Capitolo 5: “Ti Guardo Le Spalle”

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmela Brandi.

Penso spesso all’ultimo incontro con Claudio. I giorni trascorrono veloci, la famiglia, il lavoro, gli amici e la scuola di ballo.
Roma non ha un clima molto rigido e i mesi invernali regalano giornate che fanno pensare ad un’eterna primavera: i parchi della città sono sempre fioriti, le strade affollate e la musica fa eco dai locali con i loro tavolini all’aperto.
Passo molto tempo in ufficio, entro la mattina presto ne esco che è buio. Qualche volta mi fermo con Martina per una passeggiata e un aperitivo in centro, abbiamo scoperto un ristorante al Rione Monti che unisce gusti esotici a quelli orientali: Temakinho.
È un posto dove ci divertiamo e ci perdiamo nelle nostre lunghe chiacchierate.
Il Rione Monti ha stradine che si aprono su piccole piazze circondate da palazzetti antichi con le finestre da cui si intravedono i soffitti di legno e vasi di fiori colorati. Verso l’ora dell’aperitivo è sempre pieno di gente che passeggia o che si appresta alle ultime compere prima che chiudano i negozi. Seduti sulla scalinata della Fontana dei Catecumeni di piazza Madonna dei Monti, gruppi di ragazzi che chiacchierano al riverbero degli ultimi raggi di sole, bevendo un drink. Tutto dona a questo quartiere, al centro di Roma, un’atmosfera umana e di altri tempi dove gli elementi moderni sono ospitati con eleganza in angoli rinascimentali.
Ho raccontato a Martina cosa è accaduto durante l’ultimo incontro con Claudio.
Mi ha guardato incredula: “E’ difficile accettare ciò che mi dici, ma ti conosco da sempre e ho fiducia in te. Potrebbe essere un episodio, capita di avere delle percezioni. Ho saputo di altre persone che hanno vissuto la stessa esperienza e letto qualcosa in proposito.”
Martina mi rassicura e mi incoraggia a non farmi condizionare da quanto accaduto.
Le dico che voglio capire cosa sia successo, perché vorrei essere pronta se dovesse riaccadere di vedere qualche immagine che riguarda Claudio.
Negli ultimi tempi guardo spesso il display del telefonino, aspetto una telefonata di Claudio, dall’ultima volta ha diradato le chiamate. Però Mi scrivere spesso messaggi veloci che si risolvono in un saluto o mi manda foto dai luoghi in cui si trova.
Il mio ufficio ha una finestra che affaccia su via Marghera. Dalla scrivania posso perdermi nella lunga prospettiva che segna la strada. Questa posizione mi piace perché dà l’impressione di uno scivolo e di una via di fuga in cui vengono inghiottite le ore di discussioni con i colleghi su questioni di lavoro.
Mi squilla il telefonino è Claudio. Sono contenta, il cuore si riempie:
“Ciao, come stai? Sei in città?”
“Sono rientrato da poco, sto bene! Ti dovevo chiamare! ti dovevo sentire!”
Mi sembra che la sua voce tremi appena.
“Anche io sto bene, ma mi manchi tanto.”
“Ci vedremo presto, ho bisogno di parlare con te!”
La voce calda e rassicurante di Claudio mi ha tranquillizzata, penso che abbia avuto bisogno di tempo per pensare e chiarire a sé stesso ciò che era accaduto l’ultima volta tra noi. Sicuramente mi avrebbe fatto delle domande e avrebbe voluto dei chiarimenti.
Se penso a quando ci siamo salutati, un mese fa sulla porta di casa, i suoi occhi stretti nelle pieghe delle rughe come per scrutare nei miei e cercare di capire cosa mi aspettassi da lui dopo le mie rivelazioni. Nulla mi lasciava la certezza di un suo ritorno.
Ora il tono della sua voce al telefono mi ha incoraggiata ad indagare sul fenomeno di cui ero stata protagonista, su cosa significasse vedere immagini della sua vita di cui ero completamente allo scuro prima di quel momento.
Decido di parlarne con una ragazza che avevo conosciuto qualche tempo prima, sapevo che si interessava di eventi particolari e delle possibilità della mente.
Si chiama Anna, mi è stata presentata da Susi un’amica in comune, le chiedo di vederci, ho bisogno di parlarle. Anna incuriosita mi dà appuntamento per il giorno dopo.
Raggiungo Anna, vive con i suoi due figli, è una donna molto elegante, è laureata in psicologia, ci siamo subito piaciute.
Mentre prepara il caffè, io osservo l’arredamento, ci sono mobili antichi, ma anche moderni, tutto è molto ordinato, nonostante sembrasse che gli oggetti fossero stati lasciati lì a caso.
Anna arriva con un vassoio e dei pasticcini. Apprezzo molto il suo modo di fare, sa di altri tempi.
Si siede, mi chiede di raccontarle tutto, osserva la mia espressione preoccupata e piena di interrogativi.
Inizio a descrivere in modo dettagliato l’episodio con Claudio.
Spiego che continuo ad avere davanti agli occhi, come dei quadri in una galleria, alcuni momenti della vita di lui, che se mi lascio andare al flusso riesco a vedere la sua casa e le persone che incontra. Ma blocco queste immagini, perché è tutto molto reale!
Mi dice:
“Non ti stupire, può accadere, si sono aperti i tuoi canali.”
La guardo:
“Di quali canali parli?”
“Di quelli percettivi, non si tratta, naturalmente dei cinque sensi!”
E continua:
“Ognuno di noi li possiede, molti però per vari motivi istintivamente li tengono chiusi, tu li hai aperti, probabilmente il sentimento che provi per Claudio ha tolto il “tappo”.”
Se prima avevo tante domande, ora si raddoppiano, cerco di ordinarle per ricostruire un discorso che avesse un filo logico, perché continuo a non capire.
Anna pensa che io possieda dei “doni”, mi fa delle domande per individuare nella mia esperienza passata se si fossero verificati episodi di percezioni particolari o di telepatia.
Le dico che questi temi mi hanno interessata da sempre, ma non mi sono mai soffermata su di me e racconto che mi capita spesso di pensare ad una persona che non vedo da tanto e subito dopo si palesa con una telefonata o un incontro casuale.
A proposito di questo, mi viene in mente che appena traferita a Roma per gli studi universitari, ho incontrato per caso delle persone che avevo incontrato in vacanza quando avevo dieci anni e che non vedevo da moltissimo tempo. Avevo sempre pensato che questi incontri fossero incredibili in una città grande come Roma.
All’Università avevo conosciuto una ragazza che per gioco leggeva i “Tarocchi” e che poi aveva insegnato anche a me ad interpretarli, confesso ad Anna che riuscivo abbastanza bene ad inquadrare delle situazioni su cui mi veniva chiesto di indagare. Ma da anni non li avevo più praticati. Era un gioco tra studenti.
Ripenso, poi a mio padre che aveva una particolare sensibilità, riusciva a collegarsi con qualche spirito della natura, dicevo io.
Da piccola avevo assistito più volte ad una sorta di rito, che praticava papà, si trattava di un fenomeno meteorologico: la “Cuda i Sifuni”.
Spiego che si tratta di una espressione dialettale con la quale i pescatori fanno riferimento alle trombe d’aria, tanto temute da chi lavora sui pescherecci.
Capitava che eventi del genere si verificassero all’orizzonte dello specchio di mare su cui dava la nostra casa al paese.
Papà da esperto pescatore non appena scorgeva una sorta di nuvola con una coda e che si avvicinava alla costa, andava in cucina prendeva un coltello dal manico bianco e iniziava a pronunciare delle formule, una sorta di preghiere e miracolosamente la nuvola a forma di imbuto, anziché avanzare, dopo un po’ si disperdeva.
Non so quali poteri potesse possedere papà, ma riusciva a fare questa cosa.
Anna ci pensa un attimo e mi conferma che quelli si potrebbero considerare dei piccoli segni di una mia particolare indole e che probabilmente abbia ereditato dei doni.
Ora è necessario, però capire quali siano le mie reali possibilità, se devo coltivare queste capacità percettive o sia meglio lasciare andare.
Anna mi consiglia, prima di prendere una decisione definitiva, di incontrare una giovane donna di sua conoscenza, Silvia.
Mi confessa: “Sai, anche io ho avuto bisogno di avere delle indicazioni per delle decisioni da prendere su importanti temi della mia vita. Mi sono rivolta a Silvia per un consiglio, è molto brava.”
Le rispondo:
“Legge il futuro?”
Risponde:
“No, legge i messaggi del cuore e dell’anima. Si chiamano “Registri Akashici”.”
Cerco di capire meglio, chiedo che mi spieghi nei particolari, non ne avevo mai sentito parlare.
Lei continua:
“Ti lascio il suo numero di telefono, dille che chiami a nome mio. Tu prepara delle domande da porle e lei con il tuo permesso, chiederà alla tua anima.”
Anna prende le mie mani e rassicurandomi mi dice:
“Sono certa che risolverai e comprenderai cosa ti sta accadendo e perché.”
La saluto, prendo il numero di silvia, la ringrazio per la comprensione e dei consigli, ma confesso mi sentivo più confusa di prima, nello stesso tempo ero determinata a risolvere questa complicata “matassa”.
Il giorno seguente prendo il bigliettino su cui avevo scritto il numero di Silvia, leggo i numeri, mi decido e la chiamo:
“Ciao Silvia non mi conosci, chiamo da parte di Anna, mi ha consigliato di contattarti, pensa che possa aiutarmi, ho delle domande da porti.”
La donna dall’altra parte del telefono mi risponde con gentilezza e comprensione:
“Sono felice di riceverti, anche domani.”
Le sue parole mi rassicurano e poi mi fido di Anna, così accetto.
Preparo le domande su un foglietto, il tema principale è cercare di esplorare il mio carattere e sul perché incappassi sempre negli stessi errori o incontrassi la stessa tipologia di persone che poi mi creavano dei problemi e sofferenze. Ma quello che volevo scoprire con lei era dare una spiegazione alle immagini che vedevo.
Sto in macchina e mi sto dirigendo all’indirizzo che Silvia mi ha dettato al telefono, mentre guido, percepisco una figura di una giovane donna dai capelli rossicci, una fisionomia di altri tempi, un sorriso solare.
Ancora una volta, cerco di non fare troppo caso a questa impressione e penso alla strada e al traffico della città. Un acquazzone accompagna il tragitto.
Arrivo sotto casa di Silvia, citofono e mi risponde una voce di donna squillante e allegra, mi indica la scala e il piano.
Salgo e con mia grande sorpresa Silvia è la donna di cui avevo visto il viso prima in macchina.
Faccio finta di niente, la saluto, le porgo una piantina che ho preso per lei per ringraziarla del solerte appuntamento, sapevo che di solito per averlo bisognava attendere un po’ di giorni.
Mi fa accomodare in un salottino. Tutto in casa era come lei, allegro e pieno di colore, le faccio i complimenti per l’arredamento, mi accomodo sul divano. Mi offre del tè e mi chiede di farle vedere le domande.
Mi spiega cosa farà.
Ha bisogno di un po’ di tempo per prepararsi, passa in esame il foglio, mi fa intendere che sono riuscita a formularle nel modo giusto, mi racconta dei “Registri Akashici”, una grande fonte di conoscenza cosmica, ascolto con attenzione, ma so che mi devo documentare meglio per comprendere il significato di quello che mi dice.
Mi lascia da sola e si conceda per un po’. Continuo a pensare a tutta la situazione, non è facile per me vivere questa esperienza.
Silvia ritorna nel salottino e inizia a scrivere su un foglio le risposte alle domande che ho posto.
Dopo legge ad alta voce il testo, presto attenzione alle sue parole e trovo impressionante quanto le risposte alle domande siano precise e molto vicine alla realtà, una cosa mi lasciava senza parole: avevo la conferma che potevo sentire e percepire, se solo mi fossi abbandonata alla voce della mia anima, avrei potuto ascoltare parole e vedere immagini che normalmente altri non potevano.
Questa possibilità non potevo utilizzarla per me stessa, ma ero a servizio degli altri, serviva per aiutare il prossimo.
Discuto con Anna mi tranquillizza e mi dice che posso richiamarla se solo ne avessi sentito il bisogno, la saluto, ringraziandola.
Una volta da sola, ripenso alle sue parole e al fatto che lei trovasse normale che potessi possedere dei doni, che avrei dovuto educare ed esercitare.
Allora ricollego la percezione avuta in presenza di Claudio, al fatto che fosse accaduta perché era di aiuto e che forse avrebbe dovuto riflettere bene sui progetti da realizzare con il suo amico.
Sento un gran bisogno di raccontagli tutto e di dirgli che sono lì e che gli guardo le spalle.

6 pensieri su “Capitolo 5: “Ti Guardo Le Spalle”


  1. Racconto dettagliato e fluido. Leggendo sembra di vivere i momenti raccontati accanto alla protagonista.
    Incuriosisce il testo e cio che accadrà in futuro nel prossimo brano.


  2. Qui ci troviamo di fronte ad un thriller sentimentale, il lettore è sempre più incuriosito e beve letteralmente il racconto aspettando i suoi postumi, l’autobiografia si mescola con sapienza all’oggetivizazione del racconto d’autore, mi piacerebbe discuterne con l’autrice per porle domande e conoscere il suo personale approccio alla narrativa.


    • Grazie Michele! E’ vero ho inserito nella narrazione come degli intarsi delle piccole reminiscenze, avevo bisogno di ganci per per rendere la storia avvincente. Ho azzardato non ero molto convinta poi mi sono lasciata andare.
      Graziee e presto organizzeremo un incontro con i lettori per domande e suggerimenti!


  3. Decisamente la vicenda intriga sempre più. Non è una semplice storia d’amore. L’interesse sale


    • Claudio e Sonia sono una coppia speciale protagonisti di storie parallele!
      Ci saranno dei colpi di scena..
      Grazie Elena!

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