Come Un’Amica

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Elena Dreoni.

La pioggia battente svegliò Sara nel cuore della notte. Il suo rumore sempre più forte e insistente costrinse la ragazza a dischiudere gli occhi. Combattendo col sonno che continuava ad attirarla a sé, lei cercava di capire cosa stesse accadendo. Quando il buio della stanza fu squarciato da un lampo, allora si rese conto del diluvio che stava cadendo a precipizio dal cielo.
Scese svelta dal letto e corse in cucina. La finestra era aperta. Per fortuna la persiana era tirata in là, ma per via della violenza della pioggia entravano comunque schizzi di acqua e folate di vento.
Sara la chiuse in fretta e subito, intorno a lei, tornò la calma. Protetta dal vetro, rimase a guardare gli scrosci di pioggia che picchiavano violenti il marciapiede.
Il suo fiato caldo appannò il vetro, ma lei non tentò di pulirlo con la mano, perché in quella opacità si affacciò chiaro e dolente un ricordo.
Vide sé stessa e Valerio chiacchierare l’uno di fronte all’altra per la strada. Lui era appena rientrato a Roma da Milano, dove lavorava e dove era rimasto segregato nei mesi del lockdown per il covid 19. Sara aveva contato i giorni, le ore e i minuti per poterlo incontrare e abbracciare di nuovo dal vivo. Aveva voglia di guardarlo, e di accarezzargli il volto e i capelli. Aveva voglia di baciarlo, di assaporarlo come diceva lei, e di sentire il suo corpo stretto al suo. Ma più di ogni altra cosa voleva che il loro ritrovarsi dissipasse le ombre delle tante, troppe, discussioni e incomprensioni che avevano amareggiato quel lungo periodo di separazione.
Dietro a quel vetro, Sara sentì ancora dentro di sé l’attesa trepidante di un abbraccio, di un bacio rimasti però incompiuti, chiusi dentro di lei a bruciarle il cuore. Rivide lo sguardo distante di Valerio, la sua espressione ferma, decisa, mentre le diceva parole che ora non voleva ricordare. Rivide la pioggia che li bagnava, e la sua mano che cercava la mano di lui il quale, con fermezza, si sottraeva e continuava a scuotere la testa negandole qualsiasi possibilità. La pioggia cadeva più forte e si era unita alle lacrime di Sara e insieme le lavavano via il volto dal trucco, e le riempivano l’anima di un dolore lacerante e irreparabile.
La ragazza passò la mano sul vetro, lo pulì come a voler cancellare ogni ricordo. Si asciugò le lacrime con la mano e se ne tornò a letto.
Ora la pioggia si era calmata. Sara si rannicchiò sotto le coperte. L’acqua cadeva giù lenta e pareva accompagnare le sue lacrime, come un’amica tra le cui braccia annegare ogni sofferenza.

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