Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Tommaso Bucciarelli.
Mi ritrovo nell’anno che già è, ma so già quel che sarà.
Vago, divago e stravago, ed in questo fine 1700, sennonché inizio 1800, sto ciarlando con un amanuense grato alla vita, di quel che sogna, di quel che desidera.
Lui, Costantino, è un ventiduenne ch’appare un po’ bigotto, e sogna denari, desidera lussi, quelle cose che descrivono un Suo futuro, ch’è prossimo, per quel che intendevo io con la mia domanda sull’avvenire. “Come vedi l’avanti?” gli chiesi.
Con movimenti regali, gestualità nobili, s’è arroccato nelle sue mura (anzi, Sue Mura), ed il viso paffuto oltremodo grassoccio, m’aveva riferito ciò che ti descrissi poc’anzi.
Lieve era il mio sorriso, mentre lui parlava; talmente sottile da risultar trasparente.
Alla fine delle sue supposizioni meccanicamente speranzose, io, col mio mantello che mi veste, ecco che gli illustro le mie, con ipotesi di fatti.
“Costantino, ti auguro certamente di vivere quel c’hai detto; io, appassionato d’arte quanto mai, ti racconto l’anteriore che immagino.
Sicché, dalla mia base, nascerà una nuova lingua: l’italiano. Che avrà una lunga storia senza storia, purificata dapprima, sennonché Durante, o abbracciando questa parola in Dante, da un mito che introdurrò la comedia (con una sola emme), svolgarendola. Storia che verrà poi narrata in un primo romanzo tra mille anni, mio caro, mantenendo fede alla promessa.
L’italiano, sarà allora che prenderà formalmente vogare sarà dagli altri posti che ci circondano che svarieremo generi”.
E lui, Costantino, s’è perso da parecchio. Ma io voglio continuare.
“Ci sarà, anzitempo, quel genere o categoria, che illuminerà noi stessi ad accompagnare quasi quell’intero secolo. Nel mentre, fioriranno quegli scritti che appassiscono almeno un personaggio a racconto”.
Lui mi guarda con bocca aperta e palpebre cadenti.
“A me, mio caro, piace tutto quel che ipoteticamente sarà, ma m’illumino d’immenso per ciò che seguirà, con aperture a nuovi mondi, a nuove stelle”.
Stelle? ripete lui, Costantino, Mondi?
“Già, mie fantasie, caro, e ci sarò distonia oltre che utopia”
Il viso interrogativo di lui, carica, fomentando il mio dire.
“E giungeremo all’epoca delle tecnologie. Quella cosa che profuma di rosa ma rosa non è, che crescerà sempre più col passar del tempo, e le persone potranno parlare anche a lunghissima distanza, e pur vedersi”.
Vedersi? dice Costantino.
“Già, mio caro, io lo sogno, eppur lo so.
In un compito ho eseguito il Ritorno Al Passato, ch’è grammaticalmente orrendo, ma audace, e son venuto qua dal 2021. Qua, che non so dove sia, ma so che è dove si creerà la letteratura italiana, e voglio che si sappia che il passato, anch’eccellente, sarà lanciato dal futuro nel quale tornerò, ove si chiederanno s’ero scrittore, o contadino, poiché scriverò ora, e ne sei testimone, l’indovinello che canta
Teneva avanti a sé i buoi
Arava bianchi prati
E aveva un bianco aratro
E un nero seme seminava
Poi ci aggiungo
Tommaso Bucciarelli
Ma quelli che verranno lo troveranno cancellato, com’io stesso, che presenterò letizia visibile.
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