Io Sono D’Io

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Tommaso Bucciarelli.

Mi ritrovo nell’anno che già è, ma so già quel che sarà.

Vago, divago e stravago, ed in questo fine 1700, sennonché inizio 1800, sto ciarlando con un amanuense grato alla vita, di quel che sogna, di quel che desidera.

Lui, Costantino, è un ventiduenne ch’appare un po’ bigotto, e sogna denari, desidera lussi, quelle cose che descrivono un Suo futuro, ch’è prossimo, per quel che intendevo io con la mia domanda sull’avvenire. “Come vedi l’avanti?” gli chiesi.

Con movimenti regali, gestualità nobili, s’è arroccato nelle sue mura (anzi, Sue Mura), ed il viso paffuto oltremodo grassoccio, m’aveva riferito ciò che ti descrissi poc’anzi.

Lieve era il mio sorriso, mentre lui parlava; talmente sottile da risultar trasparente.

Alla fine delle sue supposizioni meccanicamente speranzose, io, col mio mantello che mi veste, ecco che gli illustro le mie, con ipotesi di fatti.

“Costantino, ti auguro certamente di vivere quel c’hai detto; io, appassionato d’arte quanto mai, ti racconto l’anteriore che immagino.

Sicché, dalla mia base, nascerà una nuova lingua: l’italiano. Che avrà una lunga storia senza storia, purificata dapprima, sennonché Durante, o abbracciando questa parola in Dante, da un mito che introdurrò la comedia (con una sola emme), svolgarendola. Storia che verrà poi narrata in un primo romanzo tra mille anni, mio caro, mantenendo fede alla promessa.

L’italiano, sarà allora che prenderà formalmente vogare sarà dagli altri posti che ci circondano che svarieremo generi”.

E lui, Costantino, s’è perso da parecchio. Ma io voglio continuare.

“Ci sarà, anzitempo, quel genere o categoria, che illuminerà noi stessi ad accompagnare quasi quell’intero secolo. Nel mentre, fioriranno quegli scritti che appassiscono almeno un personaggio a racconto”.

Lui mi guarda con bocca aperta e palpebre cadenti.

“A me, mio caro, piace tutto quel che ipoteticamente sarà, ma m’illumino d’immenso per ciò che seguirà, con aperture a nuovi mondi, a nuove stelle”.

Stelle? ripete lui, Costantino, Mondi?

“Già, mie fantasie, caro, e ci sarò distonia oltre che utopia”

Il viso interrogativo di lui, carica, fomentando il mio dire.

“E giungeremo all’epoca delle tecnologie. Quella cosa che profuma di rosa ma rosa non è, che crescerà sempre più col passar del tempo, e le persone potranno parlare anche a lunghissima distanza, e pur vedersi”.

Vedersi? dice Costantino.

“Già, mio caro, io lo sogno, eppur lo so.

In un compito ho eseguito il Ritorno Al Passato, ch’è grammaticalmente orrendo, ma audace, e son venuto qua dal 2021. Qua, che non so dove sia, ma so che è dove si creerà la letteratura italiana, e voglio che si sappia che il passato, anch’eccellente, sarà lanciato dal futuro nel quale tornerò, ove si chiederanno s’ero scrittore, o contadino, poiché scriverò ora, e ne sei testimone, l’indovinello che canta

Teneva avanti a sé i buoi

Arava bianchi prati

E aveva un bianco aratro

E un nero seme seminava

Poi ci aggiungo

Tommaso Bucciarelli

Ma quelli che verranno lo troveranno cancellato, com’io stesso, che presenterò letizia visibile.

C’Era Una Volta

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Nerina Piras.

C’era una volta.

no, non è una favola, ma è la storia di una donna che ho conosciuto e che era sempre depressa, questa donna posso senz’altro dire che è una mia amica, era una persona che vedevo sempre camminare a testa bassa, con le spalle ripiegate su sé stessa, non sorrideva mai, sembrava che portasse il mondo sulle spalle, eppure era una persona gradevole a vedersi, infatti quelle rare volte che sorrideva sembrava che il mondo sorridesse tutto, era un peccato vederla così triste.

Diventai sua amica, così ho avuto l’occasione di raccontare la sua storia, quello di una donna depressa che ha dimenticato questa brutta parola.

Tutto è cominciato in una giornata di sole, camminando a suo modo sempre con le spalle chine e gli occhi bassi, incontrò nel suo cammino un fiore giallo, perché quel fiore giallo attirò così la sua attenzione? forse perché è il colore del sole, della vita e fu grazie al suo colore, alla sua bellezza che si sentì riscaldare il cuore, si fermò ad ammirarlo, se ne innamorò, lo studiò a fondo.

Questo fiore mostrava orgoglioso i suoi petali al sole, agli sguardi di chi voleva ammirarlo; non lo raccolse, voleva che vivesse lì nel suo ambiente, che facesse con la sua bellezza innamorare tutte le persone che passavano di lì.

Fu quella bellezza della natura, che portò questa donna ad alzare gli occhi al cielo, al sole, alla vita e a farsi accarezzare dal venticello che spirava quel giorno, a farsi coccolare dai raggi di quel sole primaverile, allo stesso modo con cui quel fiore si faceva baciare.

Erano nello stesso mondo, solo che il fiore era rigoglioso e pieno di vita e la donna al contrario era piena di tristezza che non riusciva ad aprirsi alla bellezza del mondo, non riusciva ad alzare le spalle, né ad esprimere completamente i suoi pensieri, le sue angosce, la sua paura di vivere.

Ma qualcosa quel giorno si svegliò dentro di lei una voglia di esserci, di colore giallo come quel fiore. si sveglio? Almeno iniziò a svegliarsi, voleva somigliare a lui e alla sua voglia di splendere sotto i raggi del sole.

Ma la strada è difficile da percorre e senza aiuto è quasi impossibile, lei aveva avuto delle amiche, ma la vita che conduceva le aveva fatto trascurare, per questo riuscì a fare amicizia con me, anche se riluttante.

Trascorreva la sua vita in una casa triste, era coniugata con un marito che non esisteva, che non la considerava, che non apprezzava la sua bellezza interiore, ma riusciva soltanto a criticarla, facendo di lei una depressa, piena di insicurezze.

Ma fu quel fiore giallo a darle la carica per far di lei una donna nuova e da quel momento si propose di vedere il mondo da un’altra prospettiva, con un’altra luce, con un’altra dimensione.

Ecco che accettò la mia amicizia, fu il primo passo. Le mostrai uno specchio, la feci sorridere, e da quel sorriso si vide anche la sua bellezza interiore.

Vide il mondo, vide la bellezza della vita, dell’universo. Iniziò a vivere? Non so se in quel momento ascoltò tutto, ma fu un inizio.

Diventai la sua confidente, le raccontai anche le mie problematiche di donna, si rese conto che “mal comune mezzo gaudio” brutto da dire ma era una consapevolezza che non era la sola a soffrire al mondo.

Mi chiamo Rita, lei diceva sempre che ero il suo angelo custode, venuto a salvarle la vita, ma io ero solo un essere umano, che aveva tanto sofferto ma che da quella sofferenza ne ero uscita vittoriosa e più forte di prima, tanto forte da dare il mio sostegno a chi ne aveva bisogno.

L’ha presi per mano e le mostrai il fiore dove tutto iniziò, le ho insegnato a camminare, lo abbiamo fatto assieme.

Con me si è aperta, con me ha viaggiato, non viaggio utopico, ma un viaggio vero.

Siamo andate alla scoperta del mondo, a Cuba per esempio a conoscere altre culture, alla scoperta della solidarietà tra popoli, infatti in quel momento Cuba attraversava un momento difficile, stava subendo un embargo da parte dell’America, e noi andammo lì per portare aiuti concreti, dalla carta alle penne mancava di tutto.

Lei rimase impressionata dalla miseria ma anche dal tanto orgoglio che traspariva in quel popolo, la loro allegria vera era la cosa che più l’attirava, era entusiasta di vedere quel popolo schiacciato ma non domo.

Ricordo quel viaggio con un sorriso. Eravamo ospiti di una famiglia cubana, la signora della casa era una docente universitaria e si faceva carico di noi portandoci a visitare la città, quella vera, non quella turistica. Un giorno che Angela, questo il nome della docente, non poteva accompagnarci decidemmo di fare un piccolo viaggio da sole, eravamo all’Avana nella capitale e decidemmo di recarci a Trinidad con il pullman.

Iniziò subito male, il viaggio era lungo almeno 250 chilometri di pullman, iniziammo a parlare di politica ed anche se avevamo lo stesso ideale riuscimmo a litigare li dentro, alzando anche la voce, finché ci rendemmo conto che tutti si erano silenziati per stare ad ascoltarci, anche se probabilmente non capivano una sola parola di italiano.

Arrivati a Trinidad di notte imbronciate e ancora arrabbiate pensammo subito di andare all’albergo che avevamo prenotato, mettemmo subito in chiaro alla reception che volevamo due camere separate.

Si tutto bene solo che le stanze erano distanti tra loro, per raggiungerle dovevamo attraversare un lungo corridoio semibuio e solitario, eravamo sole in un paese straniero.

Appena entrate nella stanza ci rendemmo conto di tutto ciò e lei abbracciandomi disse ” con cavolo che resto qui a dormire da sola” e la nostra litigata finì in una risata in quanto anche io avevo pensato la stessa cosa.

Il giorno dopo visitammo questa magica città, patrimonio dell’umanità con le sue strade acciottolate con i musici fuori dagli usci delle loro case a suonare e cantare assieme anche se era appena il mattino.

Fu una bellissima esperienza, Cuba ci regalò molto.

Iniziò a vedere con i miei stessi occhi, fu un lungo percorso, farlo insieme la fece crescere e abbandonò per sempre la depressione, parola ormai dimenticata.

Tornammo in Italia, lei era cambiata, iniziò a mettere in discussione il suo matrimonio, voleva splendere come quel fiore giallo, IO l’aiutai!

Non finirono lì le nostre avventure, continuammo a viaggiare insieme, le insegnai la solidarietà, l’amicizia e il bello del donare, abbracciò la mia filosofia di vita, a quei tempi praticavo il buddismo, e fu proprio per la mia filosofia di vita che riuscii a cambiare anche la sua.

Partimmo per altre mete, sempre con il cuore rivolto agli altri, così da non provare più dolore per il nostro.

Prese coscienza di sé, e della sua indipendenza, sia fisica che psicologica, fu una dura battaglia, ma IO ero sempre con Lei!

Riuscì a separarsi anche se con grande sofferenza, ma convinta che fosse la cosa giusta, ormai era un matrimonio sterile, senza né amore, né stima, né complicità, insomma un matrimonio finito. ED IO ERO LI!

L’aiutai a trovare un nuovo lavoro che la rendesse indipendente e altre amicizie, lei si rimboccò le maniche con la coscienza di essere finalmente in grado di uscirne fuori IO ERO LI!

Io mi chiamo RITA o almeno mi chiamavo Rita, sono stata una meteora nel mondo, sono stata sempre presente nei suoi momenti bui.

Ora non ci sono più, ormai sono solo uno spirito, il mondo non mi appartiene più, ma sono felice qui dove mi trovo ora, rimango viva solo nella sua mente e nel suo cuore, e sono comunque sempre presente a tenderle una mano quando sento che sta vacillando.

Sono sempre con lei, infatti deve solo pensare a me ed io immediatamente sono lì, ascolto le sue parole, anche se non posso risponderle, so che lei sente la mia presenza.

Ora non è più una persona depressa, ma una donna completa che ha raggiunto la sua maturità, la sua serenità e la sua gioia di vivere.

Chi la conosce ora non direbbe mai che è stata una depressa, perché lei è la gioia, sorride spesso, gioca spesso.

Sono stata felice di aver fatto parte della sua vita e di aver condiviso con lei gioie e dolori risate e serietà.

So che quando pensa a me si ricorda dei bei momenti vissuti, ma anche dei nostri bisticci, dei nostri viaggi e delle nostre avventure.

Io non sono mai morta per lei.

So che mi porterà sempre nel cuore come un cofanetto di perle preziose.

Anche io da dove sto, non in carne, ma come spirito rimarrò sempre accanto a lei.

Questa è la storia di una donna che ha dimenticato la parola depressione per aprirsi alla vita come invece io l’ho lasciata, so che ne ha sofferto molto, forse non se lo aspettava, è stato tutto così improvviso che non siamo riuscite a salutarci.

Penso che tutti noi veniamo al mondo con un compito ben preciso, il mio era di far tornare il sorriso a questa donna.

Ho portato a termine il mio lavoro e sono dovuta andare via

Buona fortuna amica mia

tua Rita da questa dimensione

FINE

Mille piroette incontra il fumettista esordiente Francesco Benni KNOTNORE

Mille piroette incontra il fumettista esordiente Francesco Benni KNOTNORE
alla mostra d’arte che si è tenuta nei giorni 18-19 e giugno 2021 nel bellissimo borgo antico di Ostia- sala Riario.

Francesco parlaci di te, della tua arte fumettistica e di come nasce questa passione?

Sono nato a Roma nel 1996 e vivo ad Ostia Antica. Da piccolo mi sono appassionato ai fumetti, ne ho letti tantissimi. Mi piace l’animazione, il cinema, la storia dell’arte. Ho iniziato a leggere i fumetti Disney, specialmente Topolino con cui penso si possano ritrovare un po’ tutti gli italiani, poi sono passato ai Peanuts, Lupo Alberto, fumetti americani di supereroi e quant’altro come Jacovitti. Infatti, in un periodo molto importante della mia formazione autodidatta, ho disegnato ispirandomi a Jacovitti, perché mi piaceva molto. Da adolescente ho letto cose da “grandi”, passando per qualcosa di più europeo come il fumetto franco-belga, che è caratterizzato dall’essere molto artistico. Devo dire che non ho mai apprezzato più di tanto il fumetto asiatico, a questo proposto ci sarebbe da fare un discorso di distanza sia culturale che generazionale.

Quali fumetti hanno ispirato la tua attività e i tuoi disegni?

Nella mia attività un ruolo importante hanno avuto i fumetti Disney sopracitati, in particolare ho apprezzato i fumetti di Romano Scarpa, di Giorgio Cavazzano, di Giovan Battista Carpi e di Luciano Bottaro, di quelli originali e più famosi di Carl Barks, detto l’uomo dei paperi e di quello che è considerato il suo successore Don Rosa. Mi sono soffermato anche e soprattutto sui fumettisti italiani dell’ambiente cattolico, ad esempio Sergio Toppi e Dino Battaglia, che hanno ispirato anche autori esteri di fama più internazionale come Frank Miller. Un altro momento del mio percorso è stato segnato dai fumettisti dell’ambiente Underground come Andrea Pazienza, Massimo Mattioli, Filippo Scozzari. Per quanto riguarda i fumetti americani ho molto apprezzato Jim Woodring, un vero innovatore dato che “visualizza” su carta le sue allucinazioni, di cui soffre da quando è piccolo, si tratta di fumetti sperimentali muti e surrealisti.

Hai una profonda conoscenza dei più grandi artisti del fumetto e delle sue tendenze sia nazionali che internazionali. Complimenti! Francesco ci descrivi ora i tuoi lavori?

Nella creazione dei miei personaggi sono stato influenzato principalmente dall’ambiente dei fumetti italoamericani, ma i miei lavori attualmente sono più di natura cartoonistica, in particolar modo del mondo dell’animazione, stilisticamente vicini ai primi animatori della Warner come Tex Avery, Chuck Jones, Bob Clampett e i più recenti John Kricfalusi e Ralph Bakshi, di questi, penso si veda l’influenza più evidente. Quando realizzo i miei personaggi a volte mi rendo conto che vi è anche l’influenza di alcuni fumettisti italiani Massimo Bonfatti e Silver.

Un mondo veramente affascinante Francesco! Parlaci dei tuoi soggetti, che tipi sono?

I miei soggetti sono principalmente figure cartoonistiche femminili, una sintesi delle caratteristiche della donna europea e di quella semita, per le quali mi rifaccio spesso alla vita reale, oppure alla fotografia. Io penso che quando si creano questo tipo di personaggi bisogna sempre avere una base solida di anatomia umana quindi passo molto tempo a guardare foto del corpo umano e osservo anche me stesso specialmente le mani. Amo rendere le immagini piuttosto plastiche, anche se questo è limitato dallo stile d’animazione che impone un appiattimento degli elementi del corpo.

Ci piacerebbe sapere, da un attento conoscitore della storia del fumetto, cosa ne pensi dell’evoluzione o dell’involuzione di Topolino dagli anni 80 ad oggi?

Specialmente in Italia abbiamo avuto un caso più unico che raro a livello internazionale, perché dovete sapere che il fumetto Disney italiano è il più prolifico al mondo (in quanto a fumetto Disney intendo) questo è dovuto penso principalmente al fatto che in Italia abbiamo una rivista settimanale, mentre nel resto del mondo le riviste che pubblicano fumetti Disney sono mensili, quindi per forza di cose nel nostro paese c’è stato un aumento esponenziale della produzione fumettistica disneyana.

Detto questo penso che lo stile particolare del fumetto Disney italiano dagli anni 80 ad oggi si sia evoluto, cercando di andare incontro a questa necessità, cioè ad uno stile che deriva principalmente da quello di Cavazzano molto semplificato. Il suo stile assume delle forme che non assomigliano più a quelle originali dei personaggi Disney in questione. Questo è dovuto al modo in cui si usa il pennino, basti vedere ad esempio il romano Corrado Mastantuono il cui tipo di disegno probabilmente impressionerebbe un autore di fumetti Disney svedese, perché non c’entra quasi nulla con lo stile morbido originale disneyano. In quanto alle storie sono state influenzate dalla cultura italiana, che le caratterizza. Pertanto, un fumetto Disney italiano si nota un po’ meglio di uno appunto svedese in cui si è preso solo spunto dalle opere di Barks. Infine, è avvenuta perfino una piccola assimilazione del fumetto asiatico il manga. Basta leggere le interviste a Pastrovicchio, il quale invece che citare fumettisti americani, cita quasi unicamente fumettisti giapponesi. Questa influenza nipponica è andata ad incidere soprattutto sulle vignette e su alcuni modi di disegnare i corpi.

Francesco ci hai già informato ampiamente sul fumetto e sulla sua storia. Cosa consigli ai giovani che vogliono intraprendere il mestiere della nona arte?

Io consiglio sempre di leggere un po’ quello che piace, senza seguire particolari direzioni. E’ bello affidarsi al proprio istinto e cercare di rimanere se stessi quando si creano i fumetti. Meglio non farsi influenzare più di tanto dal mondo o da specifiche letture, perché si potrebbe finire col copiare. Copiare nell’arte si fa, però io non vorrei vedere un nuovo Tex Willer o un nuovo Mazinga. Si potreste fare un po’ come il signor Zerocalcare che semplicemente non ha fatto una cosa nuova, ma ha solo rifatto quello che realizzano già in Francia, cioè parlare della propria vita attraverso il fumetto e questo non è per forza l’unico modo. A me continuano a piacere di più i romanzi a fumetti e le storie. Semplicemente penso sia più originale lasciarsi guidare dall’ispirazione.  Magari ci si potrebbe rifare all’arte pittorica olandese, qualcosa di surrealista o all’arte classica italiana e tirare fuori qualcosa che non ha mai visto nessuno, appunto “originale”.
Grazie! Grazie, Francesco!

Maria Carmela Brandi

Mille Piroette – I Diversi Volti Dell’Arte Presenta L’Artista Marinella Pucci

La nostra amica Marinella Pucci, scrittrice, insegnante di danza, pittrice, coreografa, amante dell’arte in tutte le sue manifestazioni, parlerà della sua attività olistica e della passione artistica alla webradio Chatandspiradio.com. oggi 15 giugno alle ore 21.00.

Una stazione radio internet senza scopo di lucro con sede nel Regno Unito.

Siamo molto grati a Marinella perché nel giorno in cui festeggeremo il primo mese di vita del blog Millepiroette.com ci dà l’occasione di parlare anche della creazione del nostro blog e citando Marinella, un luogo virtuale si, ma ricco di emozioni e umanità, dove gli artisti in piena libertà e senza particolari costrizioni, possono condividere il loro talento con quelli che amano l’arte in tutti suoi volti.

Vogliamo chiudere questa breve presentazione con il motto di Marinella “Sogna, osa, realizza” che diventerà anche il motto di “Mille piroette – I diversi volti dell’arte”.

Di seguito il link per il collegamento:

https://chatandspinradio.com/show/tuesdays-evening-late-show-with-ian-johnson-ron-clark-live/

Maria Carmela Brandi.

Quando L’Arte Si Mette A Servizio

Le pittrici di “Mille piroette- I diversi volti dell’arte” parteciperanno alla mostra d’arte organizzata dai fratelli Berardo e Cesare Agostinelli esperti del settore.

La mostra si terrà nel borgo di Ostia antica nella sala Riario del prezioso Palazzo vescovile.

Tra gli affreschi attribuiti a Baldassarre Peruzzi, che tra l’altro ritraggono gli stemmi del cardinal Riarìo e quelli del papa Giulio II dei primi del 1500, nei giorni 18 dalle ore 18.00 e 19-20 dalle ore 09.00 alle 20.00 giugno 2021, i quadri di artisti contemporanei verranno esposti ai visitatori che potranno acquistali.

Il ricavato delle adesioni all’esposizione andrà in beneficenza alla parrocchia di Ostia antica.

Una bellissima iniziativa che fa sperare ad un ritorno alla normalità e alla socialità nonostante la pandemia

Le nostre artiste si stanno preparando come potete vedere di seguito. Vi aspettiamo numerosi!!!

QUANDO L’ARTE SI METTE A SERVIZIO

Lo Specchio

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmen Brandi.

Claudio si toglie la giacca, la ripone nell’armadio all’entrata. La casa è silenziosa, dà un’occhiata veloce nel salotto, è tutto in penombra.

Nel corridoio sente chiudersi una porta. È Luca, che con fare fiero e sicuro passa veloce davanti a lui, afferra la giacca di pelle, lo sguardo perso nei pensieri, fisso in avanti, sembra quasi non accorgersi del padre.

“Luca, esci?” “Luca!”

“Si, papà.”

“Hai letto il mio messaggio? Ti ho mandato un messaggio! Domani devi venire in ufficio, ti vorrei parlare di un lavoro, che penso, potrai seguire solo tu. Io dovrò partire e non sarò in città nei prossimi giorni. Ti aspetto!”

La voce di Claudio sembra amplificarsi nel corridoio. Luca si ferma sul portone, risponde dopo qualche minuto:

“Domani? Si verrò!”

Claudio va verso la cucina, continua a guardarsi intorno, getta lo sguardo sul Rolex al polso, è ancora presto, non c’è nessuno in casa, può riposare, la giornata è stata faticosa.

Si lascia cadere sul divano, allarga le braccia come per accogliere una chissà quale energia vitale che possa ridestarlo.

Respira profondamente, cerca nell’aria il profumo dei fiori nel vaso sul tavolo al centro del salone. Sono così belli che fanno pensare a essenze esotiche.

Vive in una villa fuori città. Anna, sua moglie aveva espresso il desiderio di abitare lontano dalla confusione.

“Troppa gente in centro!” Diceva.

In campagna avrebbero potuto godere della bellezza e delle comodità di una casa con un giardino, una fontana e magari di una piscina.

Lui aveva assecondato i suoi capricci, condividevano lo stesso amore per la natura e la vita appartata.

Claudio ripensa a Luca al suo carattere ribelle, quante volte lo aveva chiamato il preside, minacciando la sua espulsione da scuola, un istituto al centro della città frequentato dai rampolli dell’alta società.

Anna aveva riposto tante speranze in Luca e manifestato un’attenzione esagerata per quel figlio, il minore, l’altro, Federico aveva mostrato sin da piccolo di essere responsabile e sapere sempre cosa fare. Molte volte lui ed Anna si erano meravigliati di come riuscisse ad ordinare il suo zaino con i libri e i quaderni o come sedesse a tavola e non facesse storie per mangiare.

“Due ragazzi così diversi!”

Claudio, avvolto dal silenzio, chiude gli occhi, ha come l’impressione che ora i suoi pensieri prendano la forma di tele dipinte da un artista impressionista.

Proprio come quelli esposti nella pinacoteca del Musée d’Orsay, che aveva visitato una volta durante un viaggio a Parigi. La guida faceva notare la pittura singolare delle tele e i colori usati dagli artisti per suscitare in chi ammirasse le opere impressioni senza soffermarsi sui particolari.

In questa galleria di pensieri e ricordi, si ferma davanti ad un “pensiero-tela” ad un’impressione appunto.

Si rivede un anno prima, è con Anna per le vie del centro di Milano, sembrava un giorno come un altro, una passeggiata nelle vie addobbate per Natale, lei si ferma all’improvviso, è un po’ smarrita ed emozionata, lo guarda, fissandolo: “Luca e Giulia aspettano un bambino”.

Lui non appare sorpreso per la notizia, Anna distende il viso e lo abbraccia forte.

 Nella sua mente mille pensieri, ma uno domina sugli altri: “Sarò nonno!”.

Ricorda un brivido che gli attraversò la schiena e una strana emozione come un dejà vu.

 Continua la sua visita in questa galleria di “impressioni”: un altro “pensiero-tela” ritrae una macchina, un tramonto estivo. La strada è dritta, gli piace fare delle corse in auto, non c’è traffico e sfreccia veloce.

Da poco ha conosciuto Anna, una ragazza dai lineamenti latini e un corpo esile, ma perfetto.

Un bacio di sfuggita sulla spiaggia intorno ad un falò e da quel momento avevano deciso di frequentarsi.

Quella sera sta andando a prenderla, sono stati invitati ad una festa a casa di amici in comune.

 Nello stesso periodo aveva conosciuto anche un’altra ragazza, l’esatto contrario di Anna.

Lisa, bionda, chiara di carnagione e prosperosa, anche se molto giovane faceva pensare ad una femme fatale e ne era molto attratto.

Anna aveva un carattere dolce, sempre disponibile e non gli diceva mai di no, e quando lo chiamava e lo coinvolgeva nei tanti impegni mondani di quell’estate, non riusciva a rifiutare i suoi inviti e si ritrovava sempre accanto a lei a condividere ogni momento di quelle giornate calde e afose.

Ogni tanto vedeva anche Lisa, che invece era più aggressiva. Decideva sempre lei dove e quando si dovevano incontrare, questo comportamento lo indisponeva, ma non poteva fare a meno degli incontri furtivi, passionali e trasgressivi.

Proprio quella sera, la sera della festa, Anna salì in macchina, non riuscì a guardarlo negli occhi. Sembrò confusa, come indifesa. Questi atteggiamenti, a ripensarci dopo tanto tempo, avevano catturato Claudio e pensava che facessero di Anna una donna particolare, perché poi non era proprio così docile come appariva.

La vede lì, immobile, sul sedile. Lei gli prende la mano, abbassa lo sguardo, stringendo forte le sue dita, gli confessa di aspettare un bambino.

Claudio ritorna al “ricordo-tela” precedente. La notizia dell’arrivo di un nipotino aveva fatto riaffiorare emozioni contrastanti di gioia, paura e curiosità.

Come in uno specchio, rivede sé stesso venticinque anni prima, riaffiorano le stesse emozioni provate in quella macchina sportiva, la sua Giulietta rosso Ferrari, strappata al padre dopo tante insistenze, il simbolo della libertà, dei suoi viaggi e di quelle fughe, trasgressive con Lisa.

Si era accorto solo ora che il tempo trascorso assieme ad Anna aveva solo coperto, e non cancellato, la sensazione di stordimento e il brivido provati alla notizia della gravidanza. Proprio come l’onda, che riporta sulla battigia la sabbia che toglie e accumula continuamente, quelle impressioni di un tempo non erano state rimosse dalle onde degli anni, ma si erano accumulate ed ora erano lì, pronte a ritornare …

 Lui non si tirò indietro, si assunse tutte le responsabilità, rassicurò Anna, che sollevò il viso con gli occhi svuotati da quell’imbarazzo che li aveva oscurati pochi istanti prima, lo strinse forte, proprio come era accaduto all’annuncio dell’arrivo di un nipotino. Claudio ora provava lo stesso brivido di quando non sapeva cosa significasse diventare padre e cosa avrebbe dovuto insegnare a quel bambino.

 Si era rifugiato nel lavoro e poi nell’azienda di famiglia. Aveva viaggiato tanto, sentiva forte la responsabilità verso Anna, ma nel suo intino aveva lasciato uno spazio per qualcosa di sospeso, ma che non sapeva esattamente cosa fosse e come avrebbe dovuto colmarlo. Anna, lei invece, si era scoperta mamma.

 Gli anni erano passati, era arrivato l’altro figlio, ma solo adesso comprende cosa significhi essere padre, proprio quando si trova a dover sostenere Luca ad affrontare la nuova situazione. Luca con il suo carattere ribelle non vuole accettare la responsabilità di diventare padre. Giulia, come Anna allora, si ritrova a fare la mamma. In Giulia, Claudio, aveva notato gli stessi atteggiamenti e le stesse accortezze, che la moglie un tempo aveva mostrato nei suoi confronti.

Donne apparentemente indifese e loro pronti a dimostrare la forza dei maschi.

Claudio ha la sensazione che tutti questi pensieri lo portino a fluttuare in una dimensione di non tempo. Si sente smarrito e continua a dondolare e ad essere trasportato.

Un eco una voce: “Papà! Papà”

Introduzione Al Romanzo “Taormina” di Maria Teresa Fiumanò

“Io ho ritenuto e ritengo che le anime siano immortali… I Cattolici insegnano che non passano da un corpo in un altro, ma vanno in Paradiso, nel Purgatorio o nell’Inferno. Ma io ho ragionato profondamente e, parlando da filosofo, poiché l’anima non si trova senza corpo e tuttavia non è corpo, può essere in un corpo o in un altro, o passare da un corpo all’altro. Questo, se anche può non esser vero, è almeno verosimile, secondo l’opinione di Pitagora.”
GIORDANO BRUNO

INTRODUZIONE

Il romanzo: “Taormina” di Maria Teresa Fiumanò offre molte suggestioni e rimandi a diverse tematiche culturali, sia filosofiche, sia religiose ma anche psicologiche. In particolare, vale la riflessione attuale sull’angoscia di morte che pervade tutti noi, vissuto come un rifiuto dei limiti dell’esistenza,

Si aggiungono inoltre, la riflessione sull’amore, sull’erotismo in tutte le sue forme umane e, financo, il paesaggio risulta sensuale.

La stessa autrice mette in scena i protagonisti del racconto come esploratori simbolici che vanno oltre le barriere conosciute. Essi, sono medici e scienziati di un’epoca, quella attuale, in cui non ci sono certezze ed anche la scienza sperimentale è costretta superare i parametri del tempo, dello spazio e le condizioni di causa-effetto. In primis, la scienza della mente e la psicopatologia hanno considerato troppo restrittiva la condizione scientista della razionalità della coscienza, dando confini fluidi tra genio e follia. In passato si è limitata ad analizzare i soli meccanismi organici ed oggi ha tracciato nuovi orizzonti di percorsi possibili.

Personalmente ritengo che nel romanzo ci si rispecchi soprattutto nelle sensazioni che evocano i ricordi della mia infanzia all’ interno di un ambiente cattolico popolato da angeli protettori e da santi. Il soprannaturale mi è familiare ancora oggi, foriero di fantasie ed emozioni profonde che mi hanno accompagnato nella crescita ed oggi mi aiutano a ritrovare il senso dell’esistenza, a volte precaria, a partire dalle mie radici.

Lo studio critico della dinamica della mente si affronta oggi in una prospettiva evolutiva di dialogo a più voci. Tali discipline indagano o coordinano una varietà di modelli teorici della mente, dei rapporti interpersonali, della psicologia clinica, della psicopatologia e della psicoterapia a partire da Janet, da Freud, da Jung e dai diversi allievi ed altri non propriamente legati alla Psicoanalisi.

Tutti gli orientamenti citati assumono l’ipotesi che i legami affettivi della nostra vita quotidiana infantile e adulta, sono il risultato di una dialettica dinamica, in cui si strutturano e si destrutturano forze inconsce diverse, spesso in conflitto. Attraverso la Psicologia dinamica si indaga sul mondo esperienziale e relazionale dell’individuo, sia parentale e no, ed estende l’analisi alle matrici culturali alla quale l’individuo appartiene e ai problemi che possono sorgere tra la sua soggettività (quale persona unica e irrepetibile), l’ecosistema ambientale (ambiente umano e ambiente naturale) e sociale, tutti i contesti nei quali egli si è formato e ha vissuto. Lo stesso metodo psicoanalitico ha un carattere insieme introspettivo e di narrazione. Freud amava definirsi un conquistatore più che uno scienziato, operava “scavi archeologici” su indizi mentali di meccanismi psichici che stanno sotto la superficie della coscienza. Lo storico Ellemberger espone l’analisi delle origini dei meccanismi che sottendono l’inconscio e ribadisce l’esistenza di un collegamento fra alcuni insegnamenti medici o filosofici del passato ed i metodi della psicologia dinamica: evoca il ruolo svolto dagli sciamani nei loro riti di guarigione, tocca il fenomeno del mesmerismo e la nascita dell’ipnosi, fino ad arrivare alla psicologia del profondo della Psicoanalisi di Freud e della Psicologia analitica di Jung.

Sia Freud che Jung hanno sottolineato nelle loro opere come la coscienza della razionalità sia una illusione consolatoria e la realtà psichica umana sia prevalentemente inconscia. Jung ha mostrato interesse verso i fenomeni occulti ed il soprannaturale all’interno di una visione prospettica ed integrale della psiche: ha considerato l’inconscio collettivo oltre che personale, gli archetipi ed anche la sincronicità o nessi causali tra eventi psichici e fisici. Anche Freud, pur essendo scettico nei confronti dei fenomeni paranormali ha comunque ammesso la telepatia ed alcune ipotesi sulla premonizione.
L’autrice a mezzo della protagonista Biancamaria scrive considerazioni a riguardo: “Un’estranea origine dei miei malesseri……..dell’essere che viveva in me…….sdoppiamento della personalità? …schizofrenia? …non mette limiti tra conscio ed inconscio… (cit. ibidem)”.

M. Angelica Maoddi, psicoterapeuta.

Era Digitale

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Sabina Piras.

Giochiamo a rincorrerci come bambini, 

senza paura neanche di ferirci.

Senza più bisogno d’incontrarci

evitando tutti gli ostacoli. 

Abbiamo perso il senso del ritrovo

l’emozione di perderci il sonno

di viverci per davvero

in un finto castello

in quest’era dove le strade vuote

son diventate buie e sorde.

In un mondo sempre uguale

privo ormai di ideale. 

Proviamo a staccare la spina

recuperiamo un po’ di fiducia

lasciamo che entri uno spiraglio

e rimpariamo a vivere con più coraggio

Lo stesso che ci ha permesso

di emozionarci per un semplice gesto…

Una carezza data col cuore

la si può sentire solo lontana da quel motore, 

un motore freddo e ormai remoto

che ti deve far dire… adesso non posso.

Invecchiare

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Sabina Piras.

I miei occhi ormai offuscati

vedon orizzonti appena celati

e una voce pacata ma tremante

svela un’età sempre più incalzante.

Sospinta dal vento

la tristezza mi afferra col suo fardello

mentre il tempo scivola via

in un’estate di malinconia.

Povero il mio animo malandato

povero il mio cuore sempre più invecchiato,

le mie mani ormai rugose

non son più tanto coraggiose

stanche e vinte

senton solo le fatiche.

Le paure aumentano indisturbate

come le avessi sempre cercate

è un’età che avanza indispettita

mentre nervosamente mi mordo le dita.

Riflessi lenti e poco chiari

a ricordarmi il corso degli anni;

distratta cerco qualcosa da fare

un ricordo, un viso, un’emozione… per evitare di naufragare…

L’Ultima Alba

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Sabina Piras.

Spio il tuo viso cupo,

le rughe che ti solcano dappertutto,

un’espressione di vita preoccupata

mentre stringo la tua mano rugosa e screpolata;

il corpo curvo e dolorante

steso su un letto ormai incurante…

Non più pace per il tuo animo

la vita ti ha all’improvviso abbandonato,

un destino crudele ti ha presentato.

Sofferenza che si insinua piano piano,

in un corpo d’un tratto invecchiato…

Incapace di darti conforto,

il mio cuore accelera a poco a poco,

e solo un filo di speranza

aleggia in tutta la stanza.

Eppure, quel filo si è spezzato

in una fredda mattina di marzo,

il tuo cuore si è arrestato

mentre in noi cresceva lo strazio;

il tuo corpo ha smesso di lottare

e noi di ben sperare.

Hai stravolto il nostro destino

quando io ti volevo ancora vicino,

ora solo i ricordi ti danno vita

perché tu hai perso la tua ultima partita.

La tua ultima alba

si è riempita di dolore e di rabbia,

l’uomo forte che conoscevo

si è arreso al mondo intero!