C’Era Una Volta

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Nerina Piras.

C’era una volta.

no, non è una favola, ma è la storia di una donna che ho conosciuto e che era sempre depressa, questa donna posso senz’altro dire che è una mia amica, era una persona che vedevo sempre camminare a testa bassa, con le spalle ripiegate su sé stessa, non sorrideva mai, sembrava che portasse il mondo sulle spalle, eppure era una persona gradevole a vedersi, infatti quelle rare volte che sorrideva sembrava che il mondo sorridesse tutto, era un peccato vederla così triste.

Diventai sua amica, così ho avuto l’occasione di raccontare la sua storia, quello di una donna depressa che ha dimenticato questa brutta parola.

Tutto è cominciato in una giornata di sole, camminando a suo modo sempre con le spalle chine e gli occhi bassi, incontrò nel suo cammino un fiore giallo, perché quel fiore giallo attirò così la sua attenzione? forse perché è il colore del sole, della vita e fu grazie al suo colore, alla sua bellezza che si sentì riscaldare il cuore, si fermò ad ammirarlo, se ne innamorò, lo studiò a fondo.

Questo fiore mostrava orgoglioso i suoi petali al sole, agli sguardi di chi voleva ammirarlo; non lo raccolse, voleva che vivesse lì nel suo ambiente, che facesse con la sua bellezza innamorare tutte le persone che passavano di lì.

Fu quella bellezza della natura, che portò questa donna ad alzare gli occhi al cielo, al sole, alla vita e a farsi accarezzare dal venticello che spirava quel giorno, a farsi coccolare dai raggi di quel sole primaverile, allo stesso modo con cui quel fiore si faceva baciare.

Erano nello stesso mondo, solo che il fiore era rigoglioso e pieno di vita e la donna al contrario era piena di tristezza che non riusciva ad aprirsi alla bellezza del mondo, non riusciva ad alzare le spalle, né ad esprimere completamente i suoi pensieri, le sue angosce, la sua paura di vivere.

Ma qualcosa quel giorno si svegliò dentro di lei una voglia di esserci, di colore giallo come quel fiore. si sveglio? Almeno iniziò a svegliarsi, voleva somigliare a lui e alla sua voglia di splendere sotto i raggi del sole.

Ma la strada è difficile da percorre e senza aiuto è quasi impossibile, lei aveva avuto delle amiche, ma la vita che conduceva le aveva fatto trascurare, per questo riuscì a fare amicizia con me, anche se riluttante.

Trascorreva la sua vita in una casa triste, era coniugata con un marito che non esisteva, che non la considerava, che non apprezzava la sua bellezza interiore, ma riusciva soltanto a criticarla, facendo di lei una depressa, piena di insicurezze.

Ma fu quel fiore giallo a darle la carica per far di lei una donna nuova e da quel momento si propose di vedere il mondo da un’altra prospettiva, con un’altra luce, con un’altra dimensione.

Ecco che accettò la mia amicizia, fu il primo passo. Le mostrai uno specchio, la feci sorridere, e da quel sorriso si vide anche la sua bellezza interiore.

Vide il mondo, vide la bellezza della vita, dell’universo. Iniziò a vivere? Non so se in quel momento ascoltò tutto, ma fu un inizio.

Diventai la sua confidente, le raccontai anche le mie problematiche di donna, si rese conto che “mal comune mezzo gaudio” brutto da dire ma era una consapevolezza che non era la sola a soffrire al mondo.

Mi chiamo Rita, lei diceva sempre che ero il suo angelo custode, venuto a salvarle la vita, ma io ero solo un essere umano, che aveva tanto sofferto ma che da quella sofferenza ne ero uscita vittoriosa e più forte di prima, tanto forte da dare il mio sostegno a chi ne aveva bisogno.

L’ha presi per mano e le mostrai il fiore dove tutto iniziò, le ho insegnato a camminare, lo abbiamo fatto assieme.

Con me si è aperta, con me ha viaggiato, non viaggio utopico, ma un viaggio vero.

Siamo andate alla scoperta del mondo, a Cuba per esempio a conoscere altre culture, alla scoperta della solidarietà tra popoli, infatti in quel momento Cuba attraversava un momento difficile, stava subendo un embargo da parte dell’America, e noi andammo lì per portare aiuti concreti, dalla carta alle penne mancava di tutto.

Lei rimase impressionata dalla miseria ma anche dal tanto orgoglio che traspariva in quel popolo, la loro allegria vera era la cosa che più l’attirava, era entusiasta di vedere quel popolo schiacciato ma non domo.

Ricordo quel viaggio con un sorriso. Eravamo ospiti di una famiglia cubana, la signora della casa era una docente universitaria e si faceva carico di noi portandoci a visitare la città, quella vera, non quella turistica. Un giorno che Angela, questo il nome della docente, non poteva accompagnarci decidemmo di fare un piccolo viaggio da sole, eravamo all’Avana nella capitale e decidemmo di recarci a Trinidad con il pullman.

Iniziò subito male, il viaggio era lungo almeno 250 chilometri di pullman, iniziammo a parlare di politica ed anche se avevamo lo stesso ideale riuscimmo a litigare li dentro, alzando anche la voce, finché ci rendemmo conto che tutti si erano silenziati per stare ad ascoltarci, anche se probabilmente non capivano una sola parola di italiano.

Arrivati a Trinidad di notte imbronciate e ancora arrabbiate pensammo subito di andare all’albergo che avevamo prenotato, mettemmo subito in chiaro alla reception che volevamo due camere separate.

Si tutto bene solo che le stanze erano distanti tra loro, per raggiungerle dovevamo attraversare un lungo corridoio semibuio e solitario, eravamo sole in un paese straniero.

Appena entrate nella stanza ci rendemmo conto di tutto ciò e lei abbracciandomi disse ” con cavolo che resto qui a dormire da sola” e la nostra litigata finì in una risata in quanto anche io avevo pensato la stessa cosa.

Il giorno dopo visitammo questa magica città, patrimonio dell’umanità con le sue strade acciottolate con i musici fuori dagli usci delle loro case a suonare e cantare assieme anche se era appena il mattino.

Fu una bellissima esperienza, Cuba ci regalò molto.

Iniziò a vedere con i miei stessi occhi, fu un lungo percorso, farlo insieme la fece crescere e abbandonò per sempre la depressione, parola ormai dimenticata.

Tornammo in Italia, lei era cambiata, iniziò a mettere in discussione il suo matrimonio, voleva splendere come quel fiore giallo, IO l’aiutai!

Non finirono lì le nostre avventure, continuammo a viaggiare insieme, le insegnai la solidarietà, l’amicizia e il bello del donare, abbracciò la mia filosofia di vita, a quei tempi praticavo il buddismo, e fu proprio per la mia filosofia di vita che riuscii a cambiare anche la sua.

Partimmo per altre mete, sempre con il cuore rivolto agli altri, così da non provare più dolore per il nostro.

Prese coscienza di sé, e della sua indipendenza, sia fisica che psicologica, fu una dura battaglia, ma IO ero sempre con Lei!

Riuscì a separarsi anche se con grande sofferenza, ma convinta che fosse la cosa giusta, ormai era un matrimonio sterile, senza né amore, né stima, né complicità, insomma un matrimonio finito. ED IO ERO LI!

L’aiutai a trovare un nuovo lavoro che la rendesse indipendente e altre amicizie, lei si rimboccò le maniche con la coscienza di essere finalmente in grado di uscirne fuori IO ERO LI!

Io mi chiamo RITA o almeno mi chiamavo Rita, sono stata una meteora nel mondo, sono stata sempre presente nei suoi momenti bui.

Ora non ci sono più, ormai sono solo uno spirito, il mondo non mi appartiene più, ma sono felice qui dove mi trovo ora, rimango viva solo nella sua mente e nel suo cuore, e sono comunque sempre presente a tenderle una mano quando sento che sta vacillando.

Sono sempre con lei, infatti deve solo pensare a me ed io immediatamente sono lì, ascolto le sue parole, anche se non posso risponderle, so che lei sente la mia presenza.

Ora non è più una persona depressa, ma una donna completa che ha raggiunto la sua maturità, la sua serenità e la sua gioia di vivere.

Chi la conosce ora non direbbe mai che è stata una depressa, perché lei è la gioia, sorride spesso, gioca spesso.

Sono stata felice di aver fatto parte della sua vita e di aver condiviso con lei gioie e dolori risate e serietà.

So che quando pensa a me si ricorda dei bei momenti vissuti, ma anche dei nostri bisticci, dei nostri viaggi e delle nostre avventure.

Io non sono mai morta per lei.

So che mi porterà sempre nel cuore come un cofanetto di perle preziose.

Anche io da dove sto, non in carne, ma come spirito rimarrò sempre accanto a lei.

Questa è la storia di una donna che ha dimenticato la parola depressione per aprirsi alla vita come invece io l’ho lasciata, so che ne ha sofferto molto, forse non se lo aspettava, è stato tutto così improvviso che non siamo riuscite a salutarci.

Penso che tutti noi veniamo al mondo con un compito ben preciso, il mio era di far tornare il sorriso a questa donna.

Ho portato a termine il mio lavoro e sono dovuta andare via

Buona fortuna amica mia

tua Rita da questa dimensione

FINE

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