Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Simona Gaudenzi.
Quella che sto per raccontare è una storia d’amore. Un amore che ha attraversato il tempo, che è passato di generazione in generazione ed è arrivato fino a me, come una staffetta. Ha aspettato pazientemente per più di cento anni, questo antico amore, ma il suo lungo viaggio nel tempo adesso è finito, può riposare finalmente in pace.
Mi chiamo Serena, ho 65 anni. La mia vita è stata quella di una donna come tante, con le sue emozioni, i momenti belli, i dolori, le delusioni. Nel corso del tempo sono cambiate tante cose in me, non solo nell’aspetto fisico, come è normale che sia, ma anche nel mio essere; come persona, come donna. Credo di aver sempre cercato di guardare dentro me stessa, forse per una predisposizione d’animo, ma anche per i tanti momenti di solitudine che mi hanno dato la possibilità di farlo. Una solitudine non sempre materiale, spesso mi sono sentita sola anche quando ero in mezzo alla gente. Il lato malinconico del mio carattere ha sempre favorito questo desiderio di scavare dentro me stessa. Per sentirmi migliore, sicuramente, ma anche nel perenne tentativo di trovare una felicità che forse non esiste.
Il mio percorso interiore ancora non è finito, e credo che non finirà mai, continuerò fino a quando la ragione me lo consentirà, fa parte di me, ma in tutti questi anni una certezza mi ha sempre accompagnato, e non è mai cambiata, l’amore per mia nonna Giuseppina.
Mia nonna è morta ormai da più di venti anni, avevo quarantaquattro anni quando l’ho vista per l’ultima volta nel suo letto, ormai non era più in grado di parlare e il giorno successivo lasciava questo mondo.
Quarantaquattro anni non sono pochi e mi hanno dato la possibilità non solo di amarla ed essere amata, ma anche di ascoltare da lei le tante storie che hanno fatto parte della sua vita. Mi è sempre piaciuto tanto ascoltare le storie da mia nonna; da piccola le facevo ripetere infinite volte sempre la stessa favola, quella che in quel momento mi colpiva di più, e lei pazientemente la ripeteva. Quando sono cresciuta, il nostro rapporto, fatto molto spesso di racconti, è continuato con le tante storie della sua lunga vita. Una di esse in particolare l’ho sempre sentita in modo più intenso rispetto alle altre, quella di suo fratello maggiore Giulio, che a venti anni partì per la Grande Guerra e non fece più ritorno.
La storia di Giulio, interrotta bruscamente, ha lasciato in lei un desiderio struggente di rivederlo, e in me, non solo il fascino che può dare il mistero di una storia irrisolta, ma anche il desiderio, non del tutto consapevole, di portare a termine qualcosa rimasto incompiuto.
Adesso ti lascio caro lettore, vado a far parte della storia. Preferisco che a raccontare le vicende che seguiranno sia un anonimo narratore. C’è troppo del mio cuore dentro queste storie e non riuscirei a raccontarle con serenità.
Ho raccolto direttamente da mia nonna la staffetta dell’amore, una generazione purtroppo è saltata. Spero soltanto che un giorno i miei figli possano prendere in mano la mia e raccontare un’altra storia d’amore.
brava simona mi aspetto il resto del racconto