Capitolo 1

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmela Brandi.

Il messaggio

“Scusami, ma è un periodo super impegnato…. prima possibile ci vedremo. Un bacio!”
Rileggo attentamente ogni parola, scandisco le sillabe, cerco di interpretare ogni lettera, come se volessi interrogarla.
Immagino la sua espressione mentre scrive in fretta il messaggio su WhatsApp, mette un emoticon: un bacio con un cuoricino per farmi capire che gli dispiace: “vorrei ma…”. Riconosco…. e comprendo.

Ti racconto per tenerti qui….
È trascorso un po’ di tempo dall’ultimo incontro. Rimandiamo continuamente un appuntamento, che ora sembra impossibile fissare.
Il traffico di Roma, una gomitata di un passante distratto, la brezza pomeridiana mi riportano alla realtà, mentre continuo a tenere lo sguardo incollato sul messaggio e lo rileggo lentamente.
Ritorna alla memoria il nostro primo incontro e a quando i nostri sguardi si sono incrociati. Allora ripenso a tutto il tempo trascorso fino ad oggi. Come ho fatto a catturare la sua attenzione? Io inconsapevole di ciò che sarebbe stato?

Un altro tempo

Mi sono sempre chiesta, perché mi attraesse la storia di Shahrazad e del re persiano Shāhrīyār, protagonisti de Le mille e una notte.
Libro che mi aveva consigliato l’insegnante di lettere negli anni del Liceo. Quando da adolescente volevo sognare, leggevo qualche novella, ripensavo alla vicenda della ragazza e del re, al mondo esotico che faceva da contesto ai racconti di lei. Mi divertivo a ricostruire con la fantasia il palazzo reale. Immaginavo Shahrazad, la sua bellezza esotica, un po’ ingenua, infantile, elegante, nello stesso tempo seducente e selvaggia.
Nella mia fantasia prendeva forma la sala del trono, un ampio spazio circondato da archi con mosaici dai colori vivaci, retti da colonne d’oro.
Finestre che si affacciavano su giardini da cui provenivano delicati profumi, pavimenti ricoperti di tappeti variopinti e qua e là delle panche su cui erano adagiati morbidi cuscini di stoffe leggere. Sete colorate scendevano dal soffitto ed essenze di incensi rari riempivano gli ambienti.
Il trono di Shāhrīyār decorato di fregi in rilievo era collocato sulla parete centrale della sala, protetto da un sontuoso baldacchino.
Seduto lì con lo sguardo fiero e beffardo l’uomo ascoltava la voce da sirena della ragazza, lui che era stato deluso dalle donne, stava lì e pendeva pian piano dalle sue labbra.
Ogni giorno di più l’uomo si affidava a lei, ai suoi consigli.
L’astuzia di una donna, che un tempo lo aveva tradito, ora lo catturava.
La ragazza aveva capito che per aver salva la vita, doveva suscitare la curiosità del sultano e che poi quella curiosità, a sua insaputa, si sarebbe trasformata, con la magia del racconto, in amore.

Giuro non l’ho premeditato e chi avrebbe mai creduto a questa fantasia!
Ma a me è accaduta la stessa cosa. Certo! Non dovevo salvare la mia vita e lo scenario era ben diverso, nessun giardino o trono, nessuna condanna a morte, ma un tavolino, due sedie, due caffè e un bar della Roma di oggi, infine io e Claudio e tante storie.

Il primo incontro.

Mi chiamo Sonia, lavoro per una grande compagnia aerea americana Air seven che ha una sede al centro di Roma non lontano dalla Stazione Termini.
Tra un po’ è Natale, penso sollevata alle ferie. Finalmente mi riposerò! Il lavoro in ufficio a fine anno è estenuante, scadenze e adempimenti. Si corre, chissà poi perché e per chi! Come se, andando in ferie non dovessimo tornare più!
L’atmosfera del Natale mi ha sempre messa di buon umore e uno strano entusiasmo. Ho bisogno di leggerezza! L’anno che sta finendo è stato davvero intenso di avvenimenti. Mesi trascorsi tra impegni di lavoro e famiglia e una relazione difficile con un ragazzo più giovane di me appena conclusa, che mi ha lasciato tanta amarezza.
Ridere e divertimi! Le parole d’ordine delle prossime settimane!
Adoro Roma durante le feste natalizie, mi piace fare delle passeggiate in centro e stringermi nel cappotto per la tramontana pungente. Il reticolo di stradine intorno a Piazza dell’orologio, nei pressi di Piazza Navona, è la zona che preferisco: sono poco frequentate e piene di negozietti addobbati con luci e palline colorate, si ha quasi l’impressine di non essere in una metropoli.

È proprio in una mattina di dicembre, non molto fredda per la stagione che ha avuto tutto inizio!

Sono con Martina una collega, abitiamo nel quartiere Appio Latino e quasi sempre arriviamo insieme in macchina a lavoro, deve incontrare Francesco, un dirigente della Compagnia.
Francesco ci viene incontro, mentre noi ci guardiamo intorno per cercare un posto per la macchina. Impresa difficile! Le vie intorno alla stazione sono sedi di molti uffici, vengono prese d’assalto e non si trova un angolo libero. Francesco non è solo, con lui c’è un uomo. Mi colpisce subito il suo aspetto, l’andamento deciso, elegante, lo sguardo reso profondo e sicuro da qualche ruga agli angoli degli occhi, nello stesso tempo appare tenero e indifeso. Cerco di camuffare il mio interesse per lui con la ricerca del parcheggio.
Ecco! trovato! Velocissima con un’apparente manovra sportiva metto in ordine l’auto.
Noto che Claudio, che intanto mi è stato presentato da Francesco, rimane sorpreso dalla mia sveltezza.
‘Chissà che impressione avrà avuto, penserà che sono bravissima alla guida…’, poi i due ci salutano.
Abbiamo ancora un po’ di tempo e ci incamminiamo verso il bar, Martina accenna qualcosa su Francesco e sul suo amico Claudio, su chi fosse, ma non voglio prestare molta attenzione alle sue parole.
Cerco di non pensare troppo a possibili interpretazioni di atteggiamenti o frasi dette da un lui appena conosciuto, ma Claudio torna con impertinenza nei miei pensieri.
Non intendo, però complicarmi la vita e voglio godermi la mia libertà!
I giorni scorrono tra uscite con le amiche e il lavoro per la Compagnia.
Mi chiama al telefono Martina: “Sonia, caffè?”
“Si! Andiamo!”
Sono ancora assonnata e accetto volentieri, tra un sorso e l’altro mi dice: “Ti ricordi Claudio, l’amico di Francesco?”
Indugio qualche secondo, mentre addento un cornetto caldo: “Si, ti devo confessare che qualche volta ci penso. Perché me lo chiedi?”
“Ci ha invitate a cena. In realtà quando lo abbiamo conosciuto avrebbe dovuto concludere degli affari con la nostra Compagnia.
Ha chiuso un importante accordo commerciale con il nostro gruppo dirigenziale e vuole festeggiare.”
“Che gentile! Certo! Tu che ne pensi?”
Martina mi sorride, si accarezza i capelli e con gli occhi maliziosi annuisce, cercando la mia complicità:
“Francesco mi deve far sapere la data, ma sicuramente una di queste sere”.
Dopo qualche giorno, so da Martina che Francesco ci ha dato appuntamento per il giorno successivo.
Così ci prepariamo all’”evento”.
Io ancora all’oscuro di cosa mi stesse aspettando.
Il giorno dopo in ufficio non faccio altro che pensare a quale abito indossare.
L’appuntamento è “Da Romeo” un ristorante al centro di Roma, famoso per la sua cucina a base di pesce e frequentato dalla Roma bene.
Nel pomeriggio torno a casa dopo il lavoro, non manca molto all’appuntamento. Apro l’armadio e come al solito mi sembra sempre tutto molto vecchio e scontato, ma non ho tempo e devo decidere, così scelgo un vestitino di pizzo nero. Sembra adatto per l’occasione: non è scollato, senza maniche, aderente e corto sulle ginocchia.
“Si! È lui, mi delinea bene la vita e si vedono anche un po’ le gambe”.
Poi mi guardo allo specchio, cerco di dare un po’ di volume ai lunghi capelli castani e com’è mia abitudine faccio mille prove, simulo ogni atteggiamento con le braccia, gesticolo con le mani e immagino cosa possa pensare il mio interlocutore.
Ritorno allo specchio, osservo la mia immagine riflessa e ne sono soddisfatta, ho quarant’anni e curo da sempre il mio aspetto. Devo pensare al trucco. Non voglio sottolineare troppo i tratti del viso. Mi concentro sugli occhi, devono essere ben delineati:
‘Lo sguardo è importante’.
Con la matita sottolineo il contorno degli occhi e passo del mascara sulle ciglia.
Ad un tratto mi fermo e mi chiedo, perché stessi dando tanta importanza a quei preparativi. Continuo a truccarmi e sento una strana allegria.
Finalmente sono pronta: gli occhi, le guance in su e le labbra.
Sento che avrei trascorso una bella serata, soprattutto divertente, perché Francesco è molto simpatico, imita tutte le colleghe della Compagnia, esagerandone espressioni e il tono della voce o ripetendo i tic di ognuno.
Ogni volta che lo incontro imita anche me, esasperando il mio modo di parlare, in particolare quando mi sta a cuore qualcosa e voglio che lui mi ascolti e mi prenda sul serio.
Mentre penso a tutte queste cose arrivo sotto casa di Martina, anche lei elegante. È una bella ragazza mora, magra, non molto alta, gli occhi grandi e vivaci, ma il suo cavallo di battaglia: i lunghissimi capelli che ne fanno una sirena.
Siamo amiche da molti anni e ci vogliamo bene. La complicità è il nostro forte, ci capiamo con uno sguardo. Spesso quando usciamo insieme le persone pensano che siamo sorelle, e noi divertite e compiaciute, andiamo fiere di questo fraintendimento, perché ci sentiamo veramente legate come sorelle.
Lei entra in macchina e mi dà le indicazioni sulla strada da percorrere per arrivare al ristorante, continuo a sentirmi particolarmente felice e non so perché, forse è l’entusiasmo che mi caratterizza e che viene fuori in ogni cosa che faccio.

Sinossi

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Maria Carmela Brandi.

Ti racconto per tenerti qui
Claudio e Sonia un incontro casuale e potrebbero sembrare una coppia come tante
altre, in realtà la loro storia di passione e di amore rivela un legame che va al di là della reale
loro esistenza.
Il racconto e i racconti accompagneranno l’evoluzione della relazione dei due che con sorpresa si
riconosceranno protagonisti di vicende appartenenti ad altri livelli temporali e a contesti storici
diversi.
Roma fa da scenario all’incontro di Claudio e Sonia che dall’ambiente di lavoro si ritroveranno
compagni di avventure ad incastro come in un antico entrelacement.
Il finale? Una sorpresa……!!!
Ecco l’inizio di tutto…

Capitolo 1

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Nerina Piras.

MARIO
Guardo il mio paese, sta crescendo troppo in fretta, i miei figli sono piccoli e ancora non mi possono aiutare nei campi, ho due maschi e una femmina, ma le femmine come si sa non contano nulla, sono solo spese per la famiglia, devo aspettare che i maschi crescano, per ora devo fare tutto da solo.
Ho due sorelle, hanno l’idea di abbandonare il paese per cercare una vita migliore, infatti qui non ci sono molte possibilità il paese è piccolo la terra è una sola, così rimarrò io a portare avanti l’azienda di famiglia, la terra è dura, la vigna è l’unica consolazione in questo paese bruciato dal sole.
Sono l’unico maschio di questa famiglia, l’unico che è voluto restare pensando di non lasciar decadere tutto il lavoro dei nostri genitori, che ora sono anziani e che devo accudire.
Quando mi affaccio alla finestra, spazio con lo sguardo verso tutto ciò che ho realizzato, sto restaurando, giorno per giorno la casa dei nostri genitori, la sto quasi costruendo di nuovo mattone su mattone.
Tanti sacrifici, per fortuna ho una moglie che condivide con me questa fatica, lei si occupa dei figli, come è giusto che sia, io mi occupo dei campi
Mia moglie si chiama Teresa e si occupa anche dei miei genitori, oramai sono anziani e non sono in grado di provvedere ai loro stessi bisogni.
A volte invidio le mie sorelle, si stanno sposando e pensano di cercare fortuna lontano da queste terre, dimenticate da Dio, le capisco, la proprietà di famiglia non può mantenere la mia famiglia e la loro con i loro figli.
Quando i miei non ci saranno più, dovremmo decidere cosa fare di ciò che ci lasceranno.

FRANCESCA
Nascere in questo paese dimenticato da Dio, mi angoscia, sogno sempre di volare per altri lidi e altre mete.
Non sono una persona che si può accontentare di questa vita da paesana, dove non ci sono sbocchi di vita, dove l’unica cosa che puoi fare è sposarti e fare figli.
Il paese è piccolo è nell’entroterra d’Italia, qui la gente non ha nient’altro da fare che parlare delle persone o sparlare, mi sento soffocare, fortuna che ho conosciuto l’amore di Stefano, lo conosco da quando eravamo bambini, siamo cresciuti nello stesso paese, ma solo quando mi ha chiesta in moglie ci siamo potuti conoscere veramente, qui la mentalità è molto rigida e se ti fai vedere con un uomo che non sia tuo parente, vieni subito tacciata da mala femmina.
L’onore è la nostra più grande virtù, se lo perdi, non puoi più camminare a testa alta nel paese, e nessuno ti sposerà mai, per questo ho voglia di scappare da qui.
Fortuna che anche Stefano ha lo stesso mio desiderio, così abbiamo deciso di espatriare ed andare a vivere in una grande città, come Napoli per esempio.
Così una volta sposati siamo andati via con un figlio di quattro anni e uno di due.
che coraggio!!ma si sa il coraggio aiuto gli audaci.

PAOLA
La vita nella mia famiglia è difficile, mio padre ormai anziano, non mi comanda più per fortuna, ma mio fratello ci prova in tutte la maniere, mi sento soffocare, mia sorella Francesca è una strega, vuole sempre avere ragione lei, ha le mani lunghe e non solo una volta sono stata succube dei suoi maltrattamenti, è più cattiva di mio fratello Mario, almeno lui è sempre nei campi e non sta sempre a riprendermi e a controllarmi, invece Francesca sempre prepotente rompe tutti i miei giochi, che sono già pochi.
che pizza appena posso mi sposo e scappo via, non certamente nella stessa città di Francesca, forse deciderò per Roma. chissà…o Milano

Capitolo 1

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Simona Gaudenzi.

Quella che sto per raccontare è una storia d’amore. Un amore che ha attraversato il tempo, che è passato di generazione in generazione ed è arrivato fino a me, come una staffetta. Ha aspettato pazientemente per più di cento anni, questo antico amore, ma il suo lungo viaggio nel tempo adesso è finito, può riposare finalmente in pace.
Mi chiamo Serena, ho 65 anni. La mia vita è stata quella di una donna come tante, con le sue emozioni, i momenti belli, i dolori, le delusioni. Nel corso del tempo sono cambiate tante cose in me, non solo nell’aspetto fisico, come è normale che sia, ma anche nel mio essere; come persona, come donna. Credo di aver sempre cercato di guardare dentro me stessa, forse per una predisposizione d’animo, ma anche per i tanti momenti di solitudine che mi hanno dato la possibilità di farlo. Una solitudine non sempre materiale, spesso mi sono sentita sola anche quando ero in mezzo alla gente. Il lato malinconico del mio carattere ha sempre favorito questo desiderio di scavare dentro me stessa. Per sentirmi migliore, sicuramente, ma anche nel perenne tentativo di trovare una felicità che forse non esiste.
Il mio percorso interiore ancora non è finito, e credo che non finirà mai, continuerò fino a quando la ragione me lo consentirà, fa parte di me, ma in tutti questi anni una certezza mi ha sempre accompagnato, e non è mai cambiata, l’amore per mia nonna Giuseppina.
Mia nonna è morta ormai da più di venti anni, avevo quarantaquattro anni quando l’ho vista per l’ultima volta nel suo letto, ormai non era più in grado di parlare e il giorno successivo lasciava questo mondo.
Quarantaquattro anni non sono pochi e mi hanno dato la possibilità non solo di amarla ed essere amata, ma anche di ascoltare da lei le tante storie che hanno fatto parte della sua vita. Mi è sempre piaciuto tanto ascoltare le storie da mia nonna; da piccola le facevo ripetere infinite volte sempre la stessa favola, quella che in quel momento mi colpiva di più, e lei pazientemente la ripeteva. Quando sono cresciuta, il nostro rapporto, fatto molto spesso di racconti, è continuato con le tante storie della sua lunga vita. Una di esse in particolare l’ho sempre sentita in modo più intenso rispetto alle altre, quella di suo fratello maggiore Giulio, che a venti anni partì per la Grande Guerra e non fece più ritorno.
La storia di Giulio, interrotta bruscamente, ha lasciato in lei un desiderio struggente di rivederlo, e in me, non solo il fascino che può dare il mistero di una storia irrisolta, ma anche il desiderio, non del tutto consapevole, di portare a termine qualcosa rimasto incompiuto.
Adesso ti lascio caro lettore, vado a far parte della storia. Preferisco che a raccontare le vicende che seguiranno sia un anonimo narratore. C’è troppo del mio cuore dentro queste storie e non riuscirei a raccontarle con serenità.
Ho raccolto direttamente da mia nonna la staffetta dell’amore, una generazione purtroppo è saltata.
Spero soltanto che un giorno i miei figli possano prendere in mano la mia e raccontare un’altra storia d’amore.

Sinossi

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Simona Gaudenzi.

L’amore che supera il tempo. Giulio, contadino ventenne, parte per la Grande Guerra. Non tornerà più e la sua numerosa famiglia, di cui è il figlio maggiore, non saprà più nulla di lui. Giuseppina, la figlia minore, ha solo nove anni quando vede suo fratello partire, ma non lo dimenticherà. Nella sua lunga e travagliata vita racconterà spesso e con affetto di questo fratello scomparso. Serena, sua nipote prediletta, dopo più di cento anni, riuscirà a fare un grande regalo ai suoi antenati.

Sinossi

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Nerina Piras.

Questo racconto è nato dal desiderio di giustizia, non sempre si riesce ad ottenere ciò che è giusto, ma a volte, e non solo a volte, la vita porta il conto.
Non sarà l’offeso o l’offesa a vendicarsi, ma la vita stessa, o l’universo, o Dio, come lo si preferisce chiamare in base alle proprie credenze.
Sapere che c’è una giustizia divina rende la vita di chi ha subito il torto meno amara