La Presidente del Centro Culturale di Maratea, Prof.ssa Tina Polisciano e il pittore lucano Angelo Brando.Due storie che le coincidenze fanno incontrare.

Omaggio del blOmaggio del blog Mille piroette-I diversi volti dell’arte alla scrittrice Tina Polisciano di origini campane, ma ormai residente da tantissimo tempo a Maratea (PZ) in Basilicata.

Sono sempre emozionata quando mi addentro nel cuore del centro storico di Maratea, tra vicoli stretti e piccole piazzette, ma oggi lo sono maggiormente perché sto per incontrare una persona speciale che ho da sempre ammirato e che ha dato tanto alla mia cittadina natia.  

Il suo nome è Tina Polisciano, è una signora di 73 anni, ha due figli e 4 nipoti e si occupa attivamente di cultura da circa 40 anni. Si è laureata in Pedagogia all’Università di Salerno ed è stata insegnante di Lettere in vari Istituti della Basilicata. Quando ha iniziato l’insegnamento veniva da un’esperienza lavorativa diversa dalla Scuola, ma che le ha consentito, a dir suo, di intraprendere un percorso che l’ha portata a realizzare i suoi sogni e i suoi obiettivi: la passione per lo studio, per la ricerca e per il sapere.

Nel 1980 sono entrata a far parte come socia del Centro Culturale di Maratea, ricoprendo il ruolo di vicedirettrice della biblioteca.

La prima domanda che le pongo è questa: quali sono stati i passaggi più significativi della sua attività culturale nella cittadina di Maratea?

Ho iniziato la mia attività di promozione oltre quaranta anni fa.

Nel 1994 sono stata nominata vicepresidente e nel 2011, alla morte del Preside, Josè Mario Cernicchiaro presidente dell’Associazione, nonché mio compagno di vita, sono stata indicata a succedergli. Ho intrapreso, così la sua strada e cercato di realizzare quelli che erano i suoi obiettivi.    

Per omaggiare la sua memoria, l’Amministrazione Di Trani propose che l’Associazione gli venisse intitolata: voleva essere un riconoscimento visibile e concreto a chi si era speso per la Scuola e per la Cultura.

Per lungo tempo abbiamo lavorato insieme, condiviso tanti interessi e raggiunto molti risultati.

Lui era uno studioso di storia locale e numerose sono state le sue pubblicazioni, io invece, sono stata catturata dalla cultura popolare, mi sono dedicata alla ricerca antropologica, sociologica e linguistica del territorio di Maratea e non solo di esso.

Confluito il tutto in pubblicazioni anche con importanti case editrici.

La prima pubblicazione Maratea, quando il pane aveva il sapore del mare edita da Newton Compton è stata il frutto di una ricerca che mi ha impegnata molti anni. Essa è stato il racconto corale e diretto di moltissime persone anziane del luogo, che non senza commozione mi hanno narrato le vicende della propria esistenza, le sofferenze, i desideri, i distacchi provocati dal fenomeno dell’emigrazione e la gioia di ritrovarsi, quando accadeva, nuovamente uniti. Il tutto in un contesto caratterizzato dalla povertà, dalla sofferenza e dalla miseria, anche se non mancavano momenti di gioia e spensieratezza.

In tanti anni di ricerca ho avuto modo di raccogliere aneddoti, canti, preghiere, usanze, tradizioni civili e religiose e documentarmi sugli stili di vita, sulle fonti economiche legate alla terra e al mare, sulle relazioni interpersonali e tanto altro che esprimono molto compiutamente l’anima, la mentalità e la cultura della gente di questo lembo di terra lucana.

Le voci di tutte queste persone rimangono una preziosa testimonianza della cultura identitaria e del sentimento di appartenenza oralmente trasmessi.

Nel 2011, ho pubblicato il libro San Biagio a Maratea e anche questo mi ha molto impegnata.

Esso doveva essere inizialmente solo un opuscoletto, invece man mano che il lavoro si arricchiva e i tempi si dilatavano, mi decisi di chiedere a mio marito di portare a termine insieme la stesura.

Difatti, Io mi occupai della “leggenda” del Santo, lui della parte storica relativa a Maratea.  

Questo libro per me è stato estremamente importante anche dal punto di vista emozionale, perché è stato scritto in un periodo di ansie e di tensioni psicologiche: mio marito, infatti, era in attesa di trapianto mai ricevuto.

Il libro riguarda non solo la vita del Santo, i miracoli e la diffusione del culto, ma anche tanti altri elementi, come ad esempio le protezioni, che sono tantissime e non solo quella relativa della gola che tutti noi conosciamo.

Durante la stesura del libro ho avuto la possibilità di mettermi in contatto con degli studiosi armeni, che mi hanno fornito del materiale inedito e molto prezioso. Tra i tanti argomenti vi è quello relativo alla tomba del Santo a Sebaste, oggi Sivas, documentata da foto inedite che testimoniano il suo “girovagare” nel territorio della città. Il volume è ricco di elementi originali ed accattivanti ed è soprattutto esaustivo rispetto alle notizie riportate in altri lavori da me consultati.

Io credo che questo lavoro sia stato molto apprezzato e ritengo di aver fatto un bel regalo ad una comunità nella quale da diversi decenni mi sono integrata.

Dopo questa pubblicazione ho prodotto un opuscoletto sul Cristo di Maratea e, nel

2017 ho dato alle stampe il volume Maratea detti proverbi e modi di dire.

Insomma, ho cercato di dare il mio contributo a questa città nella quale vivo da 55 anni, senza mai dimenticare le mie origini e le mie radici: mi riferisco a quel senso di appartenenza che nutro verso la mia gente, un sentimento che ho sempre alimentato, mentre tessevo rapporti con la nuova comunità che nel tempo è diventata anche mia.


Ci racconti l’incontro con la biografia e l’arte di Angelo Brando.

La mia vita trascorsa a Maratea è costellata da tante vicende belle e nello stesso tempo tristi. Ho contratto due matrimoni con due belle persone, ma sono rimasta vedova entrambe le volte.

Il mio primo marito era un pronipote di Angelo Brando e tutt’oggi abito in una parte della casa dove il pittore ebbe i natali e questo mi ha consentito di conoscerlo a fondo. A farmi appassionare a questa figura e alla sua arte è stata una nipote dell’artista, Maria Brando, zia del mio primo marito, una donna straordinaria alla quale sono stata legata da un profondo affetto.

Il pittore insieme al fratello sacerdote furono mantenuti agli studi dal padre e dagli altri suoi fratelli che erano emigrati per l’America del Sud, precisamente a San Fernando de Apure in Venezuela.

Egli si sposò piuttosto giovane con Eugenia Tauro, da cui ebbe una figlia Cordelia che a sua volta sposò un Forgione, parente di Padre Pio da Pietralcina, da questa unione nacque Elio che ereditò il patrimonio artistico del nonno.

Angelo Brando sin da giovanissimo aveva manifestato una notevole inclinazione artistica, che convinse i genitori a mandarlo a studiare all’Istituto delle Belle Arti di Napoli, e a frequentare poi l’Accademia nella quale ricoprì per molti anni il ruolo di docente, mentre partecipava ad importanti mostre e stringeva amicizie con molti artisti e uomini di cultura suoi contemporanei. Fu amico, infatti di Vincenzo Volpe, Domenico Morelli, Michele Cammarano, del moliternese Michele Tedesco e di Libero Bovio.

Si distinse negli studi per l’acuta intuizione e per la sua diligenza nell’apprendere la tecnica del disegno, dal nudo al dipinto di una mezza figura, dell’ornato alla prospettiva acquerellata…

Presso la Regia Accademia delle Belle Arti ebbe diversi incarichi, ma nonostante fosse dotato di grande talento per il suo carattere mite sfuggi alla grande critica e ai grandi riflettori.

Egli si inserì nel filone artistico dell’Impressionismo sebbene, con una sua identità e con una sua individualità, proprio perché andava oltre con i colori delle sue tele.

La bellezza dei suoi quadri, della sua pittura, dei suoi colori mi affascinarono così tanto che sentii quasi il dovere di riportarlo alla luce e di cancellare quell’oblio che per molti anni aveva avvolto la sua figura.

Decisi, così di proporre all’Associazione di cui ormai facevo parte, al Centro Culturale di Maratea, l’organizzazione di una mostra affinché questo figlio di Maratea riacquistasse la giusta visibilità e ritornasse alla ribalta.

Detto fatto, l’Associazione e l’allora Direttore del Ministero dei Beni Culturali

prof. Francesco Sisinni si attivarono immediatamente e così nel 1985 fu realizzata la prima mostra, cui seguirono altre tre negli anni successivi. È inutile raccontare la mia contentezza e quella delle sue nipoti Maria Brando e sua sorella Elvira.

Come ho appena affermato su mia indicazione venne allestita la prima mostra documentata anche in un verbale del C.d.A del 1984 del Centro Culturale, nel quale si legge appunto, la mia proposta di valorizzare questa figura.

L’allora presidente dott. Nicola Marini d’Armenia prefetto a riposo apprezzò molto l’idea e insieme ai componenti del Consiglio chiesero al Direttore Generale Sisinni il proprio intervento, affinché l’idea si realizzasse.

Il Direttore Sisinni coinvolse subito il critico d’arte prof. Fortunato Bellonzi, il quale venne a Maratea e lavorò con interesse alla scelta delle opere, finalizzata ad allestire la mostra e il catalogo la cui stesura fu affidata al prof. José Mario Cernicchiaro, con il quale, io vedova da sette anni, nel 1997 mi unii in matrimonio.

Gli eredi dell’artista, nello specifico il nipote Elio Forgione, che abitava a Roma mise tantissimi quadri all’attenzione del prof. Bellonzi tra i quali scelse quelli da esporre.


Dalla prima mostra realizzata dal Centro Culturale di Maratea alla Pinacoteca Angelo Brando a Palazzo De Lieto.

La prima mostra fu allestita nel 1985 in occasione del trentesimo anniversario della morte del pittore; una seconda, fu realizzata il 17 dicembre del 1995, una terza il 3 agosto del 1996 e una quarta il 12 luglio del 2000.

Ho fatto questo elenco per sottolineare che tutto questo lavoro è stato propedeutico alla realizzazione della Pinacoteca.

Si arriva così ad una quinta mostra permanente allestita nel Palazzo De Lieto sito nel centro storico di Maratea, grazie ad un lavoro di collaborazione tra il Centro Culturale, la Soprintendenza e il Comune di Maratea, mentre il mio contributo personale fu quello di dare in comodato d’uso delle opere e fornire notizie sulla famiglia, sui documenti relativi al pittore e sulle opere giovanili.

Voglio comunque sottolineare il lavoro certosino svolto da mio marito Josè Mario Cernicchiaro per realizzare accanto a me e a tutti gli altri del C.d.A. l’ambizioso progetto ed infine, il lavoro estremamente impegnativo e determinante svolto dal dott. Michele Saponaro della Direzione Regionale dei Musei di Basilicata, senza il quale la Pinacoteca non sarebbe stata mai realizzata. Essa è un piccolo gioiello d’arte e di cultura che arricchisce gli spazi dell’antico Palazzo De Lieto incastonato su una roccia nel cuore del centro storico del paese.

Oggi, alla direzione di Palazzo de Lieto, al dott. Michele Saponaro è subentrato il dott. Ermanno Tropeano che al pari del primo, con molto entusiasmo svolge il suo mandato.

Le tele di Angelo Brando e qualche curiosità su di lui.

Era una persona molto modesta, non gli piaceva apparire, ed era molto innamorato della sua produzione pittorica tanto da riacquistare i quadri venduti, se capiva che il compratore non valorizzava appieno le sue tele.

Per quanto riguarda Maratea in una delle sue brevi visite, rapito dalla luce accecante di un tramonto autunnale che si riverberava nel mare, ebbe a dire, che i colleghi gli avrebbero dato del pazzo se nei suoi dipinti avesse inserito colori così violenti e accesi.

La sua produzione fu molto copiosa, molti dei suoi quadri sono conservati dagli eredi e da tanti acquirenti sparsi sul territorio nazionale.

Nella Pinacoteca Brando sono esposte 38 tele di cui quattro in comodato d’uso.

E l’intervista finisce qui. Ringrazio con grande affetto la prof.ssa Tina Polisciano per aver accolto il mio invito a fare questa lunga chiacchierata, di avermi dato l’opportunità di conoscerla meglio e di parlare di un cittadino come il pittore Angelo Brando, ricevendomi nella sua casa dove si respira eleganza e cultura. Mi concedo salutandola e augurandole di continuare il suo prezioso lavoro per la mia Maratea!

Maria Carmela Brandi

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