CreScAm

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Tommaso Bucciarelli.

Il futuro è il popolo che si sente perso
Le lotte tra le classi
I potenti che aumentano di numero solo sul web

Il futuro è la gente che s’allontana
I cuori che si credono vicini con lo schermo
Gli abbracci che sono virtuali

Il futuro è il virus che separa chi decide qual è verità
Le persone che stanno male
Le persone che stanno bene solo se le altre perdono

Ma…

Il futuro è anche equilibrio
Il futuro è anche l’aumento di desiderio di unione
Il futuro è un bimbo ride

Ché se le classi si mischiano, l’ordine s’appiana
Ché se la testa si crede cuore, l’emozione continua
Ché se il male esiste, è il bene che lo accoglie…

…equilibratamente

Il futuro è quello che vuoi
Solo l’impegno lo può avverare
Anche con la solidarietà s’aiuta se stessi

Il futuro lo gestisci con le scelte, che si mischiano, si poggiano l’una sull’altra, ed il risultato non sarà quello tuo, ma quello nostro, e se le menti continueranno ad esistere, sarà perché ci sono i cuori che battono.

Credi, scegli, ama
CreScAm

Io Sono D’Io

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Tommaso Bucciarelli.

Mi ritrovo nell’anno che già è, ma so già quel che sarà.

Vago, divago e stravago, ed in questo fine 1700, sennonché inizio 1800, sto ciarlando con un amanuense grato alla vita, di quel che sogna, di quel che desidera.

Lui, Costantino, è un ventiduenne ch’appare un po’ bigotto, e sogna denari, desidera lussi, quelle cose che descrivono un Suo futuro, ch’è prossimo, per quel che intendevo io con la mia domanda sull’avvenire. “Come vedi l’avanti?” gli chiesi.

Con movimenti regali, gestualità nobili, s’è arroccato nelle sue mura (anzi, Sue Mura), ed il viso paffuto oltremodo grassoccio, m’aveva riferito ciò che ti descrissi poc’anzi.

Lieve era il mio sorriso, mentre lui parlava; talmente sottile da risultar trasparente.

Alla fine delle sue supposizioni meccanicamente speranzose, io, col mio mantello che mi veste, ecco che gli illustro le mie, con ipotesi di fatti.

“Costantino, ti auguro certamente di vivere quel c’hai detto; io, appassionato d’arte quanto mai, ti racconto l’anteriore che immagino.

Sicché, dalla mia base, nascerà una nuova lingua: l’italiano. Che avrà una lunga storia senza storia, purificata dapprima, sennonché Durante, o abbracciando questa parola in Dante, da un mito che introdurrò la comedia (con una sola emme), svolgarendola. Storia che verrà poi narrata in un primo romanzo tra mille anni, mio caro, mantenendo fede alla promessa.

L’italiano, sarà allora che prenderà formalmente vogare sarà dagli altri posti che ci circondano che svarieremo generi”.

E lui, Costantino, s’è perso da parecchio. Ma io voglio continuare.

“Ci sarà, anzitempo, quel genere o categoria, che illuminerà noi stessi ad accompagnare quasi quell’intero secolo. Nel mentre, fioriranno quegli scritti che appassiscono almeno un personaggio a racconto”.

Lui mi guarda con bocca aperta e palpebre cadenti.

“A me, mio caro, piace tutto quel che ipoteticamente sarà, ma m’illumino d’immenso per ciò che seguirà, con aperture a nuovi mondi, a nuove stelle”.

Stelle? ripete lui, Costantino, Mondi?

“Già, mie fantasie, caro, e ci sarò distonia oltre che utopia”

Il viso interrogativo di lui, carica, fomentando il mio dire.

“E giungeremo all’epoca delle tecnologie. Quella cosa che profuma di rosa ma rosa non è, che crescerà sempre più col passar del tempo, e le persone potranno parlare anche a lunghissima distanza, e pur vedersi”.

Vedersi? dice Costantino.

“Già, mio caro, io lo sogno, eppur lo so.

In un compito ho eseguito il Ritorno Al Passato, ch’è grammaticalmente orrendo, ma audace, e son venuto qua dal 2021. Qua, che non so dove sia, ma so che è dove si creerà la letteratura italiana, e voglio che si sappia che il passato, anch’eccellente, sarà lanciato dal futuro nel quale tornerò, ove si chiederanno s’ero scrittore, o contadino, poiché scriverò ora, e ne sei testimone, l’indovinello che canta

Teneva avanti a sé i buoi

Arava bianchi prati

E aveva un bianco aratro

E un nero seme seminava

Poi ci aggiungo

Tommaso Bucciarelli

Ma quelli che verranno lo troveranno cancellato, com’io stesso, che presenterò letizia visibile.

EquilibrioCrazia

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Tommaso Bucciarelli.

Se guardo nel dietro, se guardo nel fu
C’è tanta tristezza, ma gioia ancor più
Non parlo dell’ora, ma parlo del prima
Non ero ancor nato, ma era già accesa la vita
E c’erano battute, e c’erano pianti
Si vive assai poco senza l’uno e pur gli altri

E vi fu quella Grecia, che teneva l’Atene
E fu quella che per tanti inventò il bene
Ma storicamente è noi lo vediamo
Quella crazia è un demo mancato
Ed i filosofi s’affiancano agli scienziati
Non è perfetta, è un tondo senza lati

Poi ci risulta il Napoleone, e la storia va avanti
Ma le guerre non terminano, e non terminano i pianti
E c’è la prima mondiale, quella con più cuori spenti
Ma l’Italia la vince, sì ma con i fari spenti
E c’è l’Avanti che lancia un giornalista
Di peso, spessore, non un qualunquista

Ma il ventennio ci guarda dal basso
Anche noi non siam perfetti, ma siamo più in alto
Seppur c’era orgoglio, i pianti eran tanti
Ed era l’uno che comandava, non certo la demo di non si sa quanti
Ed i pianti possono esser visti come atti romantici
Ma se togli la vita agli altri non son altro che atti patetici

Allor poi vedo la costrizione d’artificio
Che appar più bella, che ci accarezza con il beneficio
Ma il beneficio è la maschera effimera e sorridente del pianto perenne
Che ci dona meccanismi per non pensar, per scriver senza penne
E vedo che sempre c’è chi dice che scegli tu
Ma guardando questo sponsor vedo legami al tempo che fu

E più guardo il passato, più vedo il creato succinto
Non c’è che nulla del quale possa dir d’esser convinto
Poiché la storia che fu, fu scritta da chi dirigeva
E quella storia per me, non è cullata da Eva
Poi vedo il presente, e vedo lo schermo
Non c’è solo il vincente, ma c’è chi urla con l’elmo

E allora, mio caro lettore, se hai voglia con me di guardar il futuro
Guarda il dietro, il dietro che fu
Quello con quei raccolti che cibavano, e la musica che rallegrava   
Il passato remoto è il futuro anteriore, con la mente che rullava
E non sperare in quella rivoluzione che senti prossima, che non porta a nulla
L’unico accrescimento è quello dell’evoluzione, che non grida ma culla Rispetta la legge che frequenti, e continua a sperare
Questa crazia è un gradino importante, ed è di andare
Vivi questo tempo armonizzandoti, e concettualizzando un sol dovere
Il rispetto è l’unico che rimane l’obbligo morale da osservare
Sii pacifico, sii tollerante
L’amor che a tutti ha dato, equilibratamente