erano di Roma, in primis volevano andare ad Ostia, distante solo una trentina di chilometri, ma Luisa guardando una rivista cinematografica gli chiede di andare a Santa Marinella, perché era rinomata come la città del cinema. Aveva letto sulla rivista che vi avevano girato tanti film e il luogo era stato frequentato da scrittori, attori, registi, insomma tutto il bel mondo del cinema.
Mario non le aveva mai detto di no, anche se non conosceva la cittadina decise di andare proprio quella domenica.
Prima di andare a visitarla fece un po’ di ricerche su internet, per scoprire cosa potesse nascondere di bello questa cittadina vicino Roma sul promontorio di Capo Linaro, questa cittadina chiamata Perla del Tirreno. E più leggeva e più si incuriosiva, c’era addirittura la villa di Rossellini! Ma la domenica non era un giorno felice per recarsi al mare, specialmente quando splende il sole e inizia la stagione primaverile, infatti una lunga coda di auto era avanti a noi a ricordarci che non eravamo i soli ad amare il mare, c’era mezza Roma e anche di più.
Mario allora decise che era meglio tornare a casa, ma Luisa mise il broncio, io ero dentro la scatola ben conservata sul sedile dietro, mi avevano legato con una cinta, forse pensavano che sarei scappato, ma io ero più curioso di loro di scoprire questa cittadina, non vedevo l’ora di uscire da questo box e di potermi librare in alto.
Li sentivo discutere e speravo vincesse lei, io volevo andare…
Certo che vinse lei, era una donna e sapeva come intenerirlo e portarlo a fare ciò che desiderava.
Mario aveva deciso che era meglio percorrere l’Aurelia, ma non era stata una buona scelta, infatti anche se passavano davanti ai tanti paesi vicino Roma, il percorso era più trafficato, vi erano tante strade laterali che li portavano ai paesi vicini, e iniziò a farle delle proposte:
«Che ne dici se ci fermiamo a Fregene?»
«Perché Fregene? Io voglio andare a Santa Marinella»
«Non vedi il traffico? Va bene va bene andiamo avanti arriveremo all’ora di pranzo»
Mario lo sentivo un po’ scocciato e infastidito ma io speravo non demordesse.
Il traffico lento ma scorrevole ci fece fare una fermata a Cerveteri, per un caffè, forse Mario sperava così di intenerire Luisa e andare in questo paese, tanto sempre il mare c’era.
Ma lei era irremovibile, aveva con sé la rivista cinematografica e sbandierandola gli fece capire che tanto lei non avrebbe cambiato idea. Così risalirono in auto, e si rimisero in carreggiata percorrendo gli ultimi chilometri di traffico che li separavano dal paese agognato con rassegnazione. Alla fine, la testardaggine di Luisa li portò in questo paese, c’era il sole, e iniziarono a rallentare la marcia dell’auto perché la vista di questa cittadina era bella da mozzare il fiato.
Si fermarono in carreggiata quando Luisa esultando gridò:
«È quella la casa di Rossellini»
«Ma sei sicura? Cosa ne sai?»
«Guarda la foto, è lei, pensi che lui, lo disse guardando dietro, cioè a me, riuscirà a sorvolare la villa e a riprenderla?»
«Tu sei matta io non lo mando a spiare le case degli altri, abbi pazienza andiamo sulla spiaggia e lo lasceremo vagare.»
«No hai ragione anche perché tanto la villa è stata venduta, guarda quanto è bella è proprio incastonata tra gli scogli, lo sai che li hanno girato il film “il Generale della Rovere”, e poi quella bianca casa ha avuto ospiti importanti, come Gregory Peck per esempio, ma anche scrittori, ha un grande impatto per questa cittadina.»
E finalmente siamo giunti sulla spiaggia di questa Perla del Tirreno, siamo qui sulla passeggiata, c’è tanta gente che prende il sole sulle panchine ma anche in riva al mare, io vengo tirato fuori dal mio box, Mario mi guarda con amore, mi accarezza, mi sussurra qualcosa che io non riesco a capire, ma il tono è da innamorato.
Poi vuole che mi alzi in volo, ma dove vuoi che io vada? Anche lui è ancora confuso, ma alla fine prende una decisione.
Ora sono in alto, vedo i miei padroncini che si sorridono, lui è alle prese con i miei comandi, chissà dove vorrà portarmi,
ho il sole negli occhi, spero di essere all’altezza del lavoro che mi chiedono i due lì sotto.
Mi guardo intorno e meraviglia ma quello è un Castello, ma un castello vero, sarà quello chiamato Odescalchi? io sono sopra lui, ma so che non è aperto al pubblico, che bello poter volare, io posso vedere tutto quello che agli altri è negato, ma purtroppo dentro le sale non posso nemmeno io, so che ora fanno cerimonie matrimoniali, ma il viale è spazioso.
Intorno al castello il mare orgoglioso con il suo movimento pigro, canta la sua canzone di sempre, resterei ore ad ascoltarlo, ma il mio padrone mi porta al “porticciolo”, sono sempre accanto al castello ma ora da un’altra prospettiva.
Quante barche, mi hanno sempre affascinato le barche ancorate ai porti, specialmente i “piccoli porti” dove vedi i pescatori che ogni mattina dopo che sono tornati dalla loro pesca si siedono a sistemare le loro reti e aspettano i clienti per vendere il pesce, quel pesce non destinato ai Ristoranti.
Il mio giro attorno al castello mi porta su una spianata, piena di scogli ma anche di persone sdraiate lì a prendere il primo sole della stagione. Beh, valeva proprio la pena arrivare fino a qui, aveva ragione Luisa questo paese è un vero capolavoro, ma cosa vedi laggiù in fondo? Un altro castello?
Ma certo dovrebbe essere il Castello di Santa Severa, perché non ci siamo fermati prima? Dovrebbe essere bellissimo, quante emozioni tutto in una giornata. Mario mi riporta indietro mi fa scendere e tante persone le sono vicine a fargli delle domande, so che stanno chiedendo di me, sono curiosi e vogliono vedere come mi muovo o come vengo comandato, io fuggirei via, ma non posso dipendo dal Mario che invece è orgoglioso di mostrarmi e si pavoneggia,
Così per dimostrare come mi muovo bene a comando mi rimanda su, ma io sono stanco e non voglio più fare da esperimento a tutte quelle persone, allora decido di testa mia. Non gli do retta e me ne vado a visitare quel bel castello che si vede da lontano, a Santa Severa, non rispondo più ai comandi e vado, libero di ammirare questo mare così trasparente dove i pesci giocano tra loro.
Finalmente libero mi lascio andare ad esplorare quella casa lì sul mare quella delle suore, che incanto, il posto più bello che ho visto finora, ma non mi stanco e vado avanti, il litorale si snoda sulla sabbia fina, vedo gente che cammina che alza anche lo sguardo su di me e mi saluta, io non posso rispondere e vado avanti, devo arrivare fino al Castello.
Poi potrò tornare da Mario, ma ora sono padrone di me stesso e mi godo la mia libertà.
Si alza il vento, ne ho paura, ora mi manca Mario, non so più cosa fare, tornare indietro è troppo, ormai posso solo andare avanti, la meta è vicina ma una folata di vento mi fa precipitare, e mentre vado giù vedo il mare che tanto amo, vedo i pesci che mi guardano stupiti, io ormai senza più freni cado giù nell’azzurro di questo mare Perla del Tirreno.
Mario disperato correrà per cercare di salvarmi ma quando mi ripescherà con l’aiuto dei sommozzatori da me avrà solo una foto di un blu sconvolgente.

Aspettano I Sogni

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Elena Dreoni.

Non è un tempo buono per i sogni.
Traditi e delusi
son rinchiusi nel fondo di un cassetto.
Un velo di tristezza li tiene insieme.
Tacciono e aspettano.
Non sanno fuggire via.
E aspettano.
Aspettano un giorno di sole e d’allegria.
Aspettano un sorriso per fare capolino.
Aspettano che la chiave sfugga di mano
al guardiano che li imprigiona.
Aspettano domani
che non può più tardare.

Le Ore

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Marinella Pucci.

Giornate lunghe ed interminabili.
Giornate intense volate via troppo presto.

A volte le ore scorrono lasciando la sensazione
di un tempo che gioca a nascondino.

L’orologio a pendolo scandisce le ore,
oscillando una volta verso destra e una verso sinistra.

Se ti fermi a guardare riesce ad ipnotizzare,
finalmente a calmare una mente che vaga,
più veloce di quell’oscillare regolare di un orologio.

Lui non ha coscienza, non si ferma ad allungare i momenti che vorresti eterni.

Lui non sa, non conosce il dolore che si prova nel vedere svanire momenti felici ormai passati che non tornano più.

Lui non sa accelerare il suo moto quando vorresti che tutto passi il prima possibile.

In questo suo scandire le ore risulta giusto.

Non c’è sconto o favoritismo.
Lui no, non si corrompe.

Tic-tac.
tic-tac.

Fino all’ultimo respiro.
Il tuo.

Il Gorilla

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Elena Dreoni.

Ecco, la notte è sparita e quel sole che ormai io odio è di nuovo lassù e mi tormenterà fino a che, soddisfatto, andrà a cercare qualcun altro da colpire con le sue ossessioni. Un’altra giornata noiosa, stronza, uguale alle altre… inutile.
Ancora tutto è silenzio, ma tra un po’ verranno a pulire le gabbie e a portarci da mangiare, eppure, in tutto questo vegetare, mi riaffiorano alla memoria delle sensazioni vaghe, lontane. Sensazioni legate a odori, a rumori che mi riportano immagini sfocate del mio branco che viveva nel cuore della foresta e sento allora nascere una rabbia e un bisogno di scappare via e non vedere più tutte quelle facce che ogni giorno si fermano davanti a queste sbarre e mi guardano, mi guardano e mangiano noccioline, aspettando che io mi muova per poter ridere, darsi di gomito, e farmi le boccacce. Che ebeti!
Così lancio loro sputi grossi come noci, ma quelli ridono e il mio disprezzo diventa ancora una volta fonte di divertimento. Non posso lottare contro quello che loro vogliono da me eppure, proprio quando sto per essere sopraffatto, la voce ritorna ed è come se mi sentissi scuotere, se sentissi il sangue scorrere come un fiume in piena nelle mie vene. Quella voce amica e nemica, che è l’unica cosa ormai a farmi sperare di trovare una via d’uscita a questa esistenza ridicola, comincia piano piano a parlarmi: “Sono anni che sei lì, rinchiuso dietro a quelle sbarre, ma dove hai messo la tua aggressività, la tua fierezza? Guarda che più che un fiero Gorilla sembri uno di quei pupazzoni che nelle macchinette del tiro a segno vanno avanti e indietro finché qualcuno non gli spara. Avanti, alzati! Vai fuori e costringi tutti a capire che tu ci sei e che il tuo urlo li può fare ancora scappare!”.
La voce non sa che questa è una gabbia e io non sono forte abbastanza per abbattere le sbarre. “Non mentire a te stesso. Prima di tutto, cerca dove hai nascosto i brandelli di te, – mi ossessiona sempre – ricomponili decentemente dentro di te. Sollecita la memoria delle tue origini, il tuo orgoglio e non dirmi che li hai persi perché io so bene che li hai nascosti dietro la paura, e questo l’hai fatto così bene che ormai pensi proprio non t’appartengono più. Ma tu sei un animale da rispettare, uno di quelli che fanno PAURA e hai dei doveri ben precisi verso te stesso e la tua razza”. Ti prego non dire queste cose, chiedo pietosamente, ma quella insiste: “Te lo ripeterò fino a che non uscirai da quella misera gabbia che non si addice tuo rango e tornerai ad essere il GORILLA”.
Meno male, tace un po’, ma il senso di soffocamento che mi chiude la gola, quello sembra aumentare. Devo fare qualcosa. Devo, devo, devo, perché lo so che ha ragione anche se non voglio dargliela, e poi ho scoperto che l’orgoglio e la memoria delle mie origini, di cui mi parla, fanno profondamente parte di me e mi danno una forza alle braccia e alle gambe che avevo dimenticato di avere, mentre sento più forte la smania di non essere più simile a un pupazzone.
Oggi non voglio dormire e se vogliono spettacolo lo avranno, questa vita così non ha un senso e, quando tutti saranno lì davanti a me, con quel sorriso da ebeti, tornerò ad essere me stesso e strapperò via questa ridicola veste che mi hanno cucito addosso.
“Coraggio! Vedi che io sono la tua vera linfa vitale, ogni essere nasce libero ed ogni essere cerca di imprigionare i propri simili”. Forse non sei mio nemico an-che se quello che dici mi fa male. “Certo che non sono tuo nemico, ora tu sai di avere ancora forza, sai che la paura non è una corazza, quindi vai perché tu sei libero”.
Eccoli, mi fissano tutti e cominciano a ridere, so che le sbarre sono più deboli verso il centro alla mia sinistra. AAAAAHHHHHHHOOOOOOOHHHHHHHHH!
I quotidiani, il giorno dopo, riportavano i1 fatto nella pagina della cronaca: «Gorilla impazzito si scaglia contro le sbarre della sua gabbia riuscendo ad abbatterne tre. Panico tra i presenti che sono rimasti terrorizzati dall’urlo dell’animale e dalle sbarre stesse che si sono abbattute su quelli che occupavano le prime file. Quattro persone hanno riportato ferite gravi. La Direzione dello zoo ha aperto un’inchiesta per stabilire eventuali responsabilità».
Gli inservienti, pulendo la gabbia e il sangue rappreso, misto alle noccioline sparse per terra, commentavano. «Ammazzelo quanto ha urlato! Pareva che continuasse puro dopo che era stramazzato morto per terra in tutto quer sangue. Dicevamo che era un farlocco, se faceva fa’ tutto, sembrava che nun je fregasse gnente, je bastava de magna e dormi e invece, sarvognuno, me pareva de sta drento la foresta. Senti ste sbarre guanto peseno: n’ha sbracate tre co’ la capoccia. È proprio vero: dell’animali nun te poi mai fida’ perché c’hanno sempre, come se dice, l’istinto primitivo, però in fonno me dispiace perché era proprio simpatico, sputava, dormiva e magnava».

Amore Pensiero

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Marinella Pucci.

Amare un desiderio.
Amare una memoria.
Amare un sogno.
Dolce e confortante,
vivere con l’idea di te.
Allevia e rende migliore lo scorrere del tempo.

Favola

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Marinella Pucci.

Cuore ostinato.
Stai ancorato ad un illusione.
Non capisci che la favola non esiste.

Ti sei costruito castelli di sabbia,
che la prima onda del mare in tempesta
distruggerà.

A te non resteranno che lacrime e sogni di carta.

Gli occhi si soffermano su quel sogno.
Vedono la realtà e piangono lacrime.

Disillusa e rassegnata alla consapevolezza
che non sei reale,
L’ anima si fa triste.

Silenziosa osserva.

Trova consolazione nel vedere che qualcuno continua a credere nelle favole.
Riuscendo così a portare
pezzetti di felicità nella quotidianità.

Non sempre e non tutti ci riescono.

Per chi se ne sta a guardare,
restano i testi di canzoni malinconiche.
Le loro note assopiscono e consolano.

Rendono sopportabile la mancanza
di chi non c’è.
Di chi non c’è stato.
Di chi forse non ci sarà mai.

Incontri

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Marinella Pucci.

Incontri per riempire vuoti.
Incontri per conoscere nuove possibilità.
Incontri per sentirsi meno soli.
Incontri per scoprire altri mondi.
Incontri fatti di carezze e poche parole.
Incontri per capirsi un pezzetto in più.
Incontri per decidere di lasciare agli altri l’amore.