Pioggia – Brancaccio

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Marco Ambrifi (prima poesia presente in “Rinascimento”).

La pioggia sul tetto sbatte forte
penso un pò di più stanotte
ti cantavo amami o faccio un casino
e poi il casino l’ho combinato io
come posso spiegare ciò che eravamo
al futuro che immaginavamo
fuori piove e sembra la Napoli di Brancaccio
ed ora avrei bisogno solo di un tuo abbraccio
il rumore della pioggia aumenta
i tuoi baci sapor menta
una ciocca di capelli ti copre il viso
i miei messaggi che ti facevano uscire un sorriso
la mia voce coatta
casa tua a fuoco perchè eri distratta
la festa di fine anno
il tuo viaggio per il mio compleanno
il primo messaggio, il primo ciao, il primo bacio
il primo litigio, la prima volta, le mie partite a calcio
spero che ogni tanto ripenserai a cosa siamo stati
alle nostre distanti estati
alla mia paura sull’aereo
al nostro amore nato al liceo
alle buona notti che non ti davo
alle canzoni nella doccia che cantavo
al tuo finto amico gay
alla nostra foto sul mio display
ai tuoi occhi normi
al mio sorriso mentre dormi
al tempo che è passato via troppo veloce
perché siamo stati prima sconosciuti, poi amici e infine fidanzati
ci siamo prima ignorati, poi conosciuti e infine amati
siamo stati fidanzati, poi amici ed ora sconosciuti e questa è la storia di due bambini ormai cresciuti

Donna = Oro

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Marco Ambrifi ed è stato vincitore del premio Peppe Renzi 2018.

Fateme capì mpo, nella vita nostra la cosa più bella sò loro
dovrebbero esse’ trattate come l’oro
e voi, invece poveri malati che fate
invece de daje un bacio le ammazzate

Toccherebbe faje una statua a ‘ste creature
che in tutto ‘sto buio so l’unica luce
toccherebbe dedicargli ogni singolo respiro
e ogni volta che le guardo me fermo e sospiro

Si, perchè nella vita sò sempre loro a soffrì
e voi invece di amarle le fate morì
se semo nati er merito è de ‘ste poracce
ma a voi che ve frega, il vostro grazie sò le minacce

Me sò soffermato troppo senza dì de chi sto a parlà
sti du’ versi sò per le donne che me fanno innamorà
che vorrei che fossero trattate con più cura
perché sò loro er dono più bello della natura.