Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Nerina Piras.
Carlo (il custode) «Ciao Lisa, come stai? mamma mia quanta gente, anche oggi pensavo non andassero più via, che affollamento e sempre tutti davanti a te, a dire le stesse cose, oh che bella! Oh, ma guarda quant’è piccola. Ma non ti stanchi mai di sentirli? Scusa sai questo mio sfogo ma sono un po’ stanco, anche se mi fa piacere stare qui, mettermi davanti a te e parlarti. Anzi è la cosa più bella che mi possa capitare.»
Monna Lisa «Si Carlo anche a me fa piacere parlare con te, anche perché sono sempre qui appesa, sai a volte mi sento sola, specie di notte, di giorno non mi succede, c’è talmente tanta gente che non riesco nemmeno a scambiare due parole con te.
Però se ti devo dire la verità, a me piace vedere tutta questa gente che viene qui, mi piace sentire i loro commenti, mi piace vedere il loro stupore e sentirli ripetere sempre le stesse cose, “ma io credevo fosse più grande! ma io credevo che! ma io pensavo che, e poi rimanere delusa perché oltre che piccola dicono che con questa lastra di vetro non si riesca a vedere tutta la mia bellezza, hanno ragione, mi hanno messo 5 cm di vetro antiproiettile, e che pensavano mi sparassero!!! Meglio scherzarci sopra!
Infatti, io sorrido “sorniona” “enigmatica” e dai loro sguardi capisco che stanno pensando “chissà cosa vorrà dire quel sorriso”, ma non sanno che il mio è un “semplice sorriso”, non lo hanno ancora capito, ma tu piuttosto racconta, quante persone ci sono state tra uomini e donne, hai visto qualche cosa di strano? Qualche cosa di speciale?»
Carlo «Ma sai Lisa non è che io noto molto queste cose, sono sempre attento che non si bisticciano tra di loro e solo per fare una foto, non cerco di capire chi sono. Invece so che tu, con quel tuo sorriso, le studi le persone, dimmi dimmi, cosa ti ha colpito per esempio oggi?»
Monna Lisa «Oggi? Sì, oggi mi ha colpito una giovane coppia di ragazzi, non sembravano molto interessati alla mia figura o al mio sorriso, erano persi nei “loro” occhi, forse erano sposini, si tenevano per mano, si sussurravano delle frasi che non sono riuscita a sentire, ma sicuramente erano parole d’amore, questa è stata la cosa più carina che mi è capitata oggi. Tu invece raccontami.»
Carlo «Oh lascia perdere Lisa, proprio oggi ho dovuto separare due litiganti, uno aveva la pretesa di stare lì davanti a te e non si muoveva più, ma io dico ma non vedi quanta fila?
Un uomo lo ha ripreso e gli ha detto «sbrigati a fare questa foto, ci siamo anche noi» e lui
«Si è vero c’è tanta fila, ma io ho pagato un biglietto, sono venuto da Roma, per ammirare Lei e fare una fotografia a questa donna, a questo suo sorriso e tu mi vuoi mettere fretta? Io non me ne vado!»
Le altre persone hanno iniziato a mugugnare, a spintonare, insomma che ti devo dire li ho visti abbastanza nervosi, volevano che io intervenissi, non me la sono sentita di dire ad una persona che, aveva pagato un biglietto, era venuto espressamente da Roma, per vedere te e dirgli «te ne devi andare perché c’è una fila che non finisce più e anche gli altri hanno pagato il biglietto.
Alla fine, è intervenuto il Direttore ed ha sgridato me, ero io che dovevo stare attento a queste piccolezze, va beh questo è quello che mi è successo oggi. Però so che tu hai tante storie da raccontare, dai su non farti pregare, raccontamene una.»
Monna Lisa «Beh sai Carlo che ti devo dire, la storia più bella che mi è capitata, è quando si sono incontrate due persone che si erano conosciute da giovanissimi, mentre stavano ammirandomi si sono girati per un attimo attorno, i loro sguardi si sono incrociati e si sono detti «ma io ti conosco», erano un uomo e una donna naturalmente.
Lei era accompagnata dalla nipote di 10 anni che si era allontanata, lui era in compagnia di un nipote di 7 anni cui stava raccontando la mia storia, la mia bellezza, il mio mistero. Ma quando questi due “sconosciuti” hanno incrociato appunto i loro sguardi, c’è stata come una scintilla, si sono dimenticati completamente di me, e ho sentino una corrente che li ha percorsi da capo a piedi. Non erano giovanissimi, infatti erano in compagnia dei nipoti, ma il fremito che ho percepito era qualcosa di magico.
Lei «Io ti conosco non so dove ti ho incontrato ma ti conosco», anche lui stupito ripete «Si forse ci siamo già incontrati,»
«Non lo so, non so nemmeno se frequentiamo lo stesso ambiente, io abito a Monterotondo vicino Roma e tu?»
«Anche io abito vicino Roma sono a Fregene»
«E allora com’è possibile che ci siamo conosciamo?»
Lui «forse frequentiamo lo stesso circolo sportivo? Io gioco a tennis.»
«No non credo, io non sono una sportiva, però ti conosco, di questo sono sicura!»
«Magari ci siamo incontrati da giovani, ho questa sensazione, adesso sono nonna e sono con mia nipote Giulia che si è allontanata.»
«Si vedo, però anche io ho la sensazione di averti conosciuta da giovane, e anche io sono nonno, lui è Marco, mio nipote che ho portato con me per fargli conoscere questa grande opera di Leonardo.»
Hanno iniziato a mettersi seduti sulla panchina davanti a me per cercare di ricordare dove si erano incontrati, sono rimasti lì per ore ed ore scambiandosi le domande solite “ma dove ti ho incontrato” o “dove ti ho già vista”? quali luoghi hai frequentato.
Alla fine si sono detti «Ma tu dove sei nata?» e lì è scaturito il primo ricordo,
Lei «Sono nata a Roma a Cinecittà.»
«Anche io sono nato a Roma a Cinecittà.»
«Davvero? E in che via?»
«Via delle rose.»
«Via delle rose? ma anche io sono nato lì non è possibile, eppure non mi ricordo di te, anche se ho un vago sentore, come se ti avessi conosciuto bene, dove, dov’è stato il momento.»
E li seduti a ricordare la loro infanzia, erano passati più di 40 anni si sono detti.
Lui «Anche se ci siamo incontrati 40 anni fa siamo cambiati, non ci riconosciamo, forse siamo stati vicini di casa, ma dimmi come ti chiami?»
«Mi chiamo Emanuela e tu?»
«Marco»
«Marco? Ma non sarai il Marco Giovanardi?»
«Si sono proprio io e tu non sei Emanuela Rossi? quella ragazzina con le trecce che abitava proprio dirimpetto al mio palazzo»?
«Credo proprio di sì» risponde lei, facendo una risatina nervosa.
«Ma è un miracolo, incontrarci qui per caso, dopo tanti anni, i così lontani da casa, da tutto, qui davanti alla Gioconda che sembra ammicchi felice con quel suo sorriso enigmatico.»
Lei sospirando «Tu sei stato il mio primo amore, avevo tredici anni quando mi sono innamorata perdutamente di te, mio Dio non riesco a crederci, ero così persa che non riuscivo più a dimenticarti, crescendo ho sempre cercato negli altri uomini un qualcosa che mi ricordasse te, inutilmente, ed ora sei qui in carne ed ossa, invecchiato ma sempre tu, chissà se tu ti sei mai accorto di quella ragazzina che sbirciava dalla finestra per spiare ogni tuo gesto, ogni tua uscita, gelosa delle altre ragazze che ti facevano il filo.»
Lui «Ma certo che mi ricordo di te, le tue lunghe trecce, i tuoi sguardi furtivi quando ti passavo vicino e tu arrossivi fino alle orecchie, certo che mi ricordo, mi piacevi tanto, avrei voluto fermarti parlarti chiederti di uscire, ma, io ero tanto più grande di te, e non potevo.
Qualcuno aveva notato questi nostri sguardi da innamorati e hanno pensato bene di separarci, forse proprio i nostri genitori, tu eri troppo giovane per iniziare una storia d’amore.»
Lei «Ma io non ti ho mai visto troppo grande, eri il mio idolo, il mio amore, avrei fatto qualsiasi pazzia per te, peccato non hai osato! Nella vita non ho mai più incontrato un sentimento così folle, così intenso come quello che provavo per te.
Poi mi sono sposata ho avuto due figli e una nipote, che ancora gironzola per questo museo, ora sono vedova e mi faccio accompagnare da lei in questa nuova avventura ho un’età che ancora mi trova troppo giovane mentalmente per rassegnarmi a fare solo la nonna, ma ora raccontami di te.»
Lui Sai Emanuela, non ci crederai ma anche io ho cercato nelle donne che ho avuto, sempre il tuo sorriso, il tuo incantevole viso che mi guardava con ammirazione, ho cercato gli stessi occhi in altre persone, ma non eri mai tu, anche quando mi sono sposato ho sperato di rivederti in lei, ma purtroppo non era così infatti, tutto è finito in un divorzio, però da questa unione è nato un figlio che adoro ed ora faccio il nonno cicerone che accompagna questo giovanotto a conoscere le bellezze Italiane anche fuori dall’Italia, voglio che sia orgoglioso di essere Italiano, con tutti i difetti che abbiamo ma anche con i mille pregi.
Sai stare qui a parlare con te mi sembra un miracolo, Emanuela non dobbiamo perderci, ti prego rivediamoci ancora quando torniamo in Italia.»
Lei No non credo riuscirò di nuovo a staccarmi da te, incontrarci è stato un miracolo e ai miracoli non bisogna girare le spalle, se la vita ci ha rimessi sullo stesso cammino in un modo così singolare, vorrà pur dire qualcosa, questo è un segno, guarda la Monna Lisa, vedi come ci guarda? Sembra che guardi noi, ammira il suo sorriso, sta sorridendo a noi, è bellissima, così lontana, così misteriosa, misteriosa come il tempo che ci ha fatto rincontrare.»
Monna Lisa «E si sorridevo soddisfatta, era un piacere vedere questi due anziani emozionati da questo loro incontro, speravo che non andassero via ma finissero di raccontare la loro storia, volevo sapere.»
Lui «Come ti dicevo prima sono divorziato ormai da tanto tempo ma tu da quanto tempo sei vedova»?
Lei «Sono vedova, oramai da 10 anni, ho amato molto mio marito, è stato un grande uomo per me, mi ha protetta, amata, vezzeggiata e corteggiata tutta la vita, ma purtroppo un male lo ha portato via molto presto e da allora non ho voluto più nessuno accanto a me, ma per quanto l’ho amato ho sempre cercato te, in lui, anche se sapevo che non era giusto e, purtroppo, prima di conoscere lui non riuscivo a rassegnarmi a non averti, sei stato come un tarlo, che mi ha segnato tutta la vita, ed ora averti qui…non ho parole per esprimere quello che provo.»
Lui «Sicuramente ci incontreremo ancora appena torniamo in Italia, viene andiamo al bar a prenderci un caffè e a recuperare i nostri nipoti.»
Monna Lisa «Così si sono alzati, si sono presi per mano e si sono allontanati, inviandomi un ultimo sguardo, non saprò mai come andrà a finire questa storia ma credo nel destino e in questo incontro “magico”, erano così belli, cosi fiduciosi che ho sperato che davvero si sarebbero incontrati ancora e magari iniziare questa storia che non era mai iniziata, ma neppure finita.»
Carlo «Questa sì che è una bella storia, non come quelle che accadono a me con gente che si spintona e litiga per una foto, però devo dirti che anche io ho una storia bella da raccontarti, una vicenda che è successa proprio qui al Museo; te la racconto: c’erano due adolescenti che, lontano dagli altri, si tenevano per mano cercando di non farsi scorgere né dalla professoressa, né dai loro compagni; erano in gita scolastica di fine anno.
Io ero seduto in un angolo, loro credevano di essere soli, non volevo origliare, ma era impossibile non ascoltare, lui le stava facendo delle promesse, le diceva
«Ti prometto davanti alla Gioconda che quando sarò grande ti sposerò e non guarderò nessuna ragazza eccetto te.»
A me veniva da ridere, erano giovanissimi, avranno avuto 13/14 anni, intorno a loro i compagni si agitavano irrequieti, le professoresse erano nervose e tese per cercare di tenerli a bada e spiegare loro cosa stavano ammirando, ma i due erano perduti nei loro sogni e non si rendevano conto di chi gli stava intorno.
Però era bello vedere l’ottimismo in loro, la speranza, erano teneri, mi sarebbe piaciuto sapere se poi i loro sogni un giorno si sarebbero realizzati.
Ora però tocca di nuovo a te raccontare una altra storia, che hai visto da dove sei»
Monna Lisa «Certo da qui dove sono appesa posso solo ascoltare i discorsi che fanno davanti a me, ma ce ne sarebbero di storie da raccontare!
Ti racconto questa, in questa storia non ci sono nonni con i nipoti, questa storia è di due persone adulte, parlavano spagnolo, li capivo poco, ma quel poco che sono riuscita a carpire, anche dai loro gesti avevo intuito che erano amanti; si erano dati appuntamento qui a Parigi, nel museo, ed ora erano davanti a me, che raccontavano sussurrando, come lei era riuscita a convincere il marito a lasciarla venire qui Parigi con la scusa di incontrare un amica, e lui con la scusa di un lavoro, parlavano spagnolo, per questo li capivo poco.
Devo dire che mi facevano un po’ di tenerezza e un po’ rabbia sentire che stavano ingannando delle persone innamorate di loro, ma non voglio giudicare, non si sa mai cosa veramente spinge le persone a questo comportamento, forse la forza dell’amore.
Io sono solo un dipinto e non essendo in grado di provare sentimenti umani, non voglio dare giudizi.
Lei era graziosa, aveva capelli lunghi castani con occhi color nocciola molto belli, lui invece era il classico macho latino, sapeva di piacere, lo si capiva quando si guardava intorno cogliendo sguardi ammirati sulla sua persona.
Ho immaginato che avesse una moglie in casa perché, anche se capivo poco lo spagnolo, ha parlato di figli, facendo intendere alla donna che aveva davanti, che non poteva lasciare la madre dei suoi bambini.
Lei al contrario pendeva dalle sue labbra e si capiva che avrebbe lasciato marito e figli pur di stare con lui…poverina mi faceva tenerezza, sembrava molto fragile.
Ma sai Carlo qui di storie simili capitano tutti i giorni dovrei essere abituata, ma questi due mi sono rimasti nel cuore.
Ora sono stanca si sta facendo notte tra un po’ le persone vanno via e mi lasciano sola, anche tu andrai nella tua casa da tua moglie e da tua figlia, non pensare a me quando sei con loro, dedicagli tutto il tuo tempo libero, se lo meritano, hai una bella famiglia, mi ricordo quando me le hai presentate, anzi grazie di avermi coinvolto, mi fa piacere sapere di appartenere con il cuore a qualcuno, da quando mi hanno appesa qui sento la nostalgia della mia amata terra Italia, io sono Italiana e anche se risiedo qui rimarrò per sempre italiana, tu questo lo sai mi capisci e lo approvi. Buona notte Carlo»
Carlo «Si ti do la buona notte anche io riposa tranquilla qui nessuno verrà a disturbarti, domattina sarò di nuovo accanto a te e potremmo di nuovo raccontarci tante altre storie. buona notte Lisa»
Accattivante l’espediente dialogico che mette in relazione un capolavoro ormai senza tempo e un semplice ma sensibile guardiano di museo. Le distanze si accorciano e il dipinto diventa uno specchio grazie al quale e nel quale si ritrova un’umanità accomunata dal sentimento.
Il racconto infonde speranza, la realtà può riservare sorprese…anche positive.
grazie della bella recensione scritta con sensibilità
Originale simpatica e intrigante l’idea di rendere spettatori involontari e curiosi, un’opera d’arte, il dipinto più famoso al mondo e il suo tenero custode, sensibile e protettivo verso la sua Monna Lisa al punto di irritarsi di fronte alle solite e scontate considerazioni del pubblico grossolano e maleducato. Entrambi attenti e curiosamente coinvolti nel susseguirsi e intrecciarsi davanti a loro di vicende umane e storie sentimentali. Forte e affascinante questo tocco di romanticismo emerso dal volto più famoso per il sorriso così sornione e enigmatico e un po’ distaccato come quello di Monna Lisa, un semplice sorriso come lei stessa sostiene, ma che qui si carica di luce e umanità …..un sorriso sull’amore.
grazie delle belle parole, spero di aver catturato la tua sensibilità