Mille piroette incontra il fumettista esordiente Francesco Benni KNOTNORE

Mille piroette incontra il fumettista esordiente Francesco Benni KNOTNORE
alla mostra d’arte che si è tenuta nei giorni 18-19 e giugno 2021 nel bellissimo borgo antico di Ostia- sala Riario.

Francesco parlaci di te, della tua arte fumettistica e di come nasce questa passione?

Sono nato a Roma nel 1996 e vivo ad Ostia Antica. Da piccolo mi sono appassionato ai fumetti, ne ho letti tantissimi. Mi piace l’animazione, il cinema, la storia dell’arte. Ho iniziato a leggere i fumetti Disney, specialmente Topolino con cui penso si possano ritrovare un po’ tutti gli italiani, poi sono passato ai Peanuts, Lupo Alberto, fumetti americani di supereroi e quant’altro come Jacovitti. Infatti, in un periodo molto importante della mia formazione autodidatta, ho disegnato ispirandomi a Jacovitti, perché mi piaceva molto. Da adolescente ho letto cose da “grandi”, passando per qualcosa di più europeo come il fumetto franco-belga, che è caratterizzato dall’essere molto artistico. Devo dire che non ho mai apprezzato più di tanto il fumetto asiatico, a questo proposto ci sarebbe da fare un discorso di distanza sia culturale che generazionale.

Quali fumetti hanno ispirato la tua attività e i tuoi disegni?

Nella mia attività un ruolo importante hanno avuto i fumetti Disney sopracitati, in particolare ho apprezzato i fumetti di Romano Scarpa, di Giorgio Cavazzano, di Giovan Battista Carpi e di Luciano Bottaro, di quelli originali e più famosi di Carl Barks, detto l’uomo dei paperi e di quello che è considerato il suo successore Don Rosa. Mi sono soffermato anche e soprattutto sui fumettisti italiani dell’ambiente cattolico, ad esempio Sergio Toppi e Dino Battaglia, che hanno ispirato anche autori esteri di fama più internazionale come Frank Miller. Un altro momento del mio percorso è stato segnato dai fumettisti dell’ambiente Underground come Andrea Pazienza, Massimo Mattioli, Filippo Scozzari. Per quanto riguarda i fumetti americani ho molto apprezzato Jim Woodring, un vero innovatore dato che “visualizza” su carta le sue allucinazioni, di cui soffre da quando è piccolo, si tratta di fumetti sperimentali muti e surrealisti.

Hai una profonda conoscenza dei più grandi artisti del fumetto e delle sue tendenze sia nazionali che internazionali. Complimenti! Francesco ci descrivi ora i tuoi lavori?

Nella creazione dei miei personaggi sono stato influenzato principalmente dall’ambiente dei fumetti italoamericani, ma i miei lavori attualmente sono più di natura cartoonistica, in particolar modo del mondo dell’animazione, stilisticamente vicini ai primi animatori della Warner come Tex Avery, Chuck Jones, Bob Clampett e i più recenti John Kricfalusi e Ralph Bakshi, di questi, penso si veda l’influenza più evidente. Quando realizzo i miei personaggi a volte mi rendo conto che vi è anche l’influenza di alcuni fumettisti italiani Massimo Bonfatti e Silver.

Un mondo veramente affascinante Francesco! Parlaci dei tuoi soggetti, che tipi sono?

I miei soggetti sono principalmente figure cartoonistiche femminili, una sintesi delle caratteristiche della donna europea e di quella semita, per le quali mi rifaccio spesso alla vita reale, oppure alla fotografia. Io penso che quando si creano questo tipo di personaggi bisogna sempre avere una base solida di anatomia umana quindi passo molto tempo a guardare foto del corpo umano e osservo anche me stesso specialmente le mani. Amo rendere le immagini piuttosto plastiche, anche se questo è limitato dallo stile d’animazione che impone un appiattimento degli elementi del corpo.

Ci piacerebbe sapere, da un attento conoscitore della storia del fumetto, cosa ne pensi dell’evoluzione o dell’involuzione di Topolino dagli anni 80 ad oggi?

Specialmente in Italia abbiamo avuto un caso più unico che raro a livello internazionale, perché dovete sapere che il fumetto Disney italiano è il più prolifico al mondo (in quanto a fumetto Disney intendo) questo è dovuto penso principalmente al fatto che in Italia abbiamo una rivista settimanale, mentre nel resto del mondo le riviste che pubblicano fumetti Disney sono mensili, quindi per forza di cose nel nostro paese c’è stato un aumento esponenziale della produzione fumettistica disneyana.

Detto questo penso che lo stile particolare del fumetto Disney italiano dagli anni 80 ad oggi si sia evoluto, cercando di andare incontro a questa necessità, cioè ad uno stile che deriva principalmente da quello di Cavazzano molto semplificato. Il suo stile assume delle forme che non assomigliano più a quelle originali dei personaggi Disney in questione. Questo è dovuto al modo in cui si usa il pennino, basti vedere ad esempio il romano Corrado Mastantuono il cui tipo di disegno probabilmente impressionerebbe un autore di fumetti Disney svedese, perché non c’entra quasi nulla con lo stile morbido originale disneyano. In quanto alle storie sono state influenzate dalla cultura italiana, che le caratterizza. Pertanto, un fumetto Disney italiano si nota un po’ meglio di uno appunto svedese in cui si è preso solo spunto dalle opere di Barks. Infine, è avvenuta perfino una piccola assimilazione del fumetto asiatico il manga. Basta leggere le interviste a Pastrovicchio, il quale invece che citare fumettisti americani, cita quasi unicamente fumettisti giapponesi. Questa influenza nipponica è andata ad incidere soprattutto sulle vignette e su alcuni modi di disegnare i corpi.

Francesco ci hai già informato ampiamente sul fumetto e sulla sua storia. Cosa consigli ai giovani che vogliono intraprendere il mestiere della nona arte?

Io consiglio sempre di leggere un po’ quello che piace, senza seguire particolari direzioni. E’ bello affidarsi al proprio istinto e cercare di rimanere se stessi quando si creano i fumetti. Meglio non farsi influenzare più di tanto dal mondo o da specifiche letture, perché si potrebbe finire col copiare. Copiare nell’arte si fa, però io non vorrei vedere un nuovo Tex Willer o un nuovo Mazinga. Si potreste fare un po’ come il signor Zerocalcare che semplicemente non ha fatto una cosa nuova, ma ha solo rifatto quello che realizzano già in Francia, cioè parlare della propria vita attraverso il fumetto e questo non è per forza l’unico modo. A me continuano a piacere di più i romanzi a fumetti e le storie. Semplicemente penso sia più originale lasciarsi guidare dall’ispirazione.  Magari ci si potrebbe rifare all’arte pittorica olandese, qualcosa di surrealista o all’arte classica italiana e tirare fuori qualcosa che non ha mai visto nessuno, appunto “originale”.
Grazie! Grazie, Francesco!

Maria Carmela Brandi

2 pensieri su “Mille piroette incontra il fumettista esordiente Francesco Benni KNOTNORE


  1. Ringrazio Maria Carmela Brandi per avermi dato la possibilità di raccontarvi della mia arte e dei miei interessi riguardo al mondo del fumetto e dell’animazione, mi piace sempre parlare di queste cose con le persone che incontro, ma non mi era mai stata posta prima d’ora un’intervista ufficiale su questi argomenti. Sono contento di iniziare a far parte di Mille Piroette nel quale ho riscontrato un’interesse genuino al dialogo con gli artisti e una gestione professionale.
    Mi auguro un futuro radioso per questo angolo di cultura!
    Grazie ancora!


  2. E’ stato bello parlare della tua passione. Sei un vero artista molto preparato.
    Felicissimi di averti tra di noi.

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