Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Nerina Piras
Cara Anna,
che gioia ricevere la tua lettera, ho tanto desiderio di rivederti, per ora non posso muovermi da casa, sono ancora convalescente e il mio amore mi sconsiglia le uscite e le visite, anche se il mio cuore anela a questo incontro, anche perchè tu non saresti una semplice visita ma saresti TU, la mia amica di sempre.
Nella tua risposta mi racconti della nostra gioventù, ma i miei ricordi sono ancora più antichi, ricordo i giochi di bimbe, ricordo i nostri sogni, quanto penso a te torno indietro nel tempo, e la nostalgia mi riempi l’anima, ricordo i nostri segreti di donne/bambine, dei piccoli amori, delle amicizie incontrate a scuola e nella via delle nostre case, perchè a quei tempi, ti ricordi? si giocava ancora per le vie della città, non c’erano macchine, né traffico, le strade appartenevano a noi bambini, tracciavamo le “campane” in mezzo alla via, e saltavamo alla corda, ogni tanto passava un auto, era un evento, non c’era smog, la città era la nostra.
I genitori ci chiamavano solo la sera per andare a cena, pertanto, restavamo fino a che non si faceva buio.
Quando penso a te ricordo tutto questo con gran serenità.
Ripenso anche ai sogni di noi ormai quasi donne che si sono trasformate in un incubo, almeno per me, ma dalla tua lettera, si evince che anche tu non hai avuto vita facile, non mi hai voluto raccontare nulla per lettera, per questo motivo non vedo l’ora di rivederti presto
Come sai io ti ho raccontato la mia, di come disperata e abbandonata ho tentato di togliermi la vita, tu mi rimproveri per questo, ma sai le persone come me a volte non si rendono conto che la vita è preziosa, ma pensano solo che l’unico modo che risolvere i problemi sia farla finita.
Ora mi rendo conto che è stata una decisione da vigliacchi, hai ragione quando dici che la vita è un bene prezioso e come tale va curata e protetta, ora ne sono consapevole, e come già ti avevo accennato anche grazie all’amore che ho incontrato, questo uomo, Francesco, non solo mi ha salvato la vita, ma ha fatto tornare il sorriso sul mio volto.
Sono rimasta sorpresa, invece quando mi dici che per te non è stato l’amore di un uomo a cambiare la vita, ma una “filosofia di vita” il buddismo mi hai incuriosito, non ne so nulla, mi piacerebbe approfondire, lo sai è da una vita che non prego, anche se appena risvegliata dall’incoscienza del mio gesto disperato, ho pensato di riavvicinarmi a Dio e al suo credo, ma evidentemente non ne sono così convinta per questo mi reputo Atea.
Non credo in nulla, anche perchè nel momento del bisogno, non ho avuto conforto nemmeno nella preghiera, ho provato qualche volta a recarmi in chiesa, ma sinceramente non è servito a nulla, per questo poi sono arrivata al gesto estremo di cui mi sono sicuramente pentita.
Mi pento di non aver lottato di più per me stessa, mi pento di non aver chiesto aiuto, nemmeno a te, mi pento di aver rinunciato a mio figlio, ora il mio grande rammarico.
Una speranza me l’hai accesa tu parlando della tua associazione, di quella che aiuta le persone in difficoltà, non ho ben capito se il “buddismo” aiuta le persone con gli “psicologi” o a farlo è la tua associazione di cui non mi hai detto il nome, comunque sia, questa volta sono qui a chiederti aiuto.
Vorrei ritrovare mio figlio, vorrei riallacciare con lui i rapporti, vorrei che capisse fino in fondo cosa mi è accaduto.
Non posso farlo ora, perchè Francesco, che è anche il mio medico, reputa che sono ancora molto fragile psicologicamente, ma ha promesso che appena starò meglio vorrà conoscerti e insieme a lui aiutarmi in questa nuova impresa.
Impresa di ricongiungermi con mio figlio, questo figlio perduto per ora.
Per farti capire cosa è successo, devo tornare indietro nel tempo.
Quando, come ti avevo già predetto, mi tolsero tutto, tutto anche lui, che poi è vissuto in casa della nonna, nonna che non faceva altro che parlare male di me, allontanandolo sempre di più, come se fossi stata io ad abbandonarlo, inoltre non avevo il denaro per poterlo mantenere, anzi a malapena riuscivo a sbarcare il lunario per me stessa.
Fosse stato solo questo… il dramma più grande questo ragazzo lo ha vissuto con la presenza di questo “padre malato” entrando nella testa di questo figlio avvelenandolo, contro di me ma anche contro il mondo.
Per ultimo e più grave è stato quando il padre ormai del tutto fuori di testa, decide di vendere la casa dove vive, andando a fare il “barbone” per la via, questa è stata la botta finale per lui.
Per me peggio sapere che anche mio figlio non aveva più una casa, uno sbandato anche lui, so che Giulio per questo motivo non si è più ripreso non riuscendo a capire il comportamento degli adulti che avrebbero dovuto proteggerlo e indicargli la via giusta.
Prima sua madre lo abbandona, andando via di casa, poi il padre vende casa e va a vivere come un barbone, cosa ci si può aspettare da un figlio che aveva tutto, una famiglia agiata, una nonna amorevole, che l’ha abbandonato al suo destino anche lei, cosa ci si può aspettare?
È già tanto che non sia finito nella stessa “malattia” del padre.
Vorrei tanto parlare con lui e spiegargli tutta la verità, ma non vuole incontrarmi, mi rifiuta, come pensa lo abbia fatto io.
Per questo sono ancora disperata, ma sono ancora troppo fragile per poterlo affrontare, devo riprendermi, solo quando sarò di nuovo padrona dei miei pensieri e della mia emotività, ti chiederò aiuto, e questa volta lo accetterò senza pensarci un attimo.
Farò esattamente quello che mi chiederai, e sarò umile nel chiederti l’aiuto di cui ho bisogno.
Con sempre tanto affetto Anna