Mille Piroette – “Schegge D’Autore” XX Edizione – Teatro Tordinona

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmen Brandi.

“Schegge d’autore” un’esperienza culturale, formativa e di amicizia..
Ieri sera si è chiusa la rassegna in un’atmosfera di gioia e attesa….

Resta tanta emozione.
Ho incontrato persone speciali di quelle che “Vivono la realtà e poi la interpretano per renderla più bella, la realtà dell’arte che arriva all’anima” per citare una frase del grande attore Renato Capitani che ho avuto l’onore di conoscere. L’attore con una semplicità disarmante e l’espressione ingenua di un bambino ha descritto come si può fare arte, proprio alla maniera pascoliana. L’arte dell’emozione che arriva direttamente al pubblico, alchimia realizzabile solo in pochi contesti come a teatro.

Ringrazio per la bellissima occasione perché ho incontrato l’attrice e artista poliedrica Giovanna Ciccarone che con grande passione ha interpretato il mio testo “Autoritratto dell’anima”.

Un grazie speciale al musicista Matteo Cattani, alla scenografa Hortensia Hortensi perché hanno dato al mio testo la melodia e profondità ambientale e all’artista Mary Pucci per il suo quadro al centro della locandina.

Nel mio cuore restano due persone che hanno creduto in me: il direttore artistico del TEATRO TORDINONA Renato Giordano e la dottoressa Giulia Mininni che hanno permesso che fossi sul palco con grandi autori del teatro italiano come Salvatore Scirè, Liliana Paganini, Giancarlo Gori, Anna HurKmans solo per citarne alcuni.

Un orgoglio e soddisfazione per me!!

Il Vecchio E Il Bambino

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Elena Dreoni.

Il bimbo coglie i fiori nel parco.
Non sa se loro vogliono essere colti,
ma lui non ci pensa nemmeno
e li coglie perché cantano così bene
la gioia che c’è nel suo piccolo cuore.
Seduto sulla panchina c’è il nonno.
È un nonno come tanti,
di quelli seduti sulle panchine.
Un po’ retorico, come del resto
lo è quel ragazzino che corre sul prato.
Certo, se potesse essere meno retorico
il nonno non se ne starebbe lì seduto
ad aspettare e a leggere sul giornale
come la vita scorre sempre uguale.
Magari correrebbe nel parco
col vento che gli scompiglia i capelli
o forse, visto che di capelli
ne sono rimasti pochi,
gli basterebbe sdraiarsi su quell’erba.
Gli occhi aperti sul cielo
e pensieri di gioia nella mente.
Il bambino che non sa niente
questo certamente lo sa
e quel disordinato mazzolino di fiori
che gli poggia sulle ginocchia
custodisce il loro segreto
e fa cantare il cuore del vecchio
che non s’è mai avvizzito.

Sogno O Son Desto

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Marinella Pucci.

Idealizzare un esperienza.
Immortalare dei momenti intensi.
Respirare come a voler rivivere quello che appartiene già al passato.
È stato detto:
Tutto passa.
Talvolta però lascia il segno.
Nuove pagine di vita da scrivere.
Soltanto che ancora non ho voglia
di smettere di pensare a te.
Anima splendida,
difficile da rimpiazzare.
Non è vietato sognare.
Allora io sogno di essere con te.
Senza luoghi, ne tempo.
Immortalati come in quadro,
che dona bellezza a chi lo guarda.
Fermo li, per chi vorrà soffermarsi,
Per un minuto.
Un ora.
Un giorno.
Un sempre.

Il Mio Terence

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Marinella Pucci.

La tenerezza e profondità di uno sguardo.
Un dolce sorriso.
I baci appassionati.

Le parole sussurrate che arrivano dritte al cuore.

Tu che non esistevi prima, hai arricchito e colorato un pezzo della mia vita.

Il cavallo bianco cede il posto alla moto nera rompante.

I capelli al vento.
Una leggera paura della velocità unita al sentirsi liberi e felici.
Vivere il momento senza piani ed aspettative.

La bellezza di due corpi che s’incontrano e si scambiano amore.

Si scrive la favola che racconta di due anime che si sono ritrovate in uno spazio senza tempo per amarsi e vivere nel qui ed ora.

Emozioni che resteranno eterne.
chiuse nelle memorie del cuore.

Scorrono Le Acque Tranquille…

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmen Brandi.

Roma, olio su tela della pittrice Laura Corsi

Scorrono le acque tranquille….
È lo scorrere tranquillo e perpetuo delle acque,
che trascina le mie emozioni.
I riflessi delle luci dei lampioni
somigliano alle mie emozioni impigliate
nel movimento delle onde leggere.

Umide sono le tue carezze lente!

Le mani mi avvolgono….
Appena la mia pelle si contrae
al tocco.
Le acque scorrono perpetue.
Sorde!
alle mie emozioni!
Il crepuscolo mi avviluppa nel ciclo infinito della vita!

Peso Sul Cuore

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Marinella Pucci.

Ci risiamo.
Eccola.
E’ lei.
Quella sensazione di malessere.
Non saprei se definirla tristezza, delusione o mancanza.

Di certo lascia un’espressione sul viso.
Si è fatto cupo,
I tratti sono tesi come corde di un violino.

Se potesse suonare,
manderebbe stridi di dolore misto a malinconia.
Riesci a sentirne il suono,
la melodia?

A volte basterebbe mandarle fuori, queste emozioni.

Ripercorro i pensieri per riconoscere cosa possa aver innescato:
Il malessere, la tristezza, delusione o mancanza.

Ancora non mi è chiaro il sentimento
che s’insidia dentro l’anima.
Anche nel corpo ora lo sento.

Faccio un respiro profondo,
recitando al contempo
il mantra guaritore.

Le emozioni vanno liberate,
per lasciare che un tormento,
vada a sciogliersi e a perdersi,
tra le tante gioie e bellezze,
che la vita ci regala.

Al Museo

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Nerina Piras.

Carlo (il custode) «Ciao Lisa, come stai? mamma mia quanta gente, anche oggi pensavo non andassero più via, che affollamento e sempre tutti davanti a te, a dire le stesse cose, oh che bella! Oh, ma guarda quant’è piccola. Ma non ti stanchi mai di sentirli? Scusa sai questo mio sfogo ma sono un po’ stanco, anche se mi fa piacere stare qui, mettermi davanti a te e parlarti. Anzi è la cosa più bella che mi possa capitare.»

Monna Lisa «Si Carlo anche a me fa piacere parlare con te, anche perché sono sempre qui appesa, sai a volte mi sento sola, specie di notte, di giorno non mi succede, c’è talmente tanta gente che non riesco nemmeno a scambiare due parole con te.

Però se ti devo dire la verità, a me piace vedere tutta questa gente che viene qui, mi piace sentire i loro commenti, mi piace vedere il loro stupore e sentirli ripetere sempre le stesse cose, “ma io credevo fosse più grande! ma io credevo che! ma io pensavo che, e poi rimanere delusa perché oltre che piccola dicono che con questa lastra di vetro non si riesca a vedere tutta la mia bellezza, hanno ragione, mi hanno messo 5 cm di vetro antiproiettile, e che pensavano mi sparassero!!! Meglio scherzarci sopra!

Infatti, io sorrido “sorniona” “enigmatica” e dai loro sguardi capisco che stanno pensando “chissà cosa vorrà dire quel sorriso”, ma non sanno che il mio è un “semplice sorriso”, non lo hanno ancora capito, ma tu piuttosto racconta, quante persone ci sono state tra uomini e donne, hai visto qualche cosa di strano? Qualche cosa di speciale?»

Carlo «Ma sai Lisa non è che io noto molto queste cose, sono sempre attento che non si bisticciano tra di loro e solo per fare una foto, non cerco di capire chi sono. Invece so che tu, con quel tuo sorriso, le studi le persone, dimmi dimmi, cosa ti ha colpito per esempio oggi?»

Monna Lisa «Oggi? Sì, oggi mi ha colpito una giovane coppia di ragazzi, non sembravano molto interessati alla mia figura o al mio sorriso, erano persi nei “loro” occhi, forse erano sposini, si tenevano per mano, si sussurravano delle frasi che non sono riuscita a sentire, ma sicuramente erano parole d’amore, questa è stata la cosa più carina che mi è capitata oggi. Tu invece raccontami.»

Carlo «Oh lascia perdere Lisa, proprio oggi ho dovuto separare due litiganti, uno aveva la pretesa di stare lì davanti a te e non si muoveva più, ma io dico ma non vedi quanta fila?

Un uomo lo ha ripreso e gli ha detto «sbrigati a fare questa foto, ci siamo anche noi» e lui

«Si è vero c’è tanta fila, ma io ho pagato un biglietto, sono venuto da Roma, per ammirare Lei e fare una fotografia a questa donna, a questo suo sorriso e tu mi vuoi mettere fretta? Io non me ne vado!»

Le altre persone hanno iniziato a mugugnare, a spintonare, insomma che ti devo dire li ho visti abbastanza nervosi, volevano che io intervenissi, non me la sono sentita di dire ad una persona che, aveva pagato un biglietto, era venuto espressamente da Roma, per vedere te e dirgli «te ne devi andare perché c’è una fila che non finisce più e anche gli altri hanno pagato il biglietto.

Alla fine, è intervenuto il Direttore ed ha sgridato me, ero io che dovevo stare attento a queste piccolezze, va beh questo è quello che mi è successo oggi. Però so che tu hai tante storie da raccontare, dai su non farti pregare, raccontamene una.»

Monna Lisa «Beh sai Carlo che ti devo dire, la storia più bella che mi è capitata, è quando si sono incontrate due persone che si erano conosciute da giovanissimi, mentre stavano ammirandomi si sono girati per un attimo attorno, i loro sguardi si sono incrociati e si sono detti «ma io ti conosco», erano un uomo e una donna naturalmente.

Lei era accompagnata dalla nipote di 10 anni che si era allontanata, lui era in compagnia di un nipote di 7 anni cui stava raccontando la mia storia, la mia bellezza, il mio mistero. Ma quando questi due “sconosciuti” hanno incrociato appunto i loro sguardi, c’è stata come una scintilla, si sono dimenticati completamente di me, e ho sentino una corrente che li ha percorsi da capo a piedi. Non erano giovanissimi, infatti erano in compagnia dei nipoti, ma il fremito che ho percepito era qualcosa di magico.

Lei «Io ti conosco non so dove ti ho incontrato ma ti conosco», anche lui stupito ripete «Si forse ci siamo già incontrati,»

«Non lo so, non so nemmeno se frequentiamo lo stesso ambiente, io abito a Monterotondo vicino Roma e tu?» 

«Anche io abito vicino Roma sono a Fregene»  

«E allora com’è possibile che ci siamo conosciamo?»

Lui «forse frequentiamo lo stesso circolo sportivo? Io gioco a tennis.»

«No non credo, io non sono una sportiva, però ti conosco, di questo sono sicura!»

«Magari ci siamo incontrati da giovani, ho questa sensazione, adesso sono nonna e sono con mia nipote Giulia che si è allontanata.»

«Si vedo, però anche io ho la sensazione di averti conosciuta da giovane, e anche io sono nonno, lui è Marco, mio nipote che ho portato con me per fargli conoscere questa grande opera di Leonardo.»

Hanno iniziato a mettersi seduti sulla panchina davanti a me per cercare di ricordare dove si erano incontrati, sono rimasti lì per ore ed ore scambiandosi le domande solite “ma dove ti ho incontrato” o “dove ti ho già vista”? quali luoghi hai frequentato.

Alla fine si sono detti «Ma tu dove sei nata?» e lì è scaturito il primo ricordo,

Lei «Sono nata a Roma a Cinecittà.»

«Anche io sono nato a Roma a Cinecittà.»

«Davvero? E in che via?»

«Via delle rose.»

«Via delle rose? ma anche io sono nato lì non è possibile, eppure non mi ricordo di te, anche se ho un vago sentore, come se ti avessi conosciuto bene, dove, dov’è stato il momento.»

E li seduti a ricordare la loro infanzia, erano passati più di 40 anni si sono detti.

Lui «Anche se ci siamo incontrati 40 anni fa siamo cambiati, non ci riconosciamo, forse siamo stati vicini di casa, ma dimmi come ti chiami?» 

«Mi chiamo Emanuela e tu?»

«Marco» 

«Marco? Ma non sarai il Marco Giovanardi?»

«Si sono proprio io e tu non sei Emanuela Rossi?  quella ragazzina con le trecce che abitava proprio dirimpetto al mio palazzo»?

«Credo proprio di sì» risponde lei, facendo una risatina nervosa.

«Ma è un miracolo, incontrarci qui per caso, dopo tanti anni, i così lontani da casa, da tutto, qui davanti alla Gioconda che sembra ammicchi felice con quel suo sorriso enigmatico.»

Lei sospirando «Tu sei stato il mio primo amore, avevo tredici anni quando mi sono innamorata perdutamente di te, mio Dio non riesco a crederci, ero così persa che non riuscivo più a dimenticarti, crescendo ho sempre cercato negli altri uomini un qualcosa che mi ricordasse te, inutilmente, ed ora sei qui in carne ed ossa, invecchiato ma sempre tu, chissà se tu ti sei mai accorto di quella ragazzina che sbirciava dalla finestra per spiare ogni tuo gesto, ogni tua uscita, gelosa delle altre ragazze che ti facevano il filo.»

Lui «Ma certo che mi ricordo di te, le tue lunghe trecce, i tuoi sguardi furtivi quando ti passavo vicino e tu arrossivi fino alle orecchie, certo che mi ricordo, mi piacevi tanto, avrei voluto fermarti parlarti chiederti di uscire, ma, io ero tanto più grande di te, e non potevo.

Qualcuno aveva notato questi nostri sguardi da innamorati e hanno pensato bene di separarci, forse proprio i nostri genitori, tu eri troppo giovane per iniziare una storia d’amore.»

Lei «Ma io non ti ho mai visto troppo grande, eri il mio idolo, il mio amore, avrei fatto qualsiasi pazzia per te, peccato non hai osato! Nella vita non ho mai più incontrato un sentimento così folle, così intenso come quello che provavo per te.

Poi mi sono sposata ho avuto due figli e una nipote, che ancora gironzola per questo museo, ora sono vedova e mi faccio accompagnare da lei in questa nuova avventura ho un’età che ancora mi trova troppo giovane mentalmente per rassegnarmi a fare solo la nonna, ma ora raccontami di te.»

Lui Sai Emanuela, non ci crederai ma anche io ho cercato nelle donne che ho avuto, sempre il tuo sorriso, il tuo incantevole viso che mi guardava con ammirazione, ho cercato gli stessi occhi in altre persone, ma non eri mai tu, anche quando mi sono sposato ho sperato di rivederti in lei, ma purtroppo non era così infatti, tutto è finito in un divorzio, però da questa unione è nato un figlio che adoro ed ora faccio il nonno cicerone che accompagna questo giovanotto a conoscere le bellezze Italiane anche fuori dall’Italia, voglio che sia orgoglioso di essere Italiano, con tutti i difetti che abbiamo ma anche con i mille pregi.

Sai stare qui a parlare con te mi sembra un miracolo, Emanuela non dobbiamo perderci, ti prego rivediamoci ancora quando torniamo in Italia.»

Lei No non credo riuscirò di nuovo a staccarmi da te, incontrarci è stato un miracolo e ai miracoli non bisogna girare le spalle, se la vita ci ha rimessi sullo stesso cammino in un modo così singolare, vorrà pur dire qualcosa, questo è un segno, guarda la Monna Lisa, vedi come ci guarda? Sembra che guardi noi, ammira il suo sorriso, sta sorridendo a noi, è bellissima, così lontana, così misteriosa, misteriosa come il tempo che ci ha fatto rincontrare.»

Monna Lisa «E si sorridevo soddisfatta, era un piacere vedere questi due anziani emozionati da questo loro incontro, speravo che non andassero via ma finissero di raccontare la loro storia, volevo sapere.»

Lui «Come ti dicevo prima sono divorziato ormai da tanto tempo ma tu da quanto tempo sei vedova»?

Lei «Sono vedova, oramai da 10 anni, ho amato molto mio marito, è stato un grande uomo per me, mi ha protetta, amata, vezzeggiata e corteggiata tutta la vita, ma purtroppo un male lo ha portato via molto presto e da allora non ho voluto più nessuno accanto a me, ma per quanto l’ho amato ho sempre cercato te, in lui, anche se sapevo che non era giusto e, purtroppo, prima di conoscere lui non riuscivo a rassegnarmi a non averti, sei stato come un tarlo, che mi ha segnato tutta la vita, ed ora averti qui…non ho parole per esprimere quello che provo.»

Lui «Sicuramente ci incontreremo ancora appena torniamo in Italia, viene andiamo al bar a prenderci un caffè e a recuperare i nostri nipoti.»

Monna Lisa «Così si sono alzati, si sono presi per mano e si sono allontanati, inviandomi un ultimo sguardo, non saprò mai come andrà a finire questa storia ma credo nel destino e in questo incontro “magico”, erano così belli, cosi fiduciosi che ho sperato che davvero si sarebbero incontrati ancora e magari iniziare questa storia che non era mai iniziata, ma neppure finita.»

Carlo «Questa sì che è una bella storia, non come quelle che accadono a me con gente che si spintona e litiga per una foto, però devo dirti che anche io ho una storia bella da raccontarti, una vicenda che è successa proprio qui al Museo; te la racconto: c’erano due adolescenti che, lontano dagli altri, si tenevano per mano cercando di non farsi scorgere né dalla professoressa, né dai loro compagni; erano in gita scolastica di fine anno.

Io ero seduto in un angolo, loro credevano di essere soli, non volevo origliare, ma era impossibile non ascoltare, lui le stava facendo delle promesse, le diceva

«Ti prometto davanti alla Gioconda che quando sarò grande ti sposerò e non guarderò nessuna ragazza eccetto te.»

A me veniva da ridere, erano giovanissimi, avranno avuto 13/14 anni, intorno a loro i compagni si agitavano irrequieti, le professoresse erano nervose e tese per cercare di tenerli a bada e spiegare loro cosa stavano ammirando, ma i due erano perduti nei loro sogni e non si rendevano conto di chi gli stava intorno.

Però era bello vedere l’ottimismo in loro, la speranza, erano teneri, mi sarebbe piaciuto sapere se poi i loro sogni un giorno si sarebbero realizzati.

Ora però tocca di nuovo a te raccontare una altra storia, che hai visto da dove sei»

Monna Lisa «Certo da qui dove sono appesa posso solo ascoltare i discorsi che fanno davanti a me, ma ce ne sarebbero di storie da raccontare!

Ti racconto questa, in questa storia non ci sono nonni con i nipoti, questa storia è di due persone adulte, parlavano spagnolo, li capivo poco, ma quel poco che sono riuscita a carpire, anche dai loro gesti avevo intuito che erano amanti; si erano dati appuntamento qui a Parigi, nel museo, ed ora erano davanti a me, che raccontavano sussurrando, come lei era riuscita a convincere il marito a lasciarla venire qui Parigi con la scusa di incontrare un amica, e lui con la scusa di un lavoro, parlavano spagnolo, per questo li capivo poco.

Devo dire che mi facevano un po’ di tenerezza e un po’ rabbia sentire che stavano ingannando delle persone innamorate di loro, ma non voglio giudicare, non si sa mai cosa veramente spinge le persone a questo comportamento, forse la forza dell’amore.

Io sono solo un dipinto e non essendo in grado di provare sentimenti umani, non voglio dare giudizi.

Lei era graziosa, aveva capelli lunghi castani con occhi color nocciola molto belli, lui invece era il classico macho latino, sapeva di piacere, lo si capiva quando si guardava intorno cogliendo sguardi ammirati sulla sua persona.

Ho immaginato che avesse una moglie in casa perché, anche se capivo poco lo spagnolo, ha parlato di figli, facendo intendere alla donna che aveva davanti, che non poteva lasciare la madre dei suoi bambini.

Lei al contrario pendeva dalle sue labbra e si capiva che avrebbe lasciato marito e figli pur di stare con lui…poverina mi faceva tenerezza, sembrava molto fragile.

Ma sai Carlo qui di storie simili capitano tutti i giorni dovrei essere abituata, ma questi due mi sono rimasti nel cuore.

Ora sono stanca si sta facendo notte tra un po’ le persone vanno via e mi lasciano sola, anche tu andrai nella tua casa da tua moglie e da tua figlia, non pensare a me quando sei con loro, dedicagli tutto il tuo tempo libero, se lo meritano, hai una bella famiglia, mi ricordo quando me le hai presentate, anzi grazie di avermi coinvolto, mi fa piacere sapere di appartenere con il cuore a qualcuno, da quando mi hanno appesa qui sento la nostalgia della mia amata terra Italia, io sono Italiana e anche se risiedo qui rimarrò per sempre italiana, tu questo lo sai mi capisci e lo approvi. Buona notte Carlo»

Carlo «Si ti do la buona notte anche io riposa tranquilla qui nessuno verrà a disturbarti, domattina sarò di nuovo accanto a te e potremmo di nuovo raccontarci tante altre storie. buona notte Lisa»

Sogno

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Elena Dreoni.

Le pareti della stanza
si aprono come fossero di carta.
Un letto sfatto di sabbia tiepida
profumata di mare.
Il rumore della risacca arriva lento
come l’onda che lambisce i piedi
prende con sé i pensieri
e li porta in fondo al mare.
Una brezza riempie la testa
di un odore un po’ aspro
e l’anima s’inebria
come di un vino leggero frizzante.
Un calore amico accarezza la pelle
scioglie le paure.
Le voci tacciono.
Il cuore si riposa.

1959 – Frammenti Di Vita

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Ivana Tersigni.

Svegliarsi in una famiglia numerosa, con mia madre che prepara la colazione per tutti, lo scoppiettio della stufa che riscalda la cucina e il cuore.

Velocemente ci prepariamo per uscire e andare a scuola, con i nostri grembiuli bianchi con il fiocco blu per le femminucce e blu con fiocco bianco per mio fratello maggiore.

Preparate le cartelle con pennino, inchiostro, matita, gomma, temperino, quaderno a righe e a quadretti, carta assorbente e libro di lettura.

Cartella pesante da portare con la mano livida dal freddo, la scuola distante un paio di chilometri, andiamo mentre mio padre è al lavoro e mia madre a casa con i più piccoli.

Durante il percorso dobbiamo attraversare una ferrovia, per noi un’avventura entusiasmante, ci fermiamo qualche minuto mettiamo l’orecchio sulla rotaia per sentire se arriva un treno.

Poi riprendiamo il cammino, per scendere dalla ferrovia, che si trova su una piccola altura di circa tre metri, usiamo un cartone come fosse uno scivolo, che divertimento.

Riprendiamo la strada con le mani ormai intirizzite, davanti a noi si erge uno palazzo bombardato nell’ultima guerra, sui muri anneriti dall’esplosione resta un angolo di una stanza da letto.

L’armadio intatto uno sportello aperto con indumenti a penzoloni.

È una immagine spettrale, ma noi piccoli non capiamo esattamente cosa possa essere successo, cerchiamo soltanto di allontanarci velocemente per il senso di angoscia che ci trasmette.

Di nuovo riprendiamo la strada che ci porta fino alla nostra scuola.

Sul cancello ci aspetta il bidello che bonariamente ci rimprovera “non fate chiasso e sbrigatevi che la maestra vi aspetta”.

Si entra nella classe, io ho sei anni, ma per la mia età sono alta, la più alta di tutta la classe perciò sono all’ultimo banco.

Tutti posizionati al proprio banco, si affaccia il bidello ‘tutti in piedi entra la maestra” e noi tutti in coro “Buongiorno signora maestra.”

Anima

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Sabina Piras.

Sei nata così…
da un caso strano
da un impeto di passione
da un gesto gentile.
Sei viva, perfetta
e quando ti arrabbi
sei ancora più bella.
Se Picasso ti avesse
incontrata in carne e ossa
ai suoi tempi
saresti diventata la sua musa,
per il buon Dio
sei diventata la Madre Celeste,
nel firmamento
la stella più luminosa.
Sei vita, sei gioia
sei quel qualcosa che si fatica a descrivere,
a capire,
e venir ammaliati da te è un attimo
quell’attimo che dura una vita.
Sei immortale!!
Rara e preziosa,
dolore e gioia
mistero e concretezza
sei l’impulso di chi non muore mai
di chi non si dimentica,
anche se spesso ti cacciamo
sei rinchiusa dentro di noi.