Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Teresa Fiumanò.
Buu, bao, bau, … ciao!
Io sono Zack e per raccontarvi la mia storia mi servirò del vostro linguaggio, non sono pratico, comunque ci proverò.
Sono nato in una stalla, la mia mamma, una splendida lupa la fecero accoppiare per venderne i figli. I soliti traffici degli umani che pensano sempre ad arricchirsi a nostre spese!
Io ero l’ultimo di dieci cuccioli, mia madre stanca non volendo mi ha dato un morso su un orecchio portandone via un pezzo.
Il mio primo periodo di vita è stato felice, mangiavo e dormivo sazio e caldo!
Ogni tanto venivano degli u-o-m-i-n-i, strani esseri spelati a due zampe, con la faccia piatta senza muso, che ci tiravano su per ammirarci. “Carini! io voglio questo, io voglio quello…”
Tempo tre mesi sia i miei fratelli che le mie sorelle furono venduti.
Quando avvenivano le scelte le persone mi guardavano e dicevano: “Questo col difetto no!”
Rimasto io solo il fattore mi regalò a un ragazzotto del vicinato.
Olimpio, un adolescente brufoloso, mi portò in un posto desolato, dove accanto a un orticello c’era una costruzione sbilenca, chiusa da una porta di legno da cui provenivano i grugniti della maialessa che vi era ospitata.
Proprio di fronte c’era un boschetto rado e poco distante una discarica abusiva.
Bè, il termine l’ho imparato dopo dal momento che qui in Italia nessuno, nemmeno un cane, può fare a meno di sapere che cosa sia una discarica che per me allora era solo un attraente cumulo di rifiuti putridi in cui mi sarei fatto volentieri una piacevole rotolata.
Sapete, noi cani siamo attirati dagli odori forti e abbiamo un debole per le porcheriole in genere che ci deriva da un istinto atavico che ci spinge a strofinarci sulle schifezze e sulle carogne per mascherare il nostro odore e passare inosservati senza attirare eventuali nemici.
La madre del giovincello Miluccia, una vecchietta segaligna, mi guardò e decise: “Questo viene grosso ed è buono pe’ la guardia.”
Poi prese una catenone e me la mise al collo fissandone l’estremità a un ramo di un olivo. Provai a tirare, ma le maglie mi strapparono il pelo, allora mi quietai.
Io per accontentare la vecchia, abbaiavo e latravo a più non posso.
Stufa dei miei schiamazzi continui Miluccia pensò bene, dopo lo sgozzamento del maiale, di chiudermi nel porcile.
Essendo notte non vedevo nulla e l’unica cosa avvertibile fu un tremenda puzza.
La mattina seguente, dopo aver dormito, mi guardai intorno: il posto dal pavimento di terra battuta era angusto, chiuso sul retro e ai lati da tre pareti luride e sul davanti da una porta che nella parte superiore non raggiungeva il soffitto lasciando adito a un piccolissimo spiraglio.
Feci un po’ di salti verso l’alto e scopersi che potevo infilarci il muso e dare un’occhiata all’esterno.
A nulla valsero i miei uggioli e abbai di protesta.
“Stattene zitto lì, ora tu ti devi fa sentì sulamente se arriva quacche ladro.” fui redarguito, per cui, appena ingurgitato un po’ di mangiare e bevuto, feci delle pisciatine qua e là, feci la mia cacchina e poi mi misi in un angolino in attesa.
In attesa di che cosa e di chi?
“E ora che faccio?” mi chiesi.
Noi cani pisoliamo molto, ma abbiamo anche necessità di correre e socializzare con altri animali e con gli uomini e a me all’improvviso mi furono tolte tutte queste possibilità.
La mia situazione non cambiava mai e io cominciai ad avvertire la solitudine.
Era inevitabile che sporcassi un po’ dappertutto, sprot sprot e, visto che nessuno puliva, la porcilaia cominciò a emanare un odore fetido peggio di quando c’ero entrato la prima volta,
Si dice che i canidi non abbiano il senso del trascorrere del tempo e non so se e quanto sia vero.
Io il tempo, man mano che passava, me lo sentivo pesare addosso come un macigno.
Si dice che i canidi non abbiano sensibilità.
Chi lo dice?
Secondo me qualcuno che non capisce niente di psicologia animale.
La verità è che tutti gli esseri viventi hanno necessità di stimoli e la vita che conducevo, priva di sorprese, di svaghi, di attività fisica, e sopratutto di manifestazioni d’affetto incominciò a poco a poco a esercitare su me un’ influenza negativa.
Sbronf, fu così che ebbe inizio la depressione.
Io, che ero allegro e curioso, mi feci sopraffare dallo sconforto.
Le insicurezze s’impossessarono di me e persi l’efficienza canina.
I cani hanno bisogno dell’efficienza perché dà loro il senso dell’utilità, della forza, dell’identità.
Trascorrevo intere giornate sonnecchiando rincoglionito.
Passarono i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni e i miei anni di reclusione totale furono sei.
Il mio corpo incominciò a mostrare i segni del disagio fisico ed emotivo, il pelo mi cadde lasciandomi quasi glabro, dimagrii, le pelle mi diventò grigia e rugosa, la coda mi si striminzì, le gengive si gonfiarono, le palpebre si coprirono di grumi giallastri.
Mi mutai in una larva di cane al punto che la stessa Miluccia, entrata per caso, dopo tantissimo tempo, nella porcilaia mi guardò meravigliata.
“Maronna, quanto sì brutto e quanto feti!
“E mò chenne faccimmo ‘e chesto?-sentii poi che chiedeva ad altri-Abbisogna trovare quaccheduno che gli spara, oppure non gli diamo più da mangiare così se ne muore di famme.”
Però quando giunto allo stremo stavo per abbandonare ogni resistenza accadde il miracolo.
Che vi credete che i miracoli avvengono solo per gli uomini?
Anche per noi qualche santo buono qualche volta si muove a compassione.
Per i cani mi pare che ci sia San Rocco, che si ammalò della peste ed evitato da tutti fu aiutato da un cane che gli portava del cibo.
Devo dire che io non sono molto portato per la religione, però, non si sa mai …
Certo ci sarebbe da dubitare dell’esistenza di un Padreterno che ha stabilito che gli animali non debbano essere dotati di un’anima come gli uomini che, invece, furono dotati di intelligenza superiore, di libero arbitrio e della possibilità di poter godere di un aldilà.
Le bestie, invece, furono destinate a morire per sempre, almeno così comunemente si ritiene.
Quindi mentre l’uccisione di un uomo rappresenta un reato la soppressione di un qualsivoglia animale, anche se non giustificato dalla necessità di nutrimento, è legittima.
Io credo però che tutte queste siano solo invenzioni umane.
Forse c’è un paradiso anche per noi…
Per ora, senza far ricorso a benevolenze celesti, mi limito a ringraziare una signora di nome Romana.
Scusate la fretta che rischia di non far capire niente ai miei dieci lettori…
Un giorno questa donna capitò nella campagna di Miluccia e io feci un gran balzo per vederla ricadendo per terra con fracasso.
La sconosciuta chiese quale animale fosse tenuto chiuso nel porcile e le venne risposto: “Nu cane, viecchio e malato. Prendetelo voi e poi abbasta che se lo porta dal vetrinaio che gli fa la puntura e santi benedetti.”
La signora chiese di vedermi.
Così si aprì la porta della prigione e nella luce del giorno, a cui non ero più abituato, si fece avanti la mia salvatrice.
Vidi una donna minuta, con i capelli castani lisci che le cadevano ai lati di un viso dolce dal sorriso luminoso.
Mi alzai a fatica e mi avvicinai a lei che allungava le mani verso di me che commosso rizzavo le orecchie e agitavo il mio residuo di coda.
La signora m’invitò a uscire.
Io barcollante la seguii fino alla sua automobile dove fui fatto accomodare con garbo sul sedile posteriore.
Poi la signora accese il motore e mi portò di gran carriera da un veterinario che mi visitò.
“Hum, – disse l’uomo – Che gli è successo?”
Lei si profuse in spiegazioni sulla vita miserabile che avevo condotta per sei anni.
“A me pare una bestia più malridotta che malata. Il suo stato è la conseguenza di mal nutrimento e di una lunga depressione da stress. Lo faccia curare e pian piano tornerà alla normalità.”
Finita la visita guardai con occhi supplici Romana che mi rimise nella sua auto e mi portò via con sé.
Allora capii al volo chi era la mia nuova padrona.
“Ora bisogna darti un nome, -mi disse – sembri Ezechiele lupo e perciò ti chiamerò Zack.”
Dopo la mia strada fu tutta in salita, veramente certi dicono tutta in discesa, ma insomma dico io mettetevi d’accordo, gli umani sono sempre poco chiari sia quando parlano che quando scrivono. Comunque la mia vita cambiò da così a cosà, ossia cambiò.
Il viaggio dal mio paese a quello di Romana fu tormentoso per me che non ci ero abituato.
Nell’abitacolo, oltre alla padrona dietro con me c’era una gattina nera, senza una zampa anteriore. “Fuffa questo è Zack e vivrà anche lui da me nel nostro piccolo zoo.”
La prospettiva di dividere con altro bestiame un nuovo alloggio non mi piaceva, però poi pensai che non sarebbe stato poi tanto male frequentare miei simili e affini.
Fuffa sgranò i suoi occhi dorati e mi parlò: “Mao, mao, parlo piano perché non ci devono sentire. Gli uomini se solo sapessero quanto capiamo avrebbero paura e allora meglio far finta di essere meno di quello che siamo.”
Io ero incredulo: “Tu che ne sai? Quelli con due zampe in questo mondo sono loro che comandano.”
“Sgrunf, lasciati servire -continuò- noi abbiamo delle risorse che loro sottovalutano ed è un bene che sia così perché altrimenti le distruggerebbero.
Ci sono tanti soggettacci che ci odiano o che ci maltrattano solo perché non sempre abbiamo la possibilità o la forza di ribellarci alle loro angherie.
Ora ti voglio dire un po’ di me.
La mia mammina era una gattuccia, randagia, che quando sono nata non aveva ancora un anno e dal momento che doveva andare sempre fuori per procurarsi un po’ di cibarie mi lasciava spesso sola dentro un cespuglio.
Un brutto giorno poiché la mamma non tornava mi misi a piangere e un orrido cagnaccio ispido e giallastro mi scovò e mi azzannò una zampetta. I suoi denti mi penetrarono nella carne lacerandomi i muscoli e frantumandomi le ossa.
Me ne rimasi dolorante e digiuna per tanto tempo mentre la zampa si gonfiava.
Sarei morta se non fosse stato per una donna che mi vide per caso: “Tò un gattino!” e anche se provavo a graffiarla incominciò ad a accarezzarmi e io provai un tale piacere che mi misi a fare le fusa purrr purr.
La donna non era altro che la nostra padrona che ha troppi animali per i miei gusti e, come se non bastasse, mo’ ti sei aggiunto pure tu.
Quella è una fissata con le opere di bontà e io, mi ci sono dovuta abituare.
Lo dovrai fare anche tu cagnone pulcioso, la casa dove verrai ospitato è piena di cani e di gatti!
Per riprendere il discorso quando lei si è accorta della mia zampina maciullata mi ha portata da un dottore che mi ha addormentata e dopo da sveglia non provavo più dolore.
“Piccoletta, -mi disse- ti hanno tolto una zampa, ma sappi i gatti con tre zampe possono fare di tutto. Visto che all’inizio avevi paura e non hai fatto altro che soffiarmi ti chiamerò Fuffa.”
A casa sua non ero sola, però non mi conveniva, come non converrà a te, ti consiglio, fare difficoltà. I più fastidiosi in quel posto sono i miei simili.
Io mi sono dovuta scontrare subito con una vecchia gatta, una persiana arrogante, che si chiama Nancy ed è convinta di essere la padrona del reame.
Se ne sta sempre su un bracciolo del divano grande e dorme sul letto di Romana.
La Nancy ha provato a catechizzarmi: “Ma che ti credi? Ho una nobile ascendenza, sono stata comprata e quindi qui sono la regina indiscussa.”
Io non mi sono fatta intimorire e ora quando saltiamo sul lettone ci mettiamo una da una parte e l’altra dall’altra, però mentre lei si accuccia sopra la coperta io mi ci infilo sotto.
Quando entrerai in casa Nancy farà di tutto per graffiarti e cacciarti.
Sei stato fortunato a essere scelto da Romana che è una personcina per bene.
Peccato, come ti ho già detto prima, che abbia la mania di raccogliere bestie sfortunate dappertutto!
Sappi che lì dove abiterai anche tu ci sono ben dodici gatti e otto cani.
Scusa, un attimino, sai ogni volta che faccio un viaggio in macchina devo dar fuori. “Berupbeurk vomm, glaaatc….”
Ma guarda tu che mi doveva capitare: una compagna di viaggio che non si azzittiva nemmeno per un secondo! Quando si interrompeva per farsi delle vomitatine schifosine tiravo un sospiro di sollievo.
Alla fine caddi in un sonno profondo e non mi svegliai prima di arrivare alla mia nuova dimora e che fantastica sorpresa che fu!
Uno chalet bellissimo grande e caldo con tante stanze circondato da un vasto appezzamento di campagna.
Fuori dall’auto all’improvviso venni circondato da un esercito di miei simili.
E che è? – mi dissi – Accorcane gasp!… Peggio di un canile!
Romana me li fece avvicinare uno per uno: “Ragazzi ecco Zack, lui è malaticcio, per quindi niente latrocini dalle sue ciotole e niente zuffe!”
Io mi nascosi dietro la sua gonna mentre quelle bestie mi si accostavano per annusarmi sfacciatamente il sedere.
Fra noi cani ci si conosce in questo modo e io, dopo essermi assoggettato al loro esame olfattivo, ebbi la certezza di essere stato accettato.
In seguito la Fuffa, mi presentò agli altri gatti che, anche se cordiali, preferivano evitarmi.
L’unica a mostrarsi ostile fu Nancy, una gattona dal pelo violetto di un’antipatia!
Quando mi avvicinai a lei per presentarmi, son pur sempre un gentilcane, aprì un solo occhio malevolo ed emise un terribile soffio.
“Via brutto ceffo! -sibilò- Questo è il mio regno. Non se ne può più di bestie in questa casa, io sono tollerante, però guai a contrariarmi! Io sono un felino di razza con nobili origini certificate, inoltre ho quasi vent’anni, magnificamente portati.
I cani sono i più obbedienti e si tengono alla larga, i miei simili più anziani mi portano rispetto, ma quelli giovani sono scapestrati come selvaggi. Non c’è più religione!
Sai all’inizio pensavo che la padrona fosse un tipo raffinato, ma col tempo si è circondata da una tale miseranda teppaglia!”
Io assunsi un’aria reverenziale mentre lei continuava a blaterare.
Era proprio destino che sti gatti non mi dessero tregua con i loro pettegolezzi!
La prima notte la passai nella stanza da letto di Romana che mi preparò una cuccia morbidissima con un cuscino di piume.
Il mattino seguente uscii fuori e presi visione di un grande prato pieno di alberi e cespugli dove avrei potuto scorrazzare a mio piacimento.
La Fuffa mi presentò ai cani che mi avevano solo annusato.
“Questi sono Lupino e Lupina fratelli trovati in un cassonetto, bruttarelli e con la mania di scappare stando fuori tutta la notte.
Questi due più piccoletti sono Sky e Bettina, anche loro raccolti in un mondezzaio, lei è sciocchina, lui è più furbo e pure lui ha la mania di scappare e di starsene a zonzo giorni interi, però essendo l’unico non castrato avrà pure le sue ragioni!
Poi c’è Bella una specie di cattivo rottweiler, trovato su un’ autostrada che morde tutti, c’è una cagnetta rossiccia sottratta agli zingari che si chiama Fluf e infine ci sono Tyson un cucciolotto bianco e Ideo un boxer quadi cieco lasciato qui da un tipo di passaggio.
Una raccomandazione: in fondo a destra c’è il pollaio con le galline e un paio di galli che non si devono toccare per nessun motivo.”
La vita che ho condotto nella mia nuova dimora è stata magnifica, mangiavo delle pappe morbide fatte apposta per me che avevo i denti malridotti, prendevo le vitamine e mi facevano fare dei bagni emollienti tanto che nello spazio di un anno mi è ricresciuto il pelo e sono diventato il più bello di tutto il nostro canile.
Potevo correre ovunque e giocare con delle pallette da tennis e delle pigne.
Gli altri cani se ne stavano quasi sempre per conto loro per cui la mia compagna fissa di escursioni è stata la Fuffa che con le sue tre zampine sempre in movimento sembrava volare.
Ma la cosa più bella per me è stato l’amore di Romana che non faceva altro cha coccolarmi e darmi dei gran baci sul tartufo.
Mi piaceva scavare delle buche e sdraiarmi sotto gli alberi, soprattutto un albero di loti che quando erano maturi cadevano e io ne potevo mangiare quanti ne volevo.
Sky e i Lupini hanno provato a farmi unire alle loro escursioni notturne, ma io mi sono sempre rifiutato di farlo.
Ero molto obbediente e all’ora della ritirata correvo subito dentro casa e non facevo mai danni.
Una volta sola mi sono comportato male, ho trovato una gallina fuori dal pollaio e, confesso, me la sono pappata tutta, piume, penne e zampe comprese.
La padrona mi ha rimproverato e ignorato per diversi giorni, poi alla fine ha ceduto alle mie testate affettuose e ha ripreso a baciarmi.
Tutto meraviglioso…
Però col tempo ho capito che anche nelle situazioni migliori possono capitare degli inconvenienti.
Difatti un giorno Lupino dopo essere scappato non è tornato più e la sorella lo ha pianto per mesi, Bella che era anziana è morta, ma la sua assenza non è dispiaciuta a nessuno, tranne che a Romana, ed è morta anche la mia amica gattina per una infezione intestinale, non si capisce perché, forse aveva mangiato un topo avvelenato.
Tornando a me a dieci anni hanno cominciato a farmi male le gambe posteriori e ogni tanto perdevo l’equilibrio, dormivo e mangiavo poco.
Mi lamentavo tanto e alla fine anche le iniezioni di antidolorifico non calmavano i miei mali.
Il veterinario ha detto chiaramente alla padrona che non c’era più niente da fare, e che sarebbe venuto a casa per mettere fine alle mie inutili sofferenze.
E’ stata una bellissima morte, poggiato sul mio cuscinone di piume Romana mi ha fatto mangiare un intero hamburger di pollo, poi mi ha tenuto abbracciato mentre il dottore mi faceva la puntura letale e io me ne sono andato via mentre lei mi baciava sul naso.
Ma che vi credete?
Ebbene esiste un Paradiso indescrivibile e splendido anche per gli animali dove ho ritrovato la mia Fuffa che non si stacca mai da me e da cui possiamo guardare sulla terra: Romana continua a raccogliere orfani e derelitti, ad amarli e a farsi amare…
Secondo me il suo posto futuro e definitivo e giusto non dovrebbe essere tra i suoi simili ma tra noi…
E anche se non rimarrà qua in via definitiva sono certo che ci verrà a trovare.
Noi l’aspettiamo…