Capitolo 3

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmela Brandi.

Il terzo incontro

Da circa tre anni il primo sabato di ogni mese presto servizio di volontariato nella casa-famiglia Domus Matris. Il lavoro mi tiene impegnata solo di mattina, seguo negli studi i bambini stranieri non accompagnati che frequentano le scuole primarie del quartiere Appio Latino. È un’attività che amo molto e mi permette di nutrire la mia vocazione per tutte quelle opere che sono volte al bene comune e per chi ha bisogno.
Lavorare con bambini che portano nei loro gesti e nella vita quotidiana tante storie di sofferenza, ma anche di dolcezza e speranza, mi emoziona e mi fa sentire in comunione con vissuti tanto diversi. Alcuni di loro raccontano la cultura di paesi come quelli africani o indiani e tutto diventa vero, perché le immagini di quei racconti sono disegnate negli occhi soprattutto dei più piccoli.
Appena finito in casa-famiglia, all’ora di pranzo raggiungo Martina, Cecilia e Marzia a via del Corso nei pressi di Piazza Colonna. È una giornata fredda, soffia una leggera tramontana tipica del periodo invernale a Roma. Il cielo è azzurro, ospita grosse nuvole bianche a forma di ciuffi, splende il sole che accompagna quanti si riversano nelle strade del centro della città per lo shopping natalizio.
Quando arrivo le ragazze stanno confabulando su dove pranzare, ognuna avanza le sue preferenze coerenti alla dieta del momento, alla fine concordiamo per un pasto veloce e leggero: un panino in una piccola paninoteca in via del Collegio Romano, è comoda perché si trova lungo il tragitto per raggiungere il Chiostro del Bramante.
Sento l’avviso di un messaggio, guardo il telefonino, anche un po’ distratta, perché sono concentrata sulla scelta del percorso da seguire.
È Claudio: “Sei impegnata? Ti va di vederci nel pomeriggio per una passeggiata?”
Non rispondo subito. Con fare trasognato e sorpreso mi rivolgo alle mie amiche e spiego che non avrei potuto trascorrere tutto il pomeriggio con loro e ho un contrattempo “importante”. Martina mi guarda e così Cecilia e Marzia sono tutte disorientate, poi nel silenzio irrompe una risata maliziosa ed eloquente.
Tra le loro risa rispondo a Claudio che sono impegnata, ma posso liberarmi! Gli chiedo di raggiungermi in centro.
Mangio di corsa il panino e riesco a fare una breve visita alla mostra di Andy Warhol, penso: ‘Ci sarà un’altra occasione per rivederla.’
Saluto le ragazze che non sono molto contente della mia decisione di abbandonare la compagnia.
Poi rileggo i messaggi, sono felicissima, emozionata e sempre più sorpresa. Ho dato appuntamento a Claudio proprio a Piazza dell’Orologio. Confido nella magia del periodo natalizio per il nostro primo appuntamento da soli.
Claudio è alla guida di una Mercedes sportiva. Sono contenta di vederlo, fatico a nasconderlo. Decidiamo di restare in centro e di fare una passeggiata, ma quasi subito ci fermiamo in un bar della piazzetta, uno di quelli con lo spazio all’aperto, delimitato da una siepe illuminata da lucine colorate. Scegliamo un tavolino un po’ appartato e avvolto dal tepore di un fungo riscaldante, gli altri tavolini sono tutti occupati da coppiette e famigliole immerse da pacchi e pacchetti da regalo.
Iniziamo a parlare: lui racconta dei suoi affari e degli interessi che lo portavano a lavorare con la Hair Seven. Ci scambiamo i racconti delle nostre aspirazioni, delle occupazioni di quel momento.
Mi accorgo che Claudio è curioso e non poco. Ascolta con particolare coinvolgimento i miei racconti, apprezza il mio entusiasmo per l’attività di volontariato, segue le mie parole con lo sguardo dolce, triste o sorpreso a seconda delle situazioni che descrivo.
Parliamo, parliamo! Il cameriere non arriva, quasi ci dimentichiamo del caffè, in quel momento le persone che riempiono i tavolini, la piazza e le strade intorno al bar sono scomparse, anche noi siamo solo delle sagome. Si sente solo l’eco delle nostre voci.
Arriva il caffè, beviamo con avidità, il tempo è volato, Claudio guarda l’orologio, mi fa cenno che è meglio andare.
Lo seguo.
Ci incamminiamo verso il centro di piazza dell’Orologio, ci stringiamo e non riusciamo a staccarci. Mi prende la mano. Non parliamo, mi tiene stretta per i fianchi. Camminiamo. Gli sguardi si incrociano, tutto intorno ruota sempre più veloce. Una strana forza ci avviluppa, le nostre bocche si avvicinano, le sue labbra sulle mie.
Mi guarda sorridendo e con tono severo mi dice: “Mi hai baciato?!”
Rispondo divertita: “No, tu hai baciato me!!”
Scoppiamo in una risata.
Siamo felici e stuzzicati da ciò che sta accadendo.
Ormai mano nella mano ritorniamo alla macchina. Claudio si offre di accompagnarmi.
Arriviamo sotto casa. Sono letteralmente incollata al sedile della macchina. Riconosco la stessa sensazione provata al telefono nei giorni prima: il respiro rallenta, cerco di mantenere la calma.
Mi volto. Lo guardo. Accenno a scendere dall’auto.
Mi afferra con delicatezza il braccio, mi trattiene, i suoi occhi vogliono dire tante cose, mi spogliano con dolcezza e non posso impedire il rossore in viso.
Anche lui, un po’ impacciato, continua a mantenere fermo il mio braccio, poi mi tira a sé e mi dice:
“Non mi saluti?”
Mi sento stordita, tante sensazioni che non mi lasciano, persiste lo stato di abbandono a una strana sensazione di felicità. Dopo come ubriaca e confusa mi lascio stringere e nuovamente le nostre bocche sono vicine. Sento le sue labbra umide, che sfiorano le mie e un piacere infinito che ci avvolge. Non ci stacchiamo più. Trascorrono alcuni minuti, mi guarda, ha conquistato i miei occhi e di istinto gli accarezzo il viso, voglio che senta quello che provo: il desiderio di stare ancora con lui e la dolcezza di quel momento.
Guarda l’orologio e poi me.
Lo invito a salire e lui mi segue.
Abito all’ottavo piano di un palazzo sulla via Appia, l’appartamento è piccolo, ma grazioso, ha un panorama bellissimo, si vedono dal terrazzo le colline dei Castelli che circondano Roma. Nel periodo natalizio è un incendio di luci, sembra che questa sera brillino di più.
Entriamo in casa, accendo una piccola lampada e qualche candela, le nostre ombre vicine si avvolgono, le mani si sfiorano e le nostre bocche sempre l’una sull’altra.
Il suo corpo caldo sul mio, sfioro con le dita la sua schiena, la pelle è morbida, la luce della luna la illumina appena. Mi sento bellissima e amata.
Lui mi accarezza dolcemente e continua a baciarmi, ho l’impressione di conoscerlo da sempre. Sono felice e sento che Claudio prova le mie stesse sensazioni.
Il piacere continua a cullarci, è come stare su un’amaca dondolata da un vento estivo. Insieme al piacere un impeto di calore ci trasporta. Lui si abbandona ad un delicato erotismo.
Ci lasciamo.
Nella notte, la spirale di fuoco e piacere continua ad avvolgermi. Mi sveglio, ancora sento il suo odore. Mi alzo e guardo le mille luci sulle colline che ora sembra si confondano con le stelle e penso che sarà davvero un magico Natale!
Il giorno dopo chiamo Martina, le racconto della serata, mi raccomanda di stare attenta e di tenere la situazione sotto controllo, gli ultimi trascorsi sentimentali hanno lasciato i segni.
Sono d’accordo e ascolto con attenzione le sue raccomandazioni, ma sono sicura di due cose: voglio essere felice e non voglio rinunciare a Claudio, anche se il rischio è alto!
Così vivo i giorni seguenti con grande serenità ed entusiasmo, ho capito che Claudio è una persona molto buona e sincera, queste qualità mi piacciono, sento che devo dargli fiducia.
Claudio mi manda un messaggio sul telefonino: “Ripenso a noi due e all’altra sera.”
Rispondo: “Anche io!”
Intanto sta trascorrendo il periodo natalizio e si susseguono tra noi telefonate con una certa regolarità. Abbiamo voglia di rivederci, gli dico che si sta avvicinando il mio compleanno e mi piacerebbe trascorrerlo con lui, dal tono della voce capisco che è contento di rivedermi per l’occasione.
Claudio è spesso in viaggio per lavoro, dopo le chiacchierate al telefono mi manda foto della Torre Eiffel da Parigi, del Parco del Retiro e di Plaza Mayor da Madrid, la Torre de Belém dal Portogallo.
Anche se non stiamo vivendo ancora una vera relazione è tutto emozionante e sono continuamente trasportata in un’altra dimensione.

Un pensiero su “Capitolo 3


  1. Ho letto questo racconto tutto di un fiato, mi piace come scrivi,
    mi sento presente nella scena, ora aspetto di leggere il prossimo racconto.

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