Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmen Brandi.
Canope, la ninfa dell’antica quercia, che le fa da dimora ormai da tempi antichissimi, osserva Maia, sua dolce amica che è assorta nei suoi pensieri.
Segue la giovane con un’occhiata veloce, poi chiude gli occhi, vuole solo ascoltare.
È l’alba, Maia si avvicina alla riva del piccolo lago che bagna il bosco. I neonati raggi di sole filtrano tra i rami degli alberi. La notte è trascorsa tranquilla, gli animali notturni questa volta hanno rispettato i suoi sogni, soprattutto i gufi, che con il loro verso cupo e continuo solitamente accompagnano il suo sonno.
La fanciulla tira un profondo respiro, tutt’intorno l’aria ha l’odore dell’umidità della notte, porta lo sguardo sulla superfice dell’acqua, che riflette la luce del giorno, brilla come se fosse cosparsa di una miriade di diamanti.
<< Presto sarà tutto asciutto, è un’estate molto calda>>! Pensa tra sé.
Mentre continua a guardare il lago, porta un braccio al grosso ramo di quercia alla quale è legata da un affetto profondo. Trascorre molta parte del giorno e della notte in sua compagnia, qui nel bosco ce ne sono tante, ma questa è speciale: è la sua amica del cuore.
Con l’altra mano si tiene le vesti leggere che coprono appena il suo corpo esile, ma perfetto, la ninfa immerge i piedi nell’acqua e mentre ne gode, sbircia tra gli alberi:
<<Questa mattina c’è molto silenzio nel bosco…. sembra che tutti ancora riposino>>,
guarda, poi in lontananza, tra i cespugli acquatici scorge una macchia di colore rosa intenso e intorno un alone di un verde brillante: è una bellissima ninfea.
I suoi occhi si illuminano, sapeva di poter dirigere la forza vitale della natura, ma non pensava di poter arrivare a creare tanta bellezza, timidamente ne è compiaciuta.
Quando le accade di ammirare tali meraviglie, vorrebbe condividere la sua gioia con altre compagne ninfe, ma il timore di apparire sciocca o al contrario presuntuosa la trattiene.
Così mostra il grosso fiore ad uno scoiattolo, che intanto si avvicina allo specchio d’acqua per bere. L’animale, però non si mostra troppo interessato.
La ninfea, nel frattempo si è schiusa, mostra i suoi grossi petali che spiccano nel verde intorno, anche l’acqua appare dello stesso colore: rosa con sfumature verdi.
Maia continua a tenere i piedi nelle acque del lago e fissa il fiore con avidità, vorrebbe tuffarsi nel suo colore e fondersi con la sua grande corolla.
Ama stare da sola e passare in rassegna le trasformazioni delle piante che abitano il bosco, il suo compito è quello di animare e dirigere l’energia creativa della vegetazione che le era stata assegnata da Zeus.
Lo spettacolo al quale sta assistendo le trasmette un misto di allegria, di spensieratezza e un pizzico di euforia e com’ è nella sua natura improvvisa una danza che pian piano diventa frenetica.
Le sue braccia seguono le note di una musica, proveniente da un angolo nascosto del boschetto, è un giovane fauno, Geri, che appena si è accorto della danza della dea, si è messo all’opera con il suo flauto.
La dea si muove sinuosa, elegante, le gambe flessuose si intravedono sotto le sfumature delle vesti trasparenti che volteggiano leggere nell’aria.
Il suono è dolce, ma intenso e avvolge completamente la fanciulla, ad ogni suo movimento gli alberi intorno sembrano ballare con lei e le fronde diventano sempre più verdi, una strana energia avvolge tutto, gli uccelli si muovono in volo e gli altri animali danno inizio alle loro attività quotidiane.
Questo è il segno che il sole, ormai padroneggia il cielo azzurro estivo.
Maia sfinita si sdraia sotto la quercia sua amica, mette in ordine le vesti, non riesce a non pensare alla ninfea che primeggia fra tutte le piante questa mattina. Cerca di ricordare i sogni della notte appena trascorsa, sa che è proprio durante il sonno, esprimendo dei desideri, si libera la sua forza vitale.
<<Non riesco a capire come ho fatto a far emergere la ninfea dal fondo del lago e spingerla a fiorire così bella.>> parla tre sé <<Ho sempre tanti dubbi sulle mie possibilità, mi sento spesso malinconica e triste. Sento intorno a me l’energia degli animali e degli alberi del bosco, ne dovrei essere soddisfatta, in fondo sono consapevole che il loro aspetto rigoglioso lo devono a me, ma non so ancora usare bene i miei poteri, mi devo impegnare di più. Le altre ninfe sembrano sempre più brave di me, i loro boschi sono più ricchi.>>
Le sue parole vibrano nell’aria, le sillabe si susseguono una dopo l’altra a guisa di note, così come una sorta di melodia, ma la sua espressione è sempre più sfiduciata e spenta.
Geri viene attratto da questo strano canto che somiglia quasi ad un lamento. Di solito vive ai margini del bosco, ma questa volta si dirige verso il lago e giunge nei pressi della quercia, vorrebbe intervenire e rassicurare la bella Maia.
Prova a parlare, ma si nasconde dietro al tronco dell’albero, non vuole spaventarla. Sa di non avere un bell’aspetto, si, il suo viso è quello di un dio, ma il corpo, è davvero orribile e bestiale. Intona un canto e cerca così di alleviare l’animo della dea:
<<Bellissima, devi sapere che la notte io veglio sul bosco e tutto si anima, non solo degli animali tuoi amici, anche dei tuoi sogni e dei tuoi desideri. Questa notte ho assistito ad un sogno in particolare ed era così: in un mondo a forma di cuore c’eri tu, come sempre bellissima, piena di una luce che somigliava a quella delle dee dell’Olimpo. Eri sospesa da terra e il tuo sguardo ha avvolto tutte le piante che all’improvviso si sono animate. Hai iniziato a danzare e loro con te, sono, poi accorsi tutti gli animali e anche questi con voi erano trasportati da una musica misteriosa, non era il suono del mio flauto questa volta. Ho osservato attentamente e in quel mondo di cuori c’era anche un uomo bellissimo. Penso sia stato un eroe, perché era possente e forte, aveva uno scudo e un arco, ma ad un certo punto si è messo a suonare la lira e da essa si è levata una melodia soave. Per un momento ho provato tanta invidia, dal mio flauto non esce una tale musica. Però il mio cuore si è riempito quando mi sono accorto che il tuo volto alla sua vista è diventato ancora più bello. Ho avuto l’impressione che tu lo stessi aspettando, in realtà come ogni notte, ma in quella scorsa la vostra unione è stata così intensa e appassionata che è nata una ninfea ed è proprio quella lì nel lago.>>
Maia ascolta attentamente le parole di Geri, all’inizio si nasconde il viso, perché non vuole che lui veda il rossore che ha preso il posto del color rosa delle gote, poi si costringe alla normalità e prova ad immaginare l’uomo che il fauno ha descritto.
Porta le mani sul cuore, si contrae tutta, chiude forte gli occhi e pensa che l’eroe di cui parla il fauno possa esistere, lei ne è sicura ed è a lui che anela, lo sta aspettando con tanta inquietudine e sente che presto arriverà.
Geri termina il suo canto, Maia si alza, cammina tra i cespugli vuole incontrarlo, lo chiama, ha sempre saputo che lui era lì e che si nascondeva alla sua vista, vorrebbe ringraziarlo per tutto quello che ha fatto fino a quel momento e dirgli che lei apprezzava il suo operato. Il suono del suo flauto spesso accompagnava le sue danze, senza di lui il bosco non sarebbe tale. La danza nutre la linfa vitale degli alberi.
Geri continua a nascondersi, Maia non vuole suscitare il suo risentimento così gli dice:
<<Geri, non voglio insistere e rispetto la tua volontà. Caro, so quanto tieni al bosco e a me, i miei sonni sono tranquilli proprio grazie alla tua presenza, non temere la mia vista, sai che noi ninfe possediamo dei poteri, potrei aiutarti se solo tu lo volessi>>!
Geri, però non risponde, preferisce allontanarsi e aspettare che il giorno giunga alla fine.
L’albero di quercia si anima, la ninfa Canope, che lo abita ha deciso di parlare e aiutare a riflettere Maia sulle sue reali possibilità, voleva farlo da tanto tempo, ora è il momento giusto, l’intervento di Geri aveva svelato degli aspetti della vita dell’amica e ne vuole discutere con lei.
<<Maia hai ascoltato il racconto di Geri?>>
<<Si!>>
<<Bene, cara amica ora tendi le orecchie a ciò che sto per dire.>>
<<Sai che mi fido di te e seguo i tuoi consigli, quando mi parli dopo i tuoi lunghi silenzi.>>
<<Nel racconto di Geri c’è un momento descritto che mi ha colpita e spero che abbia avuto lo stesso effetto anche su di te. Il mondo di cui ha parlato il fauno è un cuore e lì tu non camminavi, ma volavi e danzavi al suono di una lira. Chi suonava era un uomo. Non capisci che la tua forza è nel cuore! Dove non cammini e dove non usi la mente, ma ti lasci andare, o meglio lasci andare la tua forza vitale, che solo nell’incoscienza del sogno usi con sicurezza. L’altro argomento è l’amore per quell’uomo, che guarda caso suona. Allora! Cosa ti fa capire tutto questo? Pensi forse che quell’uomo non possa essere Geri! Mi spiego meglio. Geri con il tuo aiuto potrebbe trasformarsi in uomo e abbandonare l’aspetto animalesco. Vi osservo da tanto tempo, non so più da quando! È semplice! Siete innamorati, ma vi nascondete, tu dietro le tue insicurezze e lui è timido perché sa di non essere pienamente uomo. Ora se soltanto la tua energia vitale lo sfiorerà, diventerà quell’eroe che tu aspetti da sempre. Cara amica, è finito il tempo di vagare infelice nel bosco, pensando di essere un passo in dietro alle altre ninfe. Vai lui aspetta solo te!>>
Maia non riesce a proferire parola, non aspettava altro, l’incoraggiamento dell’amica la rincuora. Il volto della dea si illumina, dà inizio ad una danza, chiude gli occhi e si lascia trasportare da un leggero Scirocco caldo della sera pieno del profumo dei fiori della notte.
Il sole è tramontato, ma la scena nel bosco è la stessa della mattina. La ninfa, danzando vaga tra gli alberi e i cespugli che al suo arrivo si destano, il richiamo è forte, Geri non resiste e comincia a suonare il suo flauto, la forza vitale che si leva dalla danza di Maia lo avvolge e il desiderio di baciarla si fa sempre più forte. Il suo viso diventa sempre più bello, il torace definito, le gambe muscolose e possenti. Il fauno si osserva incredulo. Ha capito che Maia ricambia finalmente il suo sentimento e conosce bene la forza del suo amore. Una strana magia avvolge il bosco, tutti i suoi abitanti sono in festa e questa volta non è un sogno, ma una bellissima realtà.
Canope, la ninfa della vecchia quercia, felice chiude gli occhi, ora la sua amica ha imparato, sa che entrambe possono sempre contare una sull’altra. Le ninfe tra i loro poteri possiedono quello di conoscere il futuro e la dea vede che i due giovani saranno incoronati da Zeus.
La vita del bosco sarà animata da mille avventure…