Giacomo e la Ninfa

Questo articolo è stato scritto e pubblicato da Nerina Piras.

Giacomo sbarcò per la prima volta al Porto di Civitavecchia una domenica primaverile, scese dalla nave di Crociera e si trovò davanti all’antico Forte Michelangelo, così imponente, così fiero di sé.
Aveva solo un giorno per visitare la città, si sa, le crociere sono belle solo quando sei a bordo, dove trovi tanti divertimenti, dove tutte le sere puoi intrattenerti a vedere il teatro o il cinema, per il resto in quanto ad escursioni si ha sempre poco tempo per visitare le città che incontri.
Giacomo aveva tanto sentito parlare di questa città, ed era curioso di poterla scoprire, era assieme ad un amico, scapolo come lui, chissà forse pensavano di incontrare la loro anima gemella, proprio lì sulla nave da crociera! Ma per ora su quella nave trovarono solo coppie di persone sposate.
Sbarcarono di mattina presto e un sole timido ma tiepido li accolse come un benvenuto.
Erano giovani, quando si hanno 30 anni ci si sente pieni di vita e di voglia di vivere, ma Giacomo era un amante dell’arte e non voleva limitarsi alle bellezze della piccola cittadina, mentre Mario, molto più prosaico ammirava le bellezze delle ragazze che incontrava, assieme formavano una strana coppia.

Giacomo era alto, moro, occhi castani, con un bel portamento, Mario biondo, piccolino, un po’ grassottello ma con un sorriso sempre stampato in viso che lo rendeva affascinante e intrigante.
Incontrare quei due sulla “passeggiata” alla ricerca delle bellezze della città erano un bel vedere loro stessi.
Giacomo aveva un po’ studiato il percorso da fare e la prima tappa per lui fu dirigersi verso il Ghetto, il quale come lui aveva studiato, inizialmente era destinato agli ebrei, poi con il tempo in esso si era andata a creare una piccola comunità di ristoranti, bar, luoghi d’incontro, un luogo comunque separato dal centro caotico della città e pieno di vita, di gioventù e di movida. Infatti, Mario adocchiò subito una bella cameriera e voleva fermarsi li, ma avevano poco tempo e quindi si limitarono a scoprire questa meraviglia per poi proseguire per il centro della cittadina.
Le sue antiche mura, la sua storia affascinarono Giacomo, ma era pur sempre pensando di trovare la sua “anima gemella”.
Mario, così scanzonato portava avanti la sua persona ammiccando a tutte le belle ragazze che incontrava e loro, civette e divertite, ricambiavano il sorriso. E si Mario era proprio affascinante! Giacomo era diverso, era sempre un po’ silenzioso, pensieroso, sempre con la voglia di scoprire questi luoghi…ma il tempo era tiranno, era già pomeriggio e il sole iniziava a scendere tingendo di rosa le case …e allora come non fare una passeggiata sulla spiaggia? Che poi spiaggia proprio non è, con tutti quei sassi e scogli…ma la bellezza del luogo era proprio quello.
Mario decise che per lui era meglio tornare al Ghetto dove aveva già adocchiato una bella ragazza. Così si divisero.
“Ci vediamo direttamente sulla nave, a dopo” si salutarono. Giacomo iniziò a camminare inebriato dall’odore del mare, dalla musica che il mare gli trasmetteva con il suo sciabordio, fu così che incontrò Marina, una ragazza dagli stupendi occhi azzurri come azzurri erano i suoi lunghi capelli sciolti al vento. La fissò incuriosito e incantato, anche lei lo guardò.
Amore a prima vista? Iniziarono a parlare come se si conoscessero da sempre, le profumava di mare, lui incantato la guardava e quasi non riusciva a respirare per l’emozione che provava.
Intanto il sole piano piano volgeva al termine del suo percorso giornaliero, colorando di rosso le acque del mare creando un’atmosfera irreale. Lei, però guardando il mare gli disse ” è ora per me di tornare a casa”!
“Dove abiti, ti accompagno”; non voleva lasciarla andare.
“Non mi puoi accompagnare, abito in un luogo a te proibito”.
“Niente mi potrà impedire di venire con te!” Lei si schernì
“Sei sicuro che verresti con me?
“Certo” Giacomo era ormai così innamorato, così perso nei suoi occhi azzurri che per niente al mondo l’avrebbe lasciata andare.
Allora lei, iniziò a incamminarsi verso le onde del mare, lentamente, volgendosi indietro per essere sicura che lui la stava seguendo. Giacomo, un po’ sorpreso, si fermò sulla riva del lido del Pirgo, non capiva perché lei continuasse ad entrare nell’acqua. Marina ancora una volta si girò e gli fece cenno, vieni, voleva dire, lui tentennava e quando ormai la testa di Marina sfiorava le onde e i suoi capelli azzurri si confondevano con i flutti, capii!!
Doveva seguirla, lei non era di questo mondo ma una Ninfa del mare, e al mare apparteneva, lui sapeva che per averla avrebbe dovuto seguirla e diventare come lei, allora entrò in acqua, lei era li ad accoglierlo.
Ancora oggi si racconta che Mario ormai anziano e con i capelli bianchi, ogni anno, dello stesso mese, stesso giorno torna alle spiagge del Pirgo di Civitavecchia ad aspettare il suo amico Giacomo, che su quella nave mai più fece ritorno.

Un pensiero su “Giacomo e la Ninfa


  1. Un racconto dolce e drammatico che descrive molto bene l’aspetto romantico e irrazionale del genere maschile

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