In nome della community di artisti del blog Mille piroette – I diversi volti dell’arte voglio segnalare la lettura del libro vincitore del Premio Strega 2023: Come D’Aria, di Ada d’Adamo, Elliot 2023.
Mille piroette si occupa di tutte le forme d’arte e la scrittura di Ada si può definire arte della dolcezza nell’affrontare i temi oggi al centro dei dibattiti politici e culturali come la disabilità e l’inclusione.
Ada d’Adamo è nata ad Ortona nel 1967, si era poi trasferita a Roma, dove si era diplomata al corso di avviamento dell’Accademia nazionale di danza oltre ad aver conseguito due lauree: una in lettere, all’Università “La Sapienza”, e una in discipline dello spettacolo. Ha lavorato nel campo teatrale, in quello della danza e ha collaborato con la casa editrice Galluci nel settore letteratura dell’infanzia.
Si è dedicata alla scrittura autobiografica con il romanzo Come D’Aria, pubblicato dalla casa editrice Elliot nel gennaio 2023, candidato poi al Premio Strega. Il 1° aprile 2023 è scomparsa, comunque il testo è rimasto tra i candidati al premio, ottenendo il premo il 6 luglio 2023.
Ada sin dalle prime pagine racconta la scoperta della malattia della figlia Daria. La storia di questo evento si intreccia a riflessioni sul ruolo dei genitori di figli affetti da patologie gravi sin dalla nascita. Il genitore di un figlio disabile si sostituisce a lui in tutte le attività della vita quotidiana e deve superare tutte le paure pregresse come quella del sangue ad esempio. L’autrice parla di “progressiva sostituzione dell’identità”, si perde la propria personalità e si diventa la mamma di…. Cambia la prospettiva di vita, i giorni assumono all’improvviso un valore nuovo con nuovi bisogni.
Ada in modo progressivo descrive la presa di coscienza della nuova realtà che sta vivendo: ospedali, incontri con altri genitori nelle sale di attesa, il ritorno a casa dopo la permanenza in ospedale. Si sofferma sull’amicizia con Francesca incontrata nell’ambiente di lavoro, legate da una strana coincidenza. Ada accenna alla partecipazione al dibattito nel 2008 sull’aborto terapeutico, con una lettera al giornale Repubblica. La sua amniocentesi è stata mal refertata. Ada apre poi una parentesi sulla sua vita passata da adolescente e da ragazza, della sua passione per la danza, parentesi che va a sfumare con la scoperta della sua malattia.
È un libro che si legge d’un fiato perché la scrittura scorre su “un eterno presente” proprio come la stessa scrittrice definisce la sua storia e quella di sua figlia. È un racconto intimo, in realtà potremmo paragonarlo ad una lunga lettera che Ada scrive alla figlia Daria, colpita da una grave malattia congenita. Ada è a Daria che si rivolge e descrive ogni attimo della loro storia con lucida e diretta semplicità, avvolta da un’imbarazzante dolcezza. Ada con delicato pudore invita il lettore all’ascolto e lo ammette in questa stanza dell’intimità.
Il racconto procede con la tecnica ad incastro dove il passato e il presente si scambiano il posto come in una lunga staffetta. L’autrice non ha timore di far emergere le sue paure e le riflessioni sui paradossi della vita: lei che da ballerina e poi esperta di danza si deve confrontare con l’immobilità.
Il lessico è stato selezionato con molta cura, ogni parola racconta emozioni, stati d’animo, persone e contesti che toccano lo spirito del lettore attento che ha l’impressione di stare lì accanto a Daria senza imbarazzo mentre la mamma dipinge ogni situazione. Il lettore chiude il libro, osserva in copertina due donne abbracciate su un fondo verde, rilegge il titolo “Come D’Aria” fortemente metaforico e ha voglia di guardare alla vita con grinta e determinazione la stessa che ha guidato Ada nell’affrontare, nonostante tutte le sue debolezze e difficoltà, la sua storia.
Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmen Brandi.
Vago sulla scogliera e poi tra i monti Cerco l’ultimo raggio di sole Quello che lascia nell’anima La sfumatura Dell’emozione! L’orizzonte…in fondo. E il sole come il respiro Scende sulla speranza dell’alba. Chiudo gli occhi è già domani! Andrò a caccia di tramonti Per tenere sempre tesa La tela della vita.
Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Tommaso Bucciarelli.
Il futuro è il popolo che si sente perso Le lotte tra le classi I potenti che aumentano di numero solo sul web
Il futuro è la gente che s’allontana I cuori che si credono vicini con lo schermo Gli abbracci che sono virtuali
Il futuro è il virus che separa chi decide qual è verità Le persone che stanno male Le persone che stanno bene solo se le altre perdono
Ma…
Il futuro è anche equilibrio Il futuro è anche l’aumento di desiderio di unione Il futuro è un bimbo ride
Ché se le classi si mischiano, l’ordine s’appiana Ché se la testa si crede cuore, l’emozione continua Ché se il male esiste, è il bene che lo accoglie…
…equilibratamente
Il futuro è quello che vuoi Solo l’impegno lo può avverare Anche con la solidarietà s’aiuta se stessi
Il futuro lo gestisci con le scelte, che si mischiano, si poggiano l’una sull’altra, ed il risultato non sarà quello tuo, ma quello nostro, e se le menti continueranno ad esistere, sarà perché ci sono i cuori che battono.
Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Nerina Piras.
Ho occhi per guardare e per ammirare. Sono nato dalla fantasia di qualcuno che voleva spiare segreti o sono nato per vedere le bellezze nascoste? Io spero di essere nato per dare gioia a chi mi comanda, perché sì, io ho un padrone, è lui che mi guida e mi porta a scoprire luoghi altrimenti irraggiungibili. Lui si chiama Mario, sento quando la sua donna lo chiama e gli dice affettuosamente, “portami a vedere il lago” e così ogni domenica andiamo alla ricerca di luoghi sconosciuti. Ricordo che una volta siamo andati in montagna, e per poco non cadevo giù a precipizio, per colpa di una folata di vento non prevista, che paura che ho provato, fortuna che Mario è riuscito a riportarmi a terra, era preoccupato, mi guardava come se fossi un figlio, c’è mancato poco che mi baciasse. Così siamo andati via e in montagna non mi ha più riportato, ma al lago è stato bello, lei ci teneva tanto, era una bella giornata quasi estiva, il lago era immoto, non c’era un filo di vento, per fortuna, lei era in costume da bagno, era bellissima, la più bella della spiaggia, così quando mi sono alzato in volo, non ho ammirato l’azzurro del lago, ma le forme aggraziate di Luisa che dalla spiaggia mi salutava. Per la contentezza le volavo in testa per cogliere di lei ogni angolo, ogni sorriso che mi dedicava, ogni sassolino che raccoglieva e lo gettava in acqua cercando la mia approvazione. Ed io ero contento di mostrarle quello che avevo catturato di lei, una volta in casa, da soli, a riguardare ciò che io avevo impresso. Sapevo che erano contenti del mio lavoro. Ogni domenica un luogo nuovo, ero entusiasta, mi piaceva scoprire luoghi nuovi. Un giorno decidono di recarsi al mare, loro erano di Roma, in primis volevano andare ad Ostia, distante solo una trentina di chilometri, ma Luisa guardando una rivista cinematografica gli chiede di andare a Santa Marinella, perché era rinomata come la città del cinema. Aveva letto sulla rivista che vi avevano girato tanti film e il luogo era stato frequentato da scrittori, attori, registi, insomma tutto il bel mondo del cinema. Mario non le aveva mai detto di no, anche se non conosceva la cittadina decise di andare proprio quella domenica. Prima di andare a visitarla fece un po’ di ricerche su internet, per scoprire cosa potesse nascondere di bello questa cittadina vicino Roma sul promontorio di Capo Linaro, questa cittadina chiamata Perla del Tirreno. E più leggeva e più si incuriosiva, c’era addirittura la villa di Rossellini! Ma la domenica non era un giorno felice per recarsi al mare, specialmente quando splende il sole e inizia la stagione primaverile, infatti una lunga coda di auto era avanti a noi a ricordarci che non eravamo i soli ad amare il mare, c’era mezza Roma e anche di più. Mario allora decise che era meglio tornare a casa, ma Luisa mise il broncio, io ero dentro la scatola ben conservata sul sedile dietro, mi avevano legato con una cinta, forse pensavano che sarei scappato, ma io ero più curioso di loro di scoprire questa cittadina, non vedevo l’ora di uscire da questo box e di potermi librare in alto. Li sentivo discutere e speravo vincesse lei, io volevo andare… Certo che vinse lei, era una donna e sapeva come intenerirlo e portarlo a fare ciò che desiderava. Mario aveva deciso che era meglio percorrere l’Aurelia, ma non era stata una buona scelta, infatti anche se passavano davanti ai tanti paesi vicino Roma, il percorso era più trafficato, vi erano tante strade laterali che li portavano ai paesi vicini, e iniziò a farle delle proposte: «Che ne dici se ci fermiamo a Fregene?» «Perché Fregene? Io voglio andare a Santa Marinella» «Non vedi il traffico? Va bene va bene andiamo avanti arriveremo all’ora di pranzo» Mario lo sentivo un po’ scocciato e infastidito ma io speravo non demordesse. Il traffico lento ma scorrevole ci fece fare una fermata a Cerveteri, per un caffè, forse Mario sperava così di intenerire Luisa e andare in questo paese, tanto sempre il mare c’era. Ma lei era irremovibile, aveva con sé la rivista cinematografica e sbandierandola gli fece capire che tanto lei non avrebbe cambiato idea. Così risalirono in auto, e si rimisero in carreggiata percorrendo gli ultimi chilometri di traffico che li separavano dal paese agognato con rassegnazione. Alla fine, la testardaggine di Luisa li portò in questo paese, c’era il sole, e iniziarono a rallentare la marcia dell’auto perché la vista di questa cittadina era bella da mozzare il fiato. Si fermarono in carreggiata quando Luisa esultando gridò: «È quella la casa di Rossellini» «Ma sei sicura? Cosa ne sai?» «Guarda la foto, è lei, pensi che lui, lo disse guardando dietro, cioè a me, riuscirà a sorvolare la villa e a riprenderla?» «Tu sei matta io non lo mando a spiare le case degli altri, abbi pazienza andiamo sulla spiaggia e lo lasceremo vagare.» «No hai ragione anche perché tanto la villa è stata venduta, guarda quanto è bella è proprio incastonata tra gli scogli, lo sai che li hanno girato il film “il Generale della Rovere”, e poi quella bianca casa ha avuto ospiti importanti, come Gregory Peck per esempio, ma anche scrittori, ha un grande impatto per questa cittadina.» E finalmente siamo giunti sulla spiaggia di questa Perla del Tirreno, siamo qui sulla passeggiata, c’è tanta gente che prende il sole sulle panchine ma anche in riva al mare, io vengo tirato fuori dal mio box, Mario mi guarda con amore, mi accarezza, mi sussurra qualcosa che io non riesco a capire, ma il tono è da innamorato. Poi vuole che mi alzi in volo, ma dove vuoi che io vada? Anche lui è ancora confuso, ma alla fine prende una decisione. Ora sono in alto, vedo i miei padroncini che si sorridono, lui è alle prese con i miei comandi, chissà dove vorrà portarmi, ho il sole negli occhi, spero di essere all’altezza del lavoro che mi chiedono i due lì sotto. Mi guardo intorno e meraviglia ma quello è un Castello, ma un castello vero, sarà quello chiamato Odescalchi? io sono sopra lui, ma so che non è aperto al pubblico, che bello poter volare, io posso vedere tutto quello che agli altri è negato, ma purtroppo dentro le sale non posso nemmeno io, so che ora fanno cerimonie matrimoniali, ma il viale è spazioso. Intorno al castello il mare orgoglioso con il suo movimento pigro, canta la sua canzone di sempre, resterei ore ad ascoltarlo, ma il mio padrone mi porta al “porticciolo”, sono sempre accanto al castello ma ora da un’altra prospettiva. Quante barche, mi hanno sempre affascinato le barche ancorate ai porti, specialmente i “piccoli porti” dove vedi i pescatori che ogni mattina dopo che sono tornati dalla loro pesca si siedono a sistemare le loro reti e aspettano i clienti per vendere il pesce, quel pesce non destinato ai Ristoranti. Il mio giro attorno al castello mi porta su una spianata, piena di scogli ma anche di persone sdraiate lì a prendere il primo sole della stagione. Beh, valeva proprio la pena arrivare fino a qui, aveva ragione Luisa questo paese è un vero capolavoro, ma cosa vedi laggiù in fondo? Un altro castello? Ma certo dovrebbe essere il Castello di Santa Severa, perché non ci siamo fermati prima? Dovrebbe essere bellissimo, quante emozioni tutto in una giornata. Mario mi riporta indietro mi fa scendere e tante persone le sono vicine a fargli delle domande, so che stanno chiedendo di me, sono curiosi e vogliono vedere come mi muovo o come vengo comandato, io fuggirei via, ma non posso dipendo dal Mario che invece è orgoglioso di mostrarmi e si pavoneggia, Così per dimostrare come mi muovo bene a comando mi rimanda su, ma io sono stanco e non voglio più fare da esperimento a tutte quelle persone, allora decido di testa mia. Non gli do retta e me ne vado a visitare quel bel castello che si vede da lontano, a Santa Severa, non rispondo più ai comandi e vado, libero di ammirare questo mare così trasparente dove i pesci giocano tra loro. Finalmente libero mi lascio andare ad esplorare quella casa lì sul mare quella delle suore, che incanto, il posto più bello che ho visto finora, ma non mi stanco e vado avanti, il litorale si snoda sulla sabbia fina, vedo gente che cammina che alza anche lo sguardo su di me e mi saluta, io non posso rispondere e vado avanti, devo arrivare fino al Castello. Poi potrò tornare da Mario, ma ora sono padrone di me stesso e mi godo la mia libertà. Si alza il vento, ne ho paura, ora mi manca Mario, non so più cosa fare, tornare indietro è troppo, ormai posso solo andare avanti, la meta è vicina ma una folata di vento mi fa precipitare, e mentre vado giù vedo il mare che tanto amo, vedo i pesci che mi guardano stupiti, io ormai senza più freni cado giù nell’azzurro di questo mare Perla del Tirreno. Mario disperato correrà per cercare di salvarmi ma quando mi ripescherà con l’aiuto dei sommozzatori da me avrà solo una foto di un blu sconvolgente.