Capitolo 4

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmela Brandi.

Esiste un’altra dimensione

Controllo l’orologio, è presto, sono tornata da poco a casa dopo una mattinata faticosa in ufficio.
Oggi è il mio compleanno, ho deciso di festeggiare con Claudio.
È una fredda giornata di gennaio, tira la solita tramontana. Dal mio appartamento, all’ottavo piano, si sente fischiare il vento, il cielo è azzurro e senza nuvole. Dalla finestra si vedono nitidi i Colli Albani con il borgo di Rocca di Papa e Monte Cavo.
Talvolta, osservando il paesaggio, ho l’impressione di trovarmi di fronte ad un quadro di un Macchiaiolo. La mattina appena sveglia, anche quando è brutto tempo mi fermo davanti a questo spettacolo a sorseggiare il caffè caldo, stringendo forte la tazzina, come per prenderne tutta l’energia. Il sole che sorge sulle colline mi saluta e mi fa compagnia.
Dal panorama passo a guardarmi intorno, devo decidere da dove iniziare a sistemare il salottino e la cucina, sento dal telefonino è l’avviso di un messaggio: Claudio mi scrive che farà un po’ tardi.
Penso: “Avrò più tempo, voglio prepararmi con calma.”
Mi verso del passito di Pantelleria e ordino con cura il tavolo, le candele, lo chardonnay, i calici, un piccolo millefoglie alla crema con gocce di cioccolato, il mio dolce preferito, dei mandarini e delle mandorle tostate. C’è un po’ di tutto e anche un centrotavola: un vaso con delle rose gialle. Mi piacciono!
‘Voglio giocare a scoprire i gusti di Claudio.’
‘Faccio un ultimo giro panoramico anche in camera da letto. Ora posso pensare a me.’
Fantastico e immagino di tuffarmi nel mondo esotico di Shahrazad, mi diverto a pensare che delle ancelle mi aiutino nei preparativi per apparire più desiderabile agli occhi di Claudio, così mi cospargo di un olio profumato alla rosa.
Cerco di creare in casa un’atmosfera diversa dalla solita cena di compleanno, voglio sorprenderlo e inebriare il suo cuore.
Claudio è un uomo affascinante e po’ misterioso. Questa cosa mi stuzzica, non voglio sapere tutto subito di lui, ma intendo scoprire il suo carattere pian piano come in un gioco. Non ho in mente di iniziare una relazione fatta di appuntamenti, cene, weekend perfetti e che poi tutto si trasformi in aspettative e pretese da parte di entrambi.
Dalle altre esperienze di coppia ho appreso che un rapporto sentimentale può all’inizio essere plasmato e assumere poi una forma originale. Come fa l’artista con un’opera a cui tiene in modo particolare, si concentra sull’idea e crea.
Questa relazione doveva essere diversa! Io volevo essere diversa, forse per difesa, per non avere delusioni.
Pensavo di vivere i momenti con Claudio come se fossero unici, irripetibili. Così l’incontro successivo doveva essere un nuovo inizio. Avevo in mente un lui e una lei uno di fronte all’altro, con i loro sguardi sorpresi: conoscersi e riconoscersi come in un ciclo infinito, dimenticare per ricominciare.
Ripensandoci ora mi sembrava, questa, una formula magica che dovesse incantare i nostri incontri. Con Claudio volevo ridere e giocare, ma nello stesso tempo, il gioco doveva anche stimolare la nostra voglia di libertà, di fantasia, le nostre virtù e la nostra creatività.
Mi ritrovo vestita, truccata e profumata.
Sento il campanello, è lui.
Gli apro la porta, lo accolgo con un abbraccio, che ricambia, poi mi allontana, mi guarda, sorride con gli occhi lucidi, mi bacia e mi stringe di nuovo forte.
Si muove con eleganza. Veste con dei pantaloni grigio perla, la stoffa è un po’ in rilievo, la giaccia dello stesso colore, mocassini neri e la camicia bianca. Lo invito a sedersi e a mettersi comodo.
Continuiamo a sorridere e ci seguiamo con lo sguardo.
Tutti e due all’improvviso siamo proiettati in un’altra realtà. Questa è la sensazione che abbiamo provato sin dall’inizio.
Mi porge un pacchetto avvolto da una carta dorata e un nastro di stoffa nero.
Con un sorriso che coinvolge i suoi occhi: “E’ per te! Buon compleanno!”
Scarto subito il regalo: è Chanel n. 5. Mi piace tantissimo!
Lo ringrazio, lo stringo a me e lo bacio nuovamente.
Gli offro del Passito di Pantelleria e taglio il millefoglie.
Claudio sembra gradire tutto, mi bacia ancora. Il suo calore pian piano si fonde con il mio. Mi fa capire che gli piace il vestito color cipria che indosso: un po’ attillato, con dei volant ai bordi della gonna e alle maniche.
Lo prendo per mano e risento il fremito che mi ha fatto compagnia durante l’attesa del suo arrivo.
Siamo sdraiati sul divano, lui è su di me, mi sfiora, mi porta a sé, io lo assecondo e siamo avvolti dal fuoco e dal piacere. Il suo profumo e il mio diventano uno, come era accaduto la prima volta, i nostri corpi scompaiono, l’odore dell’amore diventa più intenso.
La stanza di colpo assume un nuovo aspetto, mi ricorda quella del Sultano, così siamo proiettati in un tempo sconosciuto. Mi accorgo che questa, però è solo una mia sensazione, lui continua a baciarmi.
Siamo uno accanto all’altra, Claudio sembra abbandonarsi ad un dolce torpore, lo osservo e ritorna la sensazione di un’antica intimità.
Riapre gli occhi, mi guarda con desiderio e complicità, mi accarezza e capisco che è ora e deve andare.
Annuisco con una carezza, mi stringe forte e mi sussurra:
“Buon compleanno! Ci rivedremo presto.”
Trascorrono i giorni, lo sento spesso al telefono, è sempre in viaggio per lavoro.
Mi piace il rapporto che abbiamo instaurato: io adoro la mia libertà e non faccio molte domande, lui è presente e conserva la sua privacy.
Sto attraversando un periodo bellissimo: il lavoro va bene, vedo le amiche di sempre, ma conosco anche tante persone nuove, spesso esco di sera e ricevo mille inviti per feste o eventi culturali.
Frequento una scuola di ballo con una cara amica, Chiara e ci divertiamo tanto, ma la cosa più strana è che tutti mi dicono che sono cambiata nelle espressioni del viso, che sono distesa nei tratti, negli occhi c’è più luce.
Claudio mi chiama al telefono, dice che sarà presto a Roma, è a Parigi e che vuole rivedermi appena torna.
Naturalmente ne sono felice, il nodo in gola, quando lo sento, non mi lascia.
Sono a casa sto aspettando Claudio, mi ha avvertita che avrebbe potuto vedermi nel pomeriggio.
Il campanello alla porta:
“Eccolo!”
Lo accolgo con lo stesso calore e la carezza sul viso, ormai è istintivo questo gesto, ho notato che a lui piace.
Mi stringe forte, poi va verso il divano, mi confessa che è molto stanco, si leva il cappotto, la giacca e si allenta la cravatta, si siede e chiude per un momento gli occhi, mi racconta dei viaggi e del lavoro.
Io vado in cucina e preparo due bicchieri di prosecco, facciamo un brindisi ai suoi progetti di lavoro, ci guardiamo fissi negli occhi. Nei suoi occhi sono riportate tutte le cose che gli stanno a cuore, anche io ho le mie.
Questo gesto sarà poi, il nostro porta portafortuna.
Mentre parla mi tiene le mani. Amo questo contatto.
Mi tira a sé e inizia a baciarmi, gli chiedo se abbia il tempo di cenare, mi fa capire che vanno bene le cose che ho preparato sul tavolo: qualche stuzzichino …come ormai di rito.
Continuiamo a parlare, mi piace ascoltare i racconti dei suoi incontri di lavoro e dei suoi affari, io faccio lo stesso, questi momenti sono per noi una formula magica, perché poi tutto si realizza proprio come nelle nostre descrizioni.
Ad un certo punto, come se scorresse davanti ai miei occhi una pellicola, vedo delle immagini, in particolare, mi colpisce il volto sfocato di un uomo sulla sessantina, ma continuo ad ascoltare Claudio, cercando di non dare troppo peso a quello che mi sta accadendo.
Mi concentro sulle sue parole, però in modo insistente ritorna il viso di quell’uomo che non è più sfocato, i capelli grigi, i lineamenti duri e gli occhi sono più nitidi.
Non so cosa stia accadendo, ma sento una forza sconosciuta dentro di me, devo interrompere il suo discorso. Gli parlo dell’uomo che è apparso nella mia mente e gli chiedo se quell’immagine gli è familiare.
Claudio mi risponde, sorpreso:
“Eh…! Tu come fai a sapere di quest’uomo?”
E prosegue: “So chi è! Si tratta di una persona che conosco da tanto tempo. In questo periodo l’ho rincontrato, stiamo portando avanti dei lavori insieme.”
La mia lingua si secca, sono sbalordita anche io della precisione con cui ho descritto l’uomo, ma non finisce qui, perché ho altro da dire e non riesco a trattenermi, proprio come un corso d’acqua che trova un ostacolo, lo deve superare con tutta la sua energia e deve scorrere.
Non so di che colore sia diventato il mio viso, gli chiedo se posso continuare a raccontare.
Claudio, deglutisce, si compone dritto sul divano, i suoi occhi incuriositi mi fissano.
Abbasso lo sguardo e in un attimo vedo un’altra immagine, questa volta la nostra: uno di fronte all’altro, ci dissolviamo nel nulla.
Penso: “Non è possibile, ero tanto felice, perché sta succedendo tutto questo, ma soprattutto, di cosa si tratta? Per quale motivo vedo e sento queste cose?”
Mi riprendo, alzo lo sguardo, ritrovo Claudio che ora mi sembra più tranquillo e mi chiede di continuare, allora proprio come quando si deve trovare la frequenza delle onde radio, mi sintonizzo con quella giusta e sento…
Riprendo a parlare, gli racconto dell’importanza di quell’uomo per il suo lavoro, descrivo aspetti del suo carattere ed altri particolari.
Lui ascolta e fa dei cenni con la testa come per dire che è d’accordo con quello che dico, e che molte cose corrispondono alla realtà.
È passato del tempo, mi dice che deve andare, mentre io cerco di trovare una spiegazione insieme a lui su quanto è accaduto, lo prego di non prendermi per una pazza, lo rassicuro che sono sincera e parlo col cuore.
Mi risponde: “So che sei sincera e che non potevi sapere nulla di quell’uomo.”
Però Claudio è turbato, perché anche se non me lo ha mai detto avrà visto anche lui la nostra immagine dissolversi, in quel momento.
Mi bacia e mi abbraccia come sempre.
È andato via! io resto sola con i miei dubbi e mi domando cosa potesse pensare lui di ciò che era accaduto.
Metto in fila i pensieri e ripercorro tutto il tempo trascorso insieme a Claudio, è oramai buio, dalle finestre entra il bagliore della luna e in lontananza sulle colline le mille luci dei paesini dei Colli Albani. Mi guardo intorno, cerco qualcosa in casa che si possa animare, che mi parli e mi esorti a non preoccuparmi, che mi dica:
“Tutto si chiarirà!”
Ora però nulla è chiaro, anzi davanti a me è tutto nero.
Prendo il telefonino e mi collego a WhatsApp, scorro i contatti arrivo a quello di Claudio, apro la chat gli scrivo un messaggio, ho bisogno di togliermi di dosso la sensazione che lui possa essersi spaventato e che si possa allontanare:
“Sto sempre bene con te. Ti prego, non prendermi per pazza!”
Dopo un po’ mi risponde: “Lo so, stai tranquilla.”
Mi sento smarrita e devo capire!

4 pensieri su “Capitolo 4


  1. Bellissimo pezzo scritto in “corsivo” sulla prima fase dell’innamoramento emerge emozione, vissuti legati alla felicità di conoscere l’altro da te, l’attrazione e il mistero che accompagna questa”chimica”, una descrizione molto aderente alla realtà vissuta….


    • Cara Francesca non vorremmo mai perdere la persona che amiamo, con delicatezza Sonia cerca di costruire con Claudio una storia unica e forse si riuscirà. Vedremo nei prossimi capitoli.
      Grazieee


  2. Il IV capitolo rende intrigante una storia che non è solo né semplicemente una storia d’amore, e che via via si trasforma in vicenda (para) psicologica e misteriosa… Vedremo nei successivi capitoli cosa muove le visioni nella mente dei protagonisti, che con gli occhi vedono il panorama dalla finestra e con il cuore ciò che avviene in un’altra dimensione


    • Grazie Elena!
      Sonia attraverso la storia con Claudio scoprirà di avere dei “doni”. Non voglio svelare troppo, mi piacerebbe che il lettore imparasse a conoscere questi due personaggi, che avranno tanto da dire di loro!
      Buona lettura e grazie ancora!

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